La Corte di Cassazione si è espressa oggi – giovedì 12 dicembre 2024 – a favore del Referendum abrogativo sull’Autonomia Differenziata per il quale la scorsa estate il comitato promotore aveva raccolto più di un milione e trecentomila firme.

Un altro duro colpo per la Lega e per il Governo che vorrebbero evitare di dover gestire una campagna referendaria spinosa e incerta, ma soprattutto scongiurare il rischio di una bocciatura da parte degli italiani. Una vittoria per l’opposizione di centrosinistra e per le associazioni che si oppongono alla riforma che – a loro dire – rischierebbe di spaccare in due l’Italia.

Entrambi gli schieramenti adesso guardano alla Consulta, seppur con stati d’animo diametralmente opposti, in attesa che il 20 gennaio si pronunci sul via libera definitivo alla consultazione.

Referendum Autonomia Differenziata, ok della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dato il via libera al quesito referendario sull’abrogazione totale della Legge Calderoli, la legge sull’Autonomia Differenziata approvata a giugno 2024 dal Parlamento.

I giudici romani hanno ritenuto che il quesito referendario fosse ancora legittimo nonostante la sentenza della Corte Costituzionale che, nelle scorse settimane, aveva giudicato incostituzionali alcune parti della riforma, cancellandole e imponendo al Parlamento di intervenire per modificare la legge.

È stato respinto, invece, il quesito sull’abrogazione parziale della legge proposto dalle regioni poiché le parti che si volevano eliminare sono già state ‘cassate’ dalla sentenza della Corte Costituzionale.

“La Cassazione ha dato il via libera al referendum abrogativo dell’Autonomia differenziata di Meloni, Salvini e Calderoli. Se la Corte Costituzionale ne confermerà l’ammissibilità, ci aspetta una splendida primavera referendaria. Sarà una grande occasione di mobilitazione per fermare una pessima riforma varata dal governo Meloni.”

Scrive il segretario di +Europa, Riccardo Magi.

Referendum: cosa succede adesso?

Ora la parola passa nuovamente alla Consulta che il 20 gennaio prossimo dovrà decidere se confermare l’ammissibilità del quesito. Se la decisione dovesse essere favorevole – cosa alquanto probabile – in primavera i cittadini italiani saranno chiamati a decidere se abrogare o meno la Legge sull’Autonomia differenziata.

La Corte Costituzionale si esprimerà solo sull’ammissibilità del quesito per l’abrogazione totale della legge, visto che gli altri quesiti presentati sono stati dichiarati non ammissibili. Ciò significa che, qualora la Consulta confermasse il giudizio della Cassazione e si andasse a votare, il referendum potrebbe sancire l’eliminazione totale della legge.

Uno smacco per la Lega, ma anche per il Governo che vedrebbe bocciata una delle riforme simbolo del patto di Governo.

Una parziale vittoria per l’opposizione che proprio sulle battaglie referendarie sta puntando per costruire l’alternativa alle destre e riconnettersi con la piazza e l’elettorato deluso.

“Registriamo un altro passo in avanti verso il referendum contro lo scellerato progetto dell’Autonomia differenziata che spacca l’Italia. Continuiamo in tutte le forme la nostra battaglia contro una scelta che cancella diritti e servizi per tantissimi italiani. L’Italia è una, indivisibile, chi vuole la secessione se ne faccia una ragione e si fermi!”

Commenta su X del leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte.

Perché sul Referendum si giocano le sorti del Governo?

La decisione della Corte di Cassazione è stata accolta come un successo dall’opposizione e non solo perché rappresenta un passo avanti nella battaglia contro l’Autonomia differenziata, ma anche perché la vittoria del referendum potrebbe rappresentare un colpo durissimo per la tenuta e la credibilità del Governo.

La bocciatura della riforma tramite referendum potrebbe non solo indebolire il governo Meloni, ma anche favorire l’opposizione, che sta cercando di riacquistare consensi attraverso battaglie simboliche come questa

Per il Governo, quindi, la questione è delicata. Palpabile è l’irritazione del partito di Matteo Salvini che ha fatto capire nel caso dovesse saltare l’Autonomia rischierebbe anche il Governo. L’esito del referendum, quindi, non riguarda solo la riforma in sé, ma anche la capacità del Governo di mantenere il proprio equilibrio interno, soprattutto in un contesto in cui le tensioni all’interno della maggioranza sono evidenti.

Una eventuale sconfitta referendaria potrebbe anche accelerare una crisi politica, con effetti potenzialmente imprevedibili per la durata e la stabilità dell’esecutivo.

Comitato Referendario per l’Autonomia Differenziata alla presentazione delle firme per il Referendum

“Il governo non va a casa. Tutte le volte c’è qualcuno a sinistra che spera che ci sia qualcosa per mandare a casa il governo. Il governo dura cinque anni e saremo giudicati alla fine dei cinque anni per il lavoro che abbiamo fatto”.

Ha comunque chiarito Giovanni Donzelli ai cronisti che, ad Atreju, gli domandavano se le dimissioni dell’esecutivo potrebbero essere la conseguenza di un’eventuale bocciatura dell’Autonomia al referendum.

In conclusione

Autonomia Differenziata cosa succederà dopo il via libera della Corte di Cassazione in sintesi:

  • Via libera al referendum sull’Autonomia Differenziata: La Corte di Cassazione ha approvato il referendum abrogativo sulla legge Calderoli, che riguarda l’Autonomia Differenziata, sostenuta dalla Lega, ma criticata per il rischio di aumentare le disuguaglianze tra Nord e Sud.
  • Sfida per il governo Meloni: La possibile vittoria del referendum contro la riforma rappresenterebbe un duro colpo per la credibilità dell’esecutivo e potrebbe minare la stabilità del governo, in particolare per la Lega, che considera l’Autonomia Differenziata una delle sue riforme chiave.
  • Implicazioni politiche: Il referendum potrebbe rafforzare l’opposizione e aprire una crisi politica se la legge fosse abrogata, accelerando il discredito del governo Meloni e dando nuovo slancio alle forze di centrosinistra.