La mattina del 14 dicembre 2021, Liliana Resinovich uscì dalla sua abitazione di Trieste e, dopo aver gettato la spazzatura, si diresse a piedi verso il luogo in cui avrebbe dovuto incontrare un amico. Improvvisamente, però, sparì nel nulla.
Ventidue giorni dopo, il suo corpo senza vita venne ritrovato nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico San Giovanni, in circostanze che, a distanza di tre anni, restano avvolte nel mistero. Ad oggi, il caso è un vero e proprio “giallo”. Ecco la storia, tappa per tappa.
L’inizio della storia: la scomparsa di Liliana Resinovich
Quando scomparve, il 14 dicembre 2021, Liliana Resinovich aveva 63 anni e da poco era andata in pensione. Ex dipendente regionale, con il marito Sebastiano Visintin, 72 anni, viveva al civico 2 di via Verrocchio, a Trieste. Secondo chi la conosceva, era un periodo molto sereno della sua vita.
Lasciò a casa il portafogli, i documenti, i due cellulari e la fede nuziale, dirigendosi a piedi verso il negozio di telefonia che aveva detto all’amico Claudio Sterpin di voler raggiungere prima del loro appuntamento. Lungo il tragitto, però, di lei si persero le tracce.
La denuncia di scomparsa venne presentata dal marito la sera stessa e, il 21 dicembre, la Procura aprì un fascicolo di inchiesta per sequestro di persona a carico di ignoti.
Il marito Sebastiano e l’amico Claudio
Visintin raccontò agli inquirenti che quella mattina era andato a fare un giro in bici per testare una telecamera GoPro, dopo aver consegnato ad alcuni clienti i coltelli che aveva affilato per loro. Disse di non aver pensato subito che la moglie potesse essere scomparsa, nonostante avesse notato i cellulari.
Una reazione diversa rispetto a quella dell’amico Claudio che, già il 15 dicembre, si era recato spontaneamente in Questura per spiegare che lui e Liliana il giorno della scomparsa avrebbero dovuto incontrarsi: avevano una relazione, disse, sostenendo che la donna avrebbe voluto lasciare il marito e andare a vivere con lui.
A dimostrarlo, pare, dei messaggi in codice (cancellati) che una perizia ha estrapolato dai dispositivi della donna. Il marito, però, nega tutto.
Le ricerche e il ritrovamento del corpo a Trieste
Partirono le ricerche. Il 5 gennaio 2022, la svolta: il corpo senza vita della 63enne venne trovato – avvolto in due grandi sacchi neri per l’immondizia, con la testa coperta da due sacchetti più piccoli – tra le sterpaglie del boschetto dell’ex ospedale psichiatrico San Giovanni, sempre a Trieste.
Era in posizione fetale e non presentava segni di deterioramento. Chi intervenne sulla scena non si preoccupò di contaminarla, tagliando addirittura il cordino che teneva insieme i vari sacchi, coprendo eventuali tracce di terze persone.
Il 25 gennaio, tra dubbi e misteri, alla donna venne dato l’ultimo saluto.
La richiesta di archiviazione per suicidio
La prima autopsia, eseguita dai professori Fulvio Costantinides e Fabio Cavalli, stabilì che Liliana era morta per soffocamento. Ciò, in assenza “di chiare evidenze oggettive omicidiarie portate da terzi”, spinse chi indagava ad avanzare l’ipotesi che la donna si fosse suicidata dopo essersi allontanata volontariamente da casa.
La Procura chiese, quindi, l’archiviazione delle indagini. Era il 2023. Il fratello della donna, Sergio, il marito, Sebastiano, e la nipote, Veronica, attraverso i loro legali, si opposero all’archiviazione, chiedendo che si indagasse ancora. Secondo loro, infatti, Liliana non poteva essersi tolta la vita.
Le indagini per omicidio e la seconda autopsia
Nel febbraio 2023 il gip Luigi Dainotti rigettò la richiesta della Procura e, accogliendo le opposizioni dei familiari di Liliana, aprì un nuovo fascicolo d’inchiesta per omicidio, chiedendo di approfondire ben 25 elementi e una nuova consulenza medico-legale sulla salma riesumata, che venne affidata alla super esperta Cristina Cattaneo.
I risultati non sono ancora stati depositati. Dalle prime evidenze sarebbe emerso, però, che il cadavere presenterebbe “lesioni prodotte da terze persone”. Ciò significa che, prima di morire per asfissia, Liliana potrebbe essere stata picchiata. E che potrebbe essere stata uccisa.
L’avvocato Nicodemo Gentile, che assiste il fratello, ha detto a “Crimini e Criminologia” che “Lilly non è stata attaccata, se si tratta di un fatto omicidiario, da soggetti fuori alla sua sfera di relazione”. C’è chi, per via delle dichiarazioni contraddittorie che hanno reso negli anni, sospetta dei due uomini della sua vita (ricordiamo, comunque, mai ufficialmente indagati). Si aspettano sviluppi.
Una sintesi per punti del caso
- Scomparsa e ritrovamento del corpo: Liliana Resinovich scomparve il 14 dicembre 2021 a Trieste. Ventidue giorni dopo, il suo corpo senza vita fu ritrovato nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico San Giovanni, avvolto in sacchi della spazzatura e senza segni evidenti di deterioramento.
- Ipotesi di suicidio e opposizione della famiglia: la prima autopsia suggerì che la morte fosse avvenuta per soffocamento, portando gli inquirenti ad avanzare l’ipotesi del suicidio. Tuttavia, la famiglia di Liliana si oppose all’archiviazione del caso, sostenendo che la donna si non sarebbe mai tolta la vita.
- Nuove indagini per omicidio: nel 2023, le indagini vennero riaperte per omicidio. Una nuova autopsia ha evidenziato sul corpo lesioni causate da terze persone, suggerendo che Liliana potrebbe essere stata picchiata prima di morire.