La ritenuta d’acconto è una percentuale che viene applicata in fattura come un anticipo delle imposte che dovrà pagare il professionista. Consiste in una percentuale dell’imponibile che viene addebitata al cliente in fattura: una trattenuta sul compenso dovuto al fornitore a titolo di anticipo sulle imposte.
Una parte del compenso non viene pagata al collaboratore, ma viene versata direttamente allo Stato come acconto sull’IRPEF da saldare.
Molto utilizzata, è utile spiegare, in una guida semplice e chiara, come funziona, come e quando si calcola. Intanto, ti consiglio di guardare anche il tutorial sulla ritenuta d’acconto a cura di Partita IVA 24, una guida che ti permetterà di capire subito come funziona e come si applica.
Come funziona la ritenuta d’acconto
La ritenuta d’acconto è una pratica fiscale che prevede che un soggetto, solitamente un datore di lavoro o un committente, trattenga anticipatamente una percentuale dell’importo dovuto al beneficiario del pagamento.
La ritenuta viene versata dal committente all’Agenzia delle Entrate come acconto delle imposte che il beneficiario dovrà successivamente regolare in sede presentazione della dichiarazione dei redditi.
Si tratta, quindi, di un anticipo sulle tasse che il cliente deve trattenere dal compenso. Trova applicazione se si effettua un lavoro in prestazione occasionale o se si è in possesso della Partita IVA in regime ordinario e si effettua una prestazione a un’altra attività in regime ordinario o a una società.
Chi deve applicarla
La ritenuta d’acconto si applica su diverse tipologie di pagamenti: si pensi, per esempio, ai compensi per le prestazioni di lavoro autonomo e per i servizi professionali. Ci sono limiti e aliquote differenti in base a diverse situazioni.
I contribuenti che devono versare la ritenuta d’acconto sono:
- Le società di persone e di capitali;
- I lavoratori in campo commerciale o agricolo;
- Gli esercenti arti o professioni;
- I condomini verso gli amministratori.
Possono operare con ritenuta d’acconto i professionisti che svolgono attività di lavoro autonomo oppure che emettono ricevute per lo svolgimento di prestazioni occasionali.
In quest’ultimo caso, però, si può utilizzare solo fino alla soglia di 5.000 euro annuali. I sostituti d’imposta devono consegnare la documentazione che attesta il pagamento della ricevuta. Si tratta di uno strumento vantaggioso perché, così, il Fisco ha la garanzia di una sicura e integrale riscossione delle imposte. Il metodo è anche molto utile per contrastare l’evasione fiscale, perché viene anticipato il momento in cui il soggetto passivo subisce il prelievo fiscale.
Come si calcola
Si tratta del calcolo più semplice in assoluto. Ci sono davvero pochissimi altri calcoli che sono così semplici e davvero alla portata di tutti. Nonostante in alcuni casi concorrano al calcolo anche altri elementi, come decurtazioni forfettarie, IVA e così via, calcolare la ritenuta d’acconto è comunque molto facile.
Il primo aspetto da tenere in considerazione è l’aliquota. Può essere del 20% (come avviene nella maggior parte dei casi) o del 30%, quando si tratta di compensi per i non residenti per l’uso economico di opere dell’ingegno, invenzioni industriali, brevetti e similari. Se, invece, tali compensi sono versati a società od organizzazioni con sede in Italia, si applica comunque il 20%.
Per calcolare la giusta ritenuta, la base imponibile è il primo fattore da considerare. Nella base imponibile rientrano:
- I compensi professionali;
- I rimborsi;
- Le spese documentate anticipate dal professionista che vengono rimborsate al committente.
Come si calcola? Anche se facile, è bene fare un esempio. Se consideriamo un importo di 800 euro, soggetto a una ritenuta d’acconto con aliquota del 20%, si deve fare così: 800 x 0,2 = 160.
Questo importo viene successivamente versato all’Agenzia delle Entrate da parte del committente.
Per riassumere l’utilizzo della ritenuta d’acconto
La ritenuta d’acconto è una trattenuta sulle imposte applicata dal committente, versata direttamente allo Stato come anticipo sull’IRPEF del professionista. Si applica su compensi per lavoro autonomo, prestazioni occasionali o attività con Partita IVA.
L’importo trattenuto varia in base all’aliquota, solitamente 20%, ed è calcolato sulla base imponibile (compensi, rimborsi, spese). I professionisti con guadagni netti inferiori a 5.000 euro annui possono applicarla solo per prestazioni occasionali. La ritenuta aiuta a garantire il pagamento delle imposte e a contrastare l’evasione fiscale.