L’8 maggio 2013, Emanuele Arcamone, un ventitreenne studente della facoltà di ingegneria meccanica di Napoli, scomparve da Ischia, senza lasciare tracce.
Fortemente legato alle sue radici, quel mercoledì era tornato a casa, due giorni prima del previsto, nell’incantevole isola partenopea per passare del tempo con la famiglia, come di consuetudine.
Come ogni ragazzo della sua età, fuorisede, amava parallelamente vivere la sua esperienza di studente nel vicino capoluogo campano, ricco di amicizie, nuove conoscenze, cultura e divertimento.
Benvoluto dalla comunità locale e considerato una persona equilibrata, disponibile e solare, nel profondo del giovane qualcosa inizia a rompersi.
Il ritorno a casa e l’ultimo saluto alla madre
È un momento di smarrimento per Emanuele, una fase della vita comune a tanti altri coetanei del ventitreenne, un’età ricca di dubbi, confusione e interrogativi sul proprio futuro personale e lavorativo.
E ‘crisi’, in questa vicenda, è certamente il termine più adatto. Derivante dal greco “Krisis”, che significa sia “scelta” che “separazione”, riflette il momento che il ragazzo sta vivendo, segnato proprio dalla decisione di allontanarsi.
Quel giorno, il ragazzo lascia i suoi effetti personali a casa dei genitori e saluta la madre per l’ultima volta, presente nell’abitazione, per non farvi più ritorno. Nulla però avrebbe mai potuto far presagire un addio così drastico e senza una spiegazione logica.
Perché interrompere i contatti con tutti e partire così bruscamente? È la domanda che si pongono i due coniugi e la sorella del giovane, che, a distanza di undici anni dalla sua sparizione, non si arrendono di fronte a questa dolorosa realtà.
L’avvistamento del 23enne da parte del madre a Ischia
Nel pomeriggio, il padre di Emanuele lo avvista mentre percorre la strada tra Ischia Porto e Casamicciola Terme. Era alla guida del suo autobus.
Non era lo stesso giovane di sempre; quel giorno qualcosa in lui era diverso. Il suo sguardo era assente, perso nel vuoto, malinconico: sfumature che solo un genitore può cogliere dell’amato figlio.
Le ore passano e Arcamone non torna a casa. I parenti ne denunciano la scomparsa ufficialmente alle forze dell’ordine e intorno alle 2:00 del mattino, scattano le prime ricerche sul campo, nella speranza di ritrovarlo sano e salvo.
Accanto i suoi effetti personali, i genitori trovano il cellulare, lo zaino e un misterioso biglietto scritto a mano con le parole: “Vento in poppa”. Cosa voglia dire il significato di quel foglietto, a oggi, resta ancora un mistero.
Nonostante l’ausilio di elicotteri, carabinieri e volontari impegnati sul campo, di quel ventitreenne sensibile, empatico, pieno di vita, attento alle dinamiche ambientali, non rimane alcun segno.
Le segnalazioni provenienti da Napoli e dal nord Italia
Nei giorni successivi alla scomparsa, i parenti di Arcamone ricevono numerose segnalazioni di avvistamenti, che sembrano escludere la possibilità che Emanuele abbia preso in considerazione l’ipotesi di un gesto estremo.
Le prime segnalazioni provengono da Napoli, la città in cui Emanuele condivideva un appartamento insieme a un altro coetaneo. La più credibile e dettagliata arriva nel mese di giugno alla trasmissione “Chi l’ha visto?”.
Alcuni testimoni affermano sulla linea 321, che collega Bisceglie al complesso Milanofiori, nel nord Italia. Sono convinti che si tratti di lui: stesso sorriso, dialetto, e come segno distintivo, gli incisivi distanziati.
Nonostante il lungo lavoro investigativo, le indagini si concludono con esito negativo. A complicare la situazione, l’ingerenza di alcuni mitomani, inizialmente ascoltati dalle autorità competenti ma successivamente ignorati per mancanza di prove e l’incoerenza nelle loro dichiarazioni.
Avvio della procedura per la morte presunta
Nonostante il tempo passi, Franco, padre di Emanuele, non si rassegna. Con il supporto della figlia, continua autonomamente le ricerche del figlio, oggi trentaquattrenne.
L’uomo rivolge un appello alle istituzioni e ai cittadini, esortandoli a ricordare, a parlare e a cercare risposte su questa drammatica vicenda. Il suo obiettivo è raggiungere, prima o poi, la verità, qualunque essa sia.
Il 20 luglio 2024 è stata inoltrata la richiesta di morte presunta di Emanuele Arcamone, con invito a chiunque avesse notizie dello scomparso a farle pervenire al Tribunale entro sei mesi dall’ultima pubblicazione.
Qualora l’ex studente avesse scelto di cambiare vita e ricominciare altrove, una telefonata, una lettera anonima o qualsiasi forma di comunicazione potrebbe donare ai familiari, agli amici e ai conoscenti la pace tanto attesa dopo tutti questi anni di incertezza.
In caso di potenziali avvistamenti, il numero da chiamare è sempre il servizio d’emergenza al 112, fornendo agli agenti tutti i dettagli utili al ritrovamento.
Un’altra famiglia alla ricerca di risposte è quella di Fabrizio Catalano, il diciannovenne scomparso il 21 luglio 2005 da Assisi in provincia di Perugia, in circostanze misteriose. L’ipotesi è che l’adolescente, in quegli anni, avesse intrapreso una vita monastica, lontano da tutto e tutti.