Sono in corso da questa mattina, 9 dicembre 2024, le ricerche del martello da lavoro che Igor Sollai avrebbe usato per uccidere la moglie, Francesca Deidda, e del cellulare della vittima. Al momento, carabinieri e sommozzatori stanno perlustrando, secondo l’Agi, il tratto di mare sotto il ponte della Scafa della statale 195 ‘Sulcitana’, che collega Cagliari a Capoterra, nel sud della Sardegna.

Le ricerche dell’arma del delitto e del telefono

Interrogato dal pm Marco Cocco in presenza dei suoi avvocati difensori, Carlo Demurtas e Laura Pirarba, Igor Sollai avrebbe ammesso di essersi disfatto dell’arma del delitto e del telefono della moglie proprio nel punto attualmente oggetto delle ricerche. Questo il motivo per cui i militari dell’Arma sono andati a colpo sicuro.

Stanno cercando, in particolare, un martello da lavoro dello stesso modello di quello che l’uomo, accusato di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere, avrebbe riconosciuto in delle fotografie che gli sono state mostrate in carcere e il cellulare della vittima, che Sollai avrebbe usato per simulare che la donna si fosse allontanata volontariamente, mentre in realtà l’aveva uccisa.

La ricostruzione dell’omicidio di Francesca Deidda

I fatti risalgono allo scorso 10 maggio. Secondo le ricostruzioni, Sollai avrebbe risposto, usando il telefonino della 42enne, ai messaggi di parenti e amici per far credere loro che fosse ancora viva. Poi, fingendosi lei, avrebbe inviato una mail al suo datore di lavoro per comunicargli che non si sarebbe più presentata.

Circostanza che aveva spinto i colleghi a pensare che potesse esserle accaduto qualcosa e il fratello della donna, Andrea, a presentare una denuncia ai carabinieri. Le indagini erano partite subito, concentrandosi proprio sul marito della donna, che l’8 luglio era stato arrestato. Dieci giorni più tardi, il corpo della 42enne era stato trovato senza vita all’interno di un borsone tra le campagne di Sinnai e San Vito.

Stesso luogo in cui il gps aveva localizzato Sollai nel giorno della sua scomparsa. Su un divano e sull’auto della donna, che il 43enne aveva messo in vendita, sono state trovate tracce di sangue. Questa evidenza ha spinto gli esperti a ipotizzare che Deidda sia stata colpita mentre dormiva in salotto. Dopo l’aggressione, sarebbe stata caricata nel bagagliaio della sua vettura e abbandonata per strada.

La confessione in carcere di Igor Sollai

Ad incastrare il marito, anche il fatto che abbia acquistato online delle piante trovate accanto al cadavere, usate probabilmente per occultarlo. Nonostante avesse sempre proclamato la propria innocenza, a novembre Sollai ha confessato l’omicidio.

Secondo la sua versione, avrebbe ucciso la moglie al culmine di una discussione sulla fine del loro matrimonio.

L’ho uccisa in un attimo di follia. È stato un raptus,

avrebbe detto. Tuttavia, l’accusa ritiene che l’omicidio fosse premeditato. Sollai avrebbe agito con l’intento di vivere liberamente la relazione extraconiugale che da un po’ intratteneva con una donna di Assemini (relazione che in una lettera al cognato ha negato) e intascare l’assicurazione sulla vita della moglie, con cui da tempo non andava più d’accordo.

Saranno i prossimi accertamenti a chiarire la vera dinamica dei fatti.

Cosa sappiamo finora sul caso

  • Ricerche in corso: sono in corso, nel tratto di mare sotto il ponte della Scafa, in Sardegna, le ricerche per trovare il martello usato da Igor Sollai per uccidere la moglie Francesca Deidda e il suo telefono.
  • Ricostruzione dell’omicidio: l’omicidio è avvenuto il 10 maggio 2024. Secondo le ricostruzioni, Sollai avrebbe usato il cellulare della vittima per simulare che fosse ancora viva, rispondendo ai messaggi e inviando una mail di licenziamento al suo datore di lavoro. Il corpo della donna è stato trovato il 18 luglio in un borsone, dopo che le indagini si erano concentrate su di lui.
  • Confessione e motivi: Sollai ha confessato l’omicidio, sostenendo di essere stato colto da un “raptus” durante una discussione. L’accusa ritiene però che l’omicidio fosse premeditato, legato al desiderio di vivere liberamente la sua relazione extraconiugale e ottenere l’assicurazione sulla vita della moglie.