Fascismo e libertà sono due termini che nella mente di molti sono all’opposto e la presenza dell’uno sottintende la mancanza dell’altra: mancanza di libertà di associazione, economica, politica, sessuale e culturale hanno caratterizzato il ventennio fascista in Italia fino alla sua caduta.
E a tal proposito hanno destato più di qualche perplessità ciò che ha detto Edmondo Cirielli, esponente campano di Fratelli d’Italia ed uno dei papabili per la presidenza della regione (nel caso in cui FdI, Lega e Foza Italia convergano sul suo nome).
Mentre si trovava alla presentazione dell’ultimo libro scritto dal giornalista Italo Bocchino, Perché l’Italia è di destra, il viceministro degli Esteri ha espresso la sua convinzione che anche durante il fascismo fosse presente un certo grado di spirito di libertà: “Perfino in un sistema totalitario, c’era una vastità di destre, c’era uno spirito di libertà straordinario“.
Dal Partito Democratico arrivano commenti molto negativi: “Parole indegne e nostalgiche“.
“Nel fascismo spirito di libertà”: Cirielli nella bufera politica
Un’altra presentazione di un libro finisce al centro delle polemiche, come accaduto a fine novembre per il battibecco fra Carlo Calenda e Matteo Salvini sull’amministrazione Trump. Questa volta è toccato ad Italo Bocchino, giornalista ed ex esponente del Movimento Sociale Italiano e Alleanza Nazionale.
Durante la presentazione del suo ultimo libro Perché l’Italia è di destra era presente anche un esponente di governo, il viceministro degli Esteri, Edmondo Cirielli di Fratelli d’Italia, ha voluto esprimere il proprio esser d’accordo con una delle tesi avanzate da Bocchino nel suo libro, e cioè che la cultura politica italiana abbia da molto tempo caratteri conservatori e assimilabili all’esperienza della destra.
Il risultato però ha sollevato qualche dubbio, specie per un passaggio che ricorda uno dei periodi in cui l’estrema destra è stata al potere in Italia, e cioè con il regime fascista. Ecco il punto del discorso di Cirielli che nelle ultime ore è stato fortemente criticato:
I valori della destra così molteplici, al di là delle accuse dei nostri avversari politici, non si possono circoscrivere in quel periodo storico, in quel contesto, con quel leader. Ma perfino in un sistema totalitario, c’era una vastità di destre, c’era uno spirito di libertà straordinario. Ma come, durante il fascismo? Sì, anche allora c’era uno spirito individualista, libertario, contro l’autorità, che si manifestava persino in uno Stato totalitario.
C’è la possibilità che il viceministro degli Affari Esteri potesse riferirsi anche a quei momenti precedenti le “leggi fascistissime” (1925) e a tutte quelle azioni che Mussolini mise in campo per creare, dal lato politico, la preminenza del Partito Nazionale Fascista e la duarchia imperfetta con la casata dei Savoia: lo spirito definito da alcuni storici “sansepolcrista” (cioè legato alla nascita del Fascio di combattimento milanese a Piazza San Sepolcro e con riforme di stampo progressista e socialista).
Critiche del PD: “Parole indegne”
L’occasione è stata colta prontamente dal Partito Democratico, che spesso – insieme ad AVS – ha ricordato come in Fratelli d’Italia la matrice post-fascista fosse ancora forte e come in molti casi gli esponenti di questo partito non avessero mai dichiarato apertamente il loro essere antifascisti.
Uno dei primi ad esprimersi è stato Stefano Bonaccini, ex governatore dell’Emilia-Romagna ed attualmente europarlamentare dem. La regione emiliano-romagnola è stata una delle più colpite dalle vicende legate al fascismo e al nazismo, con eccidi e stragi compiute contro gli oppositori del regime ma anche cittadini comuni.
Il senso dell’intervento di Bonaccini, al di là dell’uso del forte aggettivo “indegne“, è che Cirielli sembra aver sottovalutato una delle idee fondanti alla base del regime fascista: l’annullamento del singolo nell’entità statale, che pure Mussolini nei suoi vent’anni al potere ha cercato di ridurre a propaggine personale dedita all’esecuzione dei propri ordini:
Il viceministro Cirielli sostiene che il tratto distintivo più profondo del fascismo era uno spirito di libertà straordinario. Sto sempre attento ai termini che utilizzo nella polemica politica, ma le parole di Cirielli vanno definite per quello che sono: indegne. Venga a Marzabotto, a Casa Cervi, alla Buca di Susano, a Campo Fossoli, oppure si rechi a Sant’Anna di Stazzema. Così scoprirà quale spirito di libertà animava il fascismo, alleandosi persino con il nazismo.
Presentazione dell’ultimo libro di @italobocchino “Perché l’Italia è di destra”, moderato da Marco Baronti. Aspettando Atreju una bella occasione per discutere del passato, ma soprattutto del futuro della destra italiana. pic.twitter.com/UvZ1jD3Yjf
— maurotelli (@maurorotelli) December 6, 2024
A seguire è stato il turno di Sandro Ruotolo, componente della segreteria nazionale del PD, che lamenta ancora una volta come sia ancora fortemente presente un certo immaginario nel partito che attualmente guida la coalizione di centrodestra.
Facciamo finta di nulla, anche questa volta? Parla il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli: “Il tratto distintivo più profondo del fascismo era uno spirito di libertà straordinario”. Questa è la classe dirigente di Fratelli d’Italia, del partito di Giorgia Meloni. Fanno finta di rappresentare la nuova destra quando invece sono ancorati al ventennio fascista. Dobbiamo mettere in campo valori e proposte per battere questo governo di destra destra.
Nasce così una sorta di rimpallo fra destra e sinistra, con gli esponenti dei due partiti che da un lato all’altro si rinfacciano il pensare continuamente ad una data epoca storica senza pensare alle necessità del presente.
Apologia o fraintendimento?
Da quest’ultima considerazione sono arrivate anche le difese o le accuse nei confronti di Cirielli da parte anche di persone che, specialmente su X, si sono confrontate nel considerare inquietanti o meno le parole di Cirielli.
È naturale pensare alle parole “spirito di libertà” e “fascismo” come antitetiche, perché una delle caratteristiche principali di un regime totalitario è quello di penetrare in tutti gli anfratti della vita sociale, economica, politica, culturale e sessuale delle persone. Nessuno era al sicuro, al di là che fossero oppositori politici o meno: la malleabilità delle categorie da epurare o additare al pubblico disgusto – come nel caso degli omosessuali – permetteva all’apparato oppressivo fascista di colpire alla bisogna.
Anche a chi fa notare che solo i gerarchi (cioè i personaggi in posizione di potere) erano al sicuro durante il fascismo va ricordato, però, che ci sono stati alcuni casi in cui non è stata tanto la mancata aderenza all’ideologia o al culto del capo a rovinarli, quanto le guerre sotterranee combattute fra ras e gerarchi locali.
L’esempio migliore è quello di Leandro Arpinati, podestà di Bologna e squadrista della prima ora e caduto sotto le accuse (spesso pretestuose, fra le quali la sua presunta omosessualità) del segretario del PNF Achille Starace.
Il senatore di Fratelli d’Italia e Commissario Regionale del partito in Campania, Antonio Iannone, ha risposto da par suo alle accuse lanciate da Ruotolo e da Bonaccini e prendendo così le difese del collega di partito.
Secondo Iannone, gli esponenti dem avrebbero ancora una volta mistificato non soltanto la realtà storica ma anche la cronaca quotidiana, caricando le parole di Cirielli di un inquietante significato che in realtà non esisterebbe.
Bonaccini e Ruotolo, quindi, si lamenterebbero della presenza dei post-fascisti in FdI quando è il loro stesso partito – cioè il PD – a non condannare mai apertamente le violenze (verbali e fisiche) che l’estrema sinistra compirebbe contro gli attuali esponenti di governo:
Le correnti del PD sono unite solo nel loro spirito di cacciatori di pinguini all’equatore. Vedono rischio fascismo ovunque, ignorando le vere derive antidemocratiche di chi ostenta falce e martello e aggredisce le Forze dell’Ordine. Si improvvisano ermeneuti del pensiero non espresso dal Vice Ministro Cirielli pensando di far passare una posizione. Ancora una volta la sinistra tenta di far dire agli altri ciò che non è mai stato espresso. Noi viviamo nel terzo millennio e li invitiamo a unirsi a noi, uscendo dal passato in cui sembrano bloccati.
Iannone, in sintesi, addita al Partito Democratico di esser rimasto bloccato nella ripetizione dei soliti luoghi comuni senza guardare ai mali di casa propria, confondendo però la visibilità del simbolo della falce e martello con quella negativamente connotata del fascio littorio.
I tre punti salienti dell’articolo
- Le dichiarazioni di Cirielli: Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri e membro di Fratelli d’Italia, ha suscitato polemiche affermando che durante il fascismo esistesse uno “spirito di libertà” e una pluralità di destre, anche in un sistema totalitario. Queste parole sono state fortemente criticate, soprattutto dal Partito Democratico, che le ha giudicate indegne e nostalgiche, accusando Cirielli di minimizzare le violazioni dei diritti e la repressione del regime fascista.
- Le critiche del PD: i membri del Partito Democratico, come Stefano Bonaccini e Sandro Ruotolo, hanno attaccato le parole di Cirielli, sostenendo che non si possa parlare di libertà nel contesto di un regime che ha annullato la libertà individuale e perseguitato oppositori politici. Hanno anche accusato Fratelli d’Italia di mantenere una forte matrice post-fascista.
- Difese e polemiche interne: i difensori di Cirielli, come Antonio Iannone di Fratelli d’Italia, hanno respinto le critiche, accusando il PD di strumentalizzare le parole del viceministro e di concentrarsi troppo sul passato invece di affrontare le problematiche attuali, come la violenza dell’estrema sinistra. Iannone ha anche sottolineato che la sinistra dovrebbe fare autocritica riguardo alle sue posizioni estremiste.