14 Dec, 2024 - 09:12

Come sarà la Siria con gli islamisti al potere? L'esempio del governo di Idlib

Come sarà la Siria con gli islamisti al potere? L'esempio del governo di Idlib

Quando il Primo Ministro siriano designato dai ribelli ha incontrato per la prima volta i funzionari dell'ex regime di Assad martedì scorso, sullo sfondo campeggiavano due bandiere: quella della rivoluzione siriana e una con la dichiarazione di fede islamica, spesso associata ai gruppi jihadisti.

La scelta dell'ambientazione per questa prima riunione di gabinetto, resa pubblica dai ribelli per discutere la transizione del potere dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad, ha suscitato controversie. Sui social infatti, molti critici hanno espresso disapprovazione per l'immagine trasmessa.

I ribelli sembrano aver preso nota delle critiche. In un’intervista successiva con Al Jazeera, il Primo Ministro ad interim Mohammad Al Bashir, che fino a pochi giorni fa amministrava la piccola e conservatrice provincia di Idlib per conto dei ribelli, è apparso solo con la nuova bandiera siriana alle sue spalle.

L'esperienza di governo dei ribelli a Idlib

Il governo di Idlib guidato dai ribelli offre indizi su come questi ultimi potrebbero gestire il resto della Siria. Secondo esperti e residenti, il loro approccio è stato pragmatico, influenzato da fattori interni ed esterni, con sforzi per distanziarsi da un passato legato al jihadismo e per ottenere legittimità internazionale. Tuttavia, il loro stile di governo è stato ben lontano dai principi democratici o liberali. Gestire un paese complesso e variegato come la Siria sarà una sfida di tutt’altro livello, avvertono gli analisti.

Abu Mohammad al-Jolani, leader di Hayat Tahrir Al Sham (HTS), il gruppo islamista che ha guidato l'insurrezione contro il regime di Assad e che è considerato un’organizzazione terroristica dagli Stati Uniti, ha deciso di rimanere dietro le quinte. Jolani, che ora si fa chiamare Ahmad al-Sharaa, ha scelto un tecnocrate, Bashir, come guida temporanea della Siria. Ha dichiarato che l’esperienza maturata dai suoi collaboratori governando Idlib è stata preziosa, pur ammettendo che potrebbe non essere sufficiente.

I ribelli sono partiti da zero. Idlib è una provincia piccola e priva di risorse, ma, grazie a Dio, siamo riusciti a fare molte cose positive. Tuttavia, non possiamo fare a meno dell’esperienza della vecchia guardia e dobbiamo trarne insegnamento, ha detto Jolani in un incontro con Mohammed Jalali, un esponente del deposto governo di Assad, durante i colloqui sul trasferimento di potere.

Nel giro di meno di due settimane, i ministri di Jolani sono passati dall’amministrare Idlib ad aspirare a governare l’intera Siria, segnando il primo cambio di regime in oltre sessant’anni. Tuttavia, abitanti della provincia ritengono che il governo inesperto dei ribelli debba compiere adattamenti significativi per affrontare questa sfida.

Come riporta la CNN, il dottor Walid Tamer, residente di Idlib e testimone diretto della trasformazione della provincia sotto il controllo dei ribelli, ha riconosciuto i progressi del governo ribelle nella tutela della libertà di espressione. Tuttavia, ha avvertito che l’attuale capacità amministrativa non è sufficiente per governare un’intera nazione.

Gestire Idlib è una cosa, governare tutta la Siria è un compito completamente diverso, ha affermato Tamer, che è a capo del Free Doctors Union della Siria settentrionale e si definisce un liberale. Secondo lui, Idlib sotto l’SSG (Syrian Salvation Government) era molto sicura, e i ribelli non imponevano restrizioni significative sulla vita quotidiana delle persone.

La vita era difficile in tutta la Siria, ma l’SSG non interferiva nelle tue scelte personali. I beni di consumo erano disponibili, e non c’erano limitazioni su come vestirsi o vivere, ha spiegato. Tuttavia, la provincia non prosperava economicamente.

Abdel Latif Zakoor, un altro residente di Idlib, ora trasferitosi in Turchia, ha descritto la situazione economica sotto il governo dei ribelli come molto difficile. C’era una grave carenza di opportunità lavorative, e molte persone erano costrette a restare a casa, ha dichiarato Zakoor, sottolineando le sfide economiche che caratterizzavano la vita quotidiana sotto il dominio ribelle.

Accenni di rottura con il passato jihadista

Quando Jolani consolidò il suo controllo su Idlib nel 2017, sconfisse i gruppi islamici rivali e promosse l’istituzione di un’amministrazione civile formata da tecnocrati e accademici locali. Questa scelta rappresentò una rottura con le tattiche tradizionalmente adottate dai gruppi jihadisti, che spesso imponevano la coercizione religiosa con la forza nei territori conquistati.

Prima del Governo della Salvezza, diverse fazioni gestivano tribunali, prigioni e servizi sociali in modo indipendente, ha spiegato Jerome Drevon, analista senior del think tank International Crisis Group, con sede a Bruxelles, che ha studiato Hayat Tahrir Al Sham (HTS). Jolani è riuscito a imporre la propria autorità, togliendo alle altre fazioni le responsabilità di governo.

Al momento della fondazione, l’SSG (Syrian Salvation Government) dichiarò quattro principi fondamentali, tra cui l’affermazione che la legge islamica della Sharia sarebbe stata l’unica fonte di legislazione, sottolineando l’importanza di preservare l’identità siriana e islamica, come riportato da Al Jazeera.

L’SSG operava come un governo a tutti gli effetti: organizzava riunioni di gabinetto pubbliche, rilasciava dichiarazioni ufficiali e gestiva undici ministeri, tra cui giustizia, sport e istruzione. Il governo raccoglieva tasse, amministrava le risorse limitate di Idlib per una popolazione di 4 milioni di persone e collaborava con organizzazioni umanitarie internazionali per fornire assistenza a 3 milioni di sfollati nella regione.

Tuttavia, non era un governo democraticamente eletto. I ministri venivano nominati da un consiglio consultivo, o shura, composto da figure locali di spicco, alcune delle quali scelte direttamente da HTS. Inoltre, nessuna donna ha mai ricoperto incarichi di leadership durante i sette anni di amministrazione dell’SSG.

Era una forma di governo islamico di tipo tecnocratico, ha osservato Drevon. Il loro obiettivo era controllare l’interpretazione e l’applicazione della religione.

Un rapporto delle Nazioni Unite del 2022 ha delineato aspetti critici della vita sotto il controllo di HTS. Il documento riferiva di arresti a seguito di commenti privati sul costo della vita o su questioni religiose, considerati blasfemi o diffamatori. Tali accuse potevano portare a pene detentive fino a un anno. Inoltre, le autorità arrestavano donne per abbigliamento ritenuto inappropriato e vietavano determinate forme di intrattenimento.

Secondo Tamer, che ha avuto contatti diretti con HTS e SSG per motivi medici, Jolani si è progressivamente ritirato dalla gestione quotidiana, delegando maggiore potere ai funzionari, ma intervenendo nelle questioni strategiche per mantenere l’influenza del suo gruppo. Senza una costituzione o un parlamento eletto, Idlib veniva governata per decreto, con un sistema giudiziario misto civile-islamico, che includeva avvocati difensori, un pubblico ministero e un sistema di appello.

La svolta "moderata" di al-Jolani

Drevon ha descritto Jolani come pragmatico nell’adattarsi alle esigenze della società locale. In risposta al malcontento pubblico, ha attenuato l’applicazione rigida della legge islamica, tollerando la mescolanza di genere e il fumo, oltre a consentire proteste contro di lui. Ha anche sciolto l’unità di moralità basata sulla Sharia, sebbene le donne fossero ancora invitate a coprirsi i capelli. È stato un esperimento pratico di successo, anche perché c’era una certa accettazione da parte della popolazione. Il sistema era stabile, l’economia funzionava meglio rispetto al resto della Siria, e il tipo di autoritarismo non era paragonabile a quello del regime Assad, ha spiegato Drevon.

Tuttavia, ci sono state eccezioni. Nel 2022, l’SSG emanò un decreto sulla moralità che imponeva ai bambini un codice di abbigliamento islamico e limitava la musica nelle scuole. Jolani bloccò il decreto temendo che potesse compromettere il supporto internazionale e le donazioni umanitarie.

Un altro problema persistente è stato l’arresto e la presunta tortura di dissidenti, che ha scatenato proteste significative contro Jolani lo scorso anno. Intervistato dalla CNN, Jolani ha affermato che gli abusi nelle carceri non erano stati autorizzati dal suo governo e che i responsabili erano stati puniti.

Drevon ha concluso che la transizione della Siria verso la democrazia sarà un percorso lungo e complesso. Non si può pretendere che un gruppo armato in guerra, che governa una piccola regione, crei un sistema socialdemocratico dall’oggi al domani. La Siria è stata sotto una dittatura per sei decenni; la democrazia non può emergere in una settimana, ha spiegato.

AUTORE
foto autore
Daniel Moretti
condividi sui social
condividi su facebook condividi su x condividi su linkedin condividi su whatsapp
ARTICOLI RECENTI
LEGGI ANCHE