A. A. A. cercasi federatore di centro: a chi potrebbe interessare quest’annuncio? Nelle ultime settimane se lo stanno chiedendo in tanti e a chiederlo sono anche quelle persone vicino ad Ernesto Maria Ruffini, attuale direttore della Agenzia delle Entrate e il cui mandato scadrebbe nel 2026.
Condizionale d’obbligo non tanto per il supposto progetto politico che alcuni vorrebbero costruirgli intorno, quanto per la possibilità che lo stesso Ruffini lasci la sua posizione prima del tempo. Per fare cosa, ci si domanda? Una risposta ancora non c’è, ma l’anima cattolico-centrista del Partito Democratico già starebbe immaginando di usare il dirigente pubblico palermitano come calamita per chi pensa al PD come troppo schierato a sinistra.
Dal centrodestra sono alcuni quotidiani, come “La Verità” o “Il Giornale” a rilanciare l’indiscrezione, sottolineando che i dem devono cercare l’ennesimo loro salvatore in un esattore delle tasse (seppur di altissimo livello).
Chi è Ruffini, fra “nuovo Prodi” e “federatore di centro”
Nato a Palermo nel giugno 1969, Ernesto Maria Ruffini è figlio del politico e ministro DC Attilio e nipote del cardinale e arcivescovo di Palermo Ernesto); laureatosi in giurisprudenza, dal 2017 al 2018 e poi dal 2020 ad oggi è direttore dell’Agenzia delle Entrate e dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione.
Ruffini ha scritto anche diversi libri, dei quali due si sono potuti fregiare della prefazione da un lato di Romano Prodi e dall’altro del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Questi i fatti che descrivono oggi chi è Ernesto Maria, ma alcuni in queste settimane si domandano: potrebbe essere anche qualcos’altro?
Se lo domandano dentro e attorno al Partito Democratico, così come in Fratelli d’Italia, con un misto di speranze e forse di timore che tolta una casella s’inneschi un effetto domino imprevedibile. Il diretto interessato, candidati quasi a sua insaputa a novello federatore della “Margherita 2.0” si schermisce e cerca di allontanare da sé qualunque tentazione politica:
Nel leggere i giornali mi accorgo che siamo ormai troppo abituati ai talent show e alle nomination. Quasi ormai rassegnati all’idea di un Paese o di una democrazia che possa essere salvata da una persona o da un nome. Senza neanche aver chiara quale sia l’idea di Paese che abbiamo in mente.
Da qui si entra nelle classiche voci di corridoio che al Transatlantico nascono e sembrano poi morire nell’arco di qualche tempo: Ruffini come federatore delle forze di centrosinistra o della “Margherita 2.0”, un partito o movimento di ispirazione cattolico-centrista in appoggio al PD.
FdI tra malumori e speranze di cambiamento
La tentazione di qualcuno nel PD è di trovare, sembrerebbe, quella personalità capace di fare come Romano Prodi a metà degli anni ’90 e poi nel biennio 2006-2008: sconfiggere il candidato di centrodestra che attualmente sembra imbattibile (prima Silvio Berlusconi, oggi Giorgia Meloni). Poco importa che in entrambi i casi la coalizione di centrosinistra fosse molto litigiosa di suo e che in entrambi i casib cadde per difficoltà interne.
A rilanciare la visione di un Ruffini federatore di qualcosa sono due quotidiani di destra, “Il Giornale” e “La Verità”, che nemmeno troppo nascostamente sghignazzano pensando ad un esattore delle tasse che diventa rappresentante della coalizione di centrosinistra.
Qui però si aprirebbe un problema non da poco per FdI, al quale non piace l’attivismo da conferenziere di Ruffini. Se lui lasciasse l’Agenza delle Entrate, chi al suo posto? Circolano nomi come Gabriella Alemanno oggi alla Consob, Roberto Alesse, che guida l’Agenzia delle Dogane, Vincenzo Carbone, dirigente dell’Agenzia delle Entrate e infine il consigliere economico di Meloni, Renato Loiero.
Dalla sua Ruffini inoltre avrebbe anche la simpatia e la stima professionale non soltanto di Prodi, ma anche di Mattarella (non è certo comune che il Capo di Stato firmi la prefazione di un libro), ma da qui a consolidare la statura politica e soprattutto un eventuale seguito fra parlamentari e senatori ce ne passa.
La scelta del PD: più a sinistra o al centro?
Cosa dicono i diretti interessati, al di là delle dichiarazioni di circostanza? Non si parla qui tanto dello stesso Ruffini o di chi a destra farebbe il tifo per una sua uscita dall’Agenzia delle Entrate, quanto del Partito Democratico. Una segretaria c’è già, Elly Schlein, che da “testardamente unitaria” persegue l’idea di unire a sé sia il Movimento 5Stelle che AVS e +Europa (Azione e Italia Viva oscillano sempre fra collaborazione e repulsione).
All’interno dei dem ci sono, come da sempre si sostiene, diverse anime e già alle ultime Europee la scelta di candidare Cecilia Strada o Marco Tarquinio ha mostrato che da un lato si parlava a chi ritiene il lavoro delle ONG meritorio e da proteggere, dall’altro verso un pacifismo che vede come un cattivo segno il prolungarsi del conflitto russo-ucraino.
Lo schema del PD, poi, sembra lo stesso: fiducia al nuovo segretario e alle prime difficoltà o sconfitte elettorali si cerca di cambiarlo. Dal canto suo Schlein non ha detto alcunché sulle voci che circolano attorno al nome di Ruffini, ma negli ultimi tempi ha mostrato di sé un’immagine meno ingessata e più movimentista: recentemente è stata fra gli operai della Trasnova ma anche fra i pendolari senesi che si lamentavano delle inefficienze del trasporto ferroviario.
Forse ad alcuni non va giù che Schlein si sia dimostrata poco malleabile e molto più che decisa nel perseguire il suo progetto politico, persino quando i pentastellati e Giuseppe Conte in passato avevano sottolineato con malcelato compiacimento gli inciampi dei dem.
Nonostante la convinzione di alcuni (come Luigi Marattin), in Italia si fa fatica ancora a trovare quel “centro” descritto come spaventato dagli estremismi di sinistra e di destra e che tutto vorrebbe tranne un (ulteriore) scadimento del proprio standard di vita.
Al di là di questo, figure come Graziano Delrio, Silvia Costa e Pierluigi Castagnetti si dicono convinti che l’anima cattolico-centrista debba maggiormente esser rappresentata nel PD: la stima verso Ruffini è tanta e consolidata nel tempo, ma senza prestare il fianco a fantasiose costruzioni giornalistiche che non favorirebbero né il paese né lo stesso partito.
I tre punti salienti dell’articolo
- Ruffini come possibile federatore di centro: Ernesto Maria Ruffini, attuale direttore dell’Agenzia delle Entrate, potrebbe essere utilizzato come figura per unire le forze di centrosinistra, simile a come Romano Prodi riuscì a unire la coalizione di centrosinistra negli anni ’90. La sua figura è stata presa in considerazione da diversi esponenti del Partito Democratico (PD) e anche da alcuni quotidiani di destra, che ipotizzano il suo ruolo nel rilanciare un movimento cattolico-centrista in supporto al PD.
- Le incertezze politiche e il ruolo di Ruffini: sebbene Ruffini sembri smentire qualsiasi intenzione politica, la sua esperienza, i suoi legami con figure come Prodi e Mattarella, e il suo ruolo di alto livello nell’amministrazione pubblica lo pongono al centro delle speculazioni. Tuttavia, non è chiaro se un’eventuale sua candidatura come “federatore di centro” riuscirebbe a consolidare un sostegno politico stabile tra i parlamentari.
- Le sfide interne al PD: il PD è diviso tra diverse anime politiche, con il segretario Elly Schlein che sta perseguendo una linea unitaria ma determinata. Alcuni esponenti del partito, come Graziano Delrio e Pierluigi Castagnetti, ritengono che l’anima cattolico-centrista debba essere maggiormente rappresentata nel PD, ma l’orientamento del partito rimane incerto e le voci su Ruffini non sono state commentate ufficialmente da Schlein.