11 Dec, 2024 - 05:57

Suor Anna Donelli, la monaca arrestata che svela il rapporto difficile tra le religiose e la politica

Suor Anna Donelli, la monaca arrestata che svela il rapporto difficile tra le religiose e la politica

Ogni tanto, nella storia della Repubblica, spunta una suora. L'ultima si chiama suor Anna Donelli, è nata a Cremona, ha 57 anni e il 5 dicembre è stata arrestata per concorso esterno in associazione mafiosa. La procura di Brescia le muove l'accusa di essere stata nel carcere di quella città e in quello milanese di San Vittore il tramite di una associazione mafiosa 'ndranghetista che imperversava nel nord est. Con lei, sono finiti ai domiciliari, tra gli altri, due politici: Mauro Galeazzi, ex esponente della Lega nel comune di Castel Mella nonché assessore all'urbanistica, e Giovanni Acri, ex consigliere comunale a Brescia.

Ora: le accuse mosse a suor Anna sono tutte da dimostrare. Ma il suo caso, per forza di cose, è già andato ad arricchire l'immaginario collettivo che quando si concentra sulle donne che si consacrano a Dio e il potere le disegna spesso e volentieri con un rapporto alquanto difficile, se non a volte pericoloso. Come, del resto, Maurizio Crozza docet: nane e con la sigaretta, per sottolinearne la spregiudicatezza.

E poco importa che il comico genovese abbia inventato questa figura per prendere in giro il regista premio Oscar Paolo Sorrentino. Proprio quest'ultimo, in una intervista, si disse a sua volta affascinato dalla suora nana e con la sigaretta inventata da Crozza e annunciò di averla realmente inserita nella serie "The new Pope".

Come dire: tra fantasia e realtà, il confine è sempre più labile. E poi, senza nemmeno scomodare la monaca di Monza che Manzoni sapeva che davvero era esistita, nella storia del potere e della politica italiana, di suore (non tutte sante) ce ne sono state (e ce ne sono) eccome.

Suor Teresilla, un personaggio da film nel caso Moro

E insomma: suor Anna, finita invischiata in una storiaccia con mafiosi e politici collusi, è l'ultima di una serie. Nel caso Moro, per dire, a un certo punto, è spuntata la figura di suor Teresilla Barillà che, proprio come lei, prestava volontariato nelle carceri. "Un personaggio da film", hanno convenuto qualche giorno fa Antonio Padellaro e Stefania Limiti, due dei cronisti più esperti dell'assassinio del presidente della Dc, spartiacque nella nostra storia politica.

Nel libro "Quel che resta del caso Moro", Limiti accusa la religiosa di essere stata una delle protagoniste dei depistaggi e della "rielaborazione dei fatti" accaduti nel 1978 tra via Fani, il covo brigatista dove fu tenuto prigioniero Moro per 55 giorni, e via Caetani, dove le Br fecero ritrovare il suo corpo. Al posto della verità fattuale, suor Teresilla contribuì "alla scrittura di un copione davvero d Oscar".

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Fatali furono le incursioni in carcere della suorina, la religiosa più anomala che si possa immaginare: calabrese di nascita, infermiera al reparto di chirurgia del San Giovanni di Roma, aveva preso i voti non per vocazione ma proprio per poter acquisire uno status che le permettesse di entrare nei penitenziari

Per Stefania Limiti, nel caso di Teresilla, forse tutto iniziò per riscattare un amore. Fatto sta che

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Godeva di una segreta delega che le consentiva di bussare alle porte dei detenuti politici, come poi a quelle di Mani Pulite, con un approccio religioso e assistenziale che nascondeva il suo ruolo-ponte con la Democrazia Cristiana

Un magistrato, Carlo Alemi, una volta, ne ebbe a male tanto da scrivere in una ordinanza:

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Non discute di etica o di religione, ma concorda l'atteggiamento da assumere nei confronti della Dc!

E insomma: se le accuse di fare la "postina" in carcere mosse a suor Anna venissero confermate, nulla di particolarmente nuovo sotto al sole.

Col velo (e con la sigaretta)

E comunque: al di là del caso di scuola di suor Teresilla Barillà, le monache non godono di buonissima fama se relazionate al mondo della politica o, più generalmente, al mondo laico. Anche quando realtà e fantasia si rincorrono e si mischiano. Tanto che, nel 2020, non ci volle molto a Paolo Sorrentino a inserire una suora nana ("che potrebbe anche fumare") in "The new Pope", come confidò a Gabriele Niola di BadTaste.it.

Nell'immaginario collettivo sono sempre viste come figure un pò misteriose. Enigmatiche. E forse quest'accezione negativa, è stata confermata anche dal fatto che, nel 2022, a circa un mese dal suo insediamento a Palazzo Chigi, lo street artist TvBoy, dalle parti di Campo de fiori, fece comparire un disegno di Giorgia Meloni con il velo. Suor Giorgia era ritratta con un bambino di pelle nera in braccio. E, evidentemente, fu preso così a male dai supporter della premier che subito provvidero a distruggerlo.

A poco servì la descrizione che Tvboy allegò all'opera sui social con la citazione dell'evangelista Marco:

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Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questo

Politicamente, suor Giorgia con in braccio un bambino africano, più che a cose celestiali, faceva pensare all'immigrazione che, soprattutto per un governo di destra, sempre una rogna rappresenta. Quel vestito di suora, quindi, era una caricatura insopportabile. Che voleva dire TvBoy: che la Meloni in pubblico mostra una faccia e in privato ne ha un'altra?

Lo striscione rivolto ai politici fuori al convento

In ogni caso: rimanendo nel novero delle citazioni evangeliche, nel 2019, alla vigilia delle elezioni europee, a San Benedetto del Tronto, ai cancelli del monastero delle suore di clausura di Santa Speranza, apparve uno striscione: "Lo avete fatto a me"

Citando il passo di Matteo, la madre badessa spiegò che rappresentava il messaggio che la sua comunità voleva dare all'esterno, soprattutto alla politica, giudicata troppo violenta:

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La frase era nient’altro che il vangelo della domenica e l’abbiamo fatta nostra. Abbiamo parlato tra di noi e abbiamo deciso di renderla evidente al mondo perché, come dice sempre Matteo, quel che dico all’orecchio, predicatelo sui tetti. Da credenti, abbiamo voluto comunicare il nostro disagio verso il clima di odio e di violenza che sta salendo attorno a noi. E da credenti diciamo che l’unica risposta a tutto questo sono il vangelo e il suo messaggio di pace

Lo striscione, quindi, era una predica alla politica

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Voleva essere un modo per contrapporre a certe prese di posizione politiche l'unica legge evangelica, quella dell'amore e della convivenza pacifica

Chi ha orecchie per intendere, intenda.

La partecipazione delle suore alla vita politica

E comunque anche chi prende i voti è una cittadina, con diritti e doveri. Tra i quali quello di andare a votare. Per questo, spesso le cronache descrivono l'arrivo ai seggi delle religiose, talvolta anche di clausura.

A Napoli, nel 2016, in occasione delle chiacchieratissime primarie del centrosinistra per scegliere il candidato sindaco, in fila ai seggi, si notarono anche delle monache che subito furono battezzate "le monache democratiche", volendo intendere cooptate da chissà quale capobastone.

Quando ci fu da votare alle europee del 2019, invece, si segnalarono le consorelle del Mater Domini di Bergamo per il loro voto compatto "contro l'ondata del sovranismo" e, in ogni caso, per la consuetudine che confessarono di aprire le porte del loro convento, in occasione di ogni elezione, a persone ritenute capaci di dare loro gli strumenti per votare con cognizione di causa. Mica male.

Le battaglie di suor Anna Monia Alfieri

Negli ultimi anni, comunque, chi, tra le religiose, si dimostra sempre informatissima e sul pezzo è senz'altro suor Anna Monia Alfieri. Ma anche lei ha dovuto pagare il prezzo di un rapporto con la politica e le istituzioni quantomeno tormentato.

Questo, sebbene la sua battaglia per la scuola paritaria l'abbia eretta agli occhi del centrodestra come una vera e propria paladina.

Così, giusto un anno fa, all'indomani del femminicidio di Giulia Cecchettin, il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara, contro la violenza sulle donne, la chiamò a far parte del coordinamento del progetto "Educare alle relazioni" con l'attivista Lgbtq+ Anna Paola Concia e Paola Zerman, l'avvocata dello Stato già candidata con il partito della famiglia di Mario Adinolfi. Ma non se ne fece più nulla per una ridda di polemiche preventive che fecero morire in culla l'iniziativa di viale Trastevere: era la conferma di un rapporto, quello tra le suore e la politica, storicamente difficile.

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Giovanni Santaniello
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