Chissà se è stato tutto spontaneo o tutto preparato a tavolino, lo scontro di ieri sera, martedì 10 dicembre, tra Teo Mammuccari e Francesca Fagnani.

Certo: il diverbio, culminato con l’abbandono dello studio di ‘Belve’ da parte dell’attore quando la conduttrice aveva appena iniziato ad intervistarlo e il suo vaffa a microfono ancora aperto, un pò lascia perplessi. Tanto più che, dal prossimo gennaio, l’attore sarà impegnato a teatro con “Appuntamento al buio”: mica sarà stata una operazione di marketing per rilanciare il suo nome all’attenzione del grande pubblico?

Questo non lo sapremo mai, evidentemente. Ma una cosa che sappiamo e che curiosamente viene alla mente mentre il suo nome torna ad essere digitato sui motori di ricerca è che almeno due volte è stato lui, Mammuccari, a rischiare di essere mandato a quel paese: dalla politica.

La prima volta nel 2013 quando, da conduttore delle Iene, fece una battuta su Mussolini che non fu presa affatto bene dagli aficionados del duce.

La seconda nel 2014, quando fece uno scherzo ad alcuni militanti del Pd riuniti in una sede del partito a Milano.

I vaffa di Teo Mammuccari: quando rischiò lui ad essere mandato a quel paese

Oggi, 11 dicembre, il giorno dopo il fattaccio, Teo Mammuccari ha tentato di giustificare il suo comportamento nei confronti di Francesca Fagnani con una intervista concessa a RTL durante la quale, tra l’altro, si è aggrappato al fatto che si è sentito attaccato anche negli affetti familiari.

Sarà. Resta agli atti, però, che Mammuccari, quando è stato lui ad indossare i panni dell’attaccante, non è che si sia fatto tanti problemi. Qualche volta anche sfidando il politically correct.

Del resto, la sua ascesa televisiva la deve a “Libero”, un programma di Rai 2 dei primi anni Duemila in cui faceva degli scherzi telefonici e, sarcasticamente, vedeva come valletta, in una teca di vetro sotto la scrivania, Flavia Vento.

Era il tempo delle Veline di ‘Striscia la Notizia’, delle Letterine di ‘Passaparola’, delle Professoresse della ‘scossa’ e dell’ogni scusa buona per mostrare il corpo delle donne davanti alle telecamere. Ma era soprattutto il tempo delle papi-girls, del bunga bunga, del “ciarpame senza pudore” (copyright di Veronica Lario since 2009) e degli scandali sessuali che accompagnarono Berlusconi nei suoi ultimi anni di governo. Erano gli anni delle dieci domande di Peppe D’Avanzo su Repubblica sui casi Noemi e Ruby (e per i quali il Cavaliere “per la pubblicazione reiterata e ossessiva” chiedeva – lo avrebbe fatto invano – un milione di euro di risarcimento). E quella di Mammuccari con la Vento inscatolata e chiusa sotto la scrivania voleva essere una risposta sarcastica a quel mondo.

Con tanto, però, di polemiche. Tanto più che nel 2013 Flavia Vento annunciava di voler scendere in politica (una volta liberatasi dalla gabbia di Mammuccari) con un movimento che avrebbe chiamato ‘Figli dei fiori’ senza però che prima si risparmiasse, tanto per rimanere in tema, di essere mandata a quel paese dal Movimento Cinque Stelle che addirittura arrivava a bannarla dai suoi social:

“Io tutta carina tifo per Grillo, lo difendo perché mi piace quello che fa per la gente e poi mi ritrovo che mi ha bloccata manco fossi topo??”

E comunque: Teo Mammuccari in persona rischiò di avere un benservito del tipo di quello che ieri lui ha riservato a Francesca Fagnani nel 2013 e nel 2014.

Mammuccari e il calendario di Mussolini

La prima volta che Teo Mammuccari rischiò di andare in rotta di collisione con la politica fu nel 2013. All’epoca, conduceva con Ilary Blasi Le Iene. E quando gli presentarono in studio un calendario di Benito Mussolini, disse:

“Questo è l’unico che si può appendere a testa in giù”

Il riferimento era alla fine del dittatore a piazzale Loreto. Ma la citazione storica non piacque a tanti simpatizzanti di estrema destra, che lo accusarono di essere stato fuori luogo e di aver consumato una sua vendetta personale visto che, nelle puntate precedenti, gli era stata data in diretta, per esigenze di scena, un’audiocassetta con la dicitura “Canti della Repubblica Sociale Italiana”.

Il tutto finì con una denuncia annunciata dal signor Davide Fabbri da Cervia: da pronipote del duce, quale disse di essere, si sentiva particolarmente offeso e voleva vendicare la sua onorabilità.

Mammuccari e l’incursione nel Partito Democratico

Ma, il giorno dopo Belve, sul conto di Mammuccari si mette anche uno scherzo che tirò al Partito Democratico all’epoca guidato da Matteo Renzi. L’attore fu immortalato in pieno centro a Milano mentre scommetteva con alcune persone che gli facevano il video con il telefono che sarebbe entrato in una sede dem, piena di militanti che discutevano (sembra) del Jobs Act, per dire: “Scusate, ma di che c***o state parlando?”

Dopo un pò, come testimoniano i video su YouTube di Online, si fece coraggio e compì la missione

Era il tempo delle ‘zingarate’ di Mammuccari, mica delle fughe dagli studi televisivi.