Una volta c’era il grande Centro moderato che con la Democrazia Cristiana per oltre 40 anni è stato il primo partito d’Italia. Oggi c’è una galassia di piccoli partiti e movimenti divisi tra destra e sinistra che sgomitano per emergere e per trovare uno spazio.

Eppure negli ultimi mesi le forze centriste italiane stanno attraversando un periodo di profondo rinnovamento con ‘grandi manovre’ tanto a destra quanto a sinistra per riorganizzarsi e lanciare l’assalto al voto moderato.

Nel centrodestra, l’area centrista è occupata saldamente da Noi Moderati di Maurizio Lupi che continua a rafforzarsi senza nascondere la crescente ambizione di diventare un attore chiave nel panorama politico nazionale.

A sinistra il Centro, dopo le macerie del fallimento del Terzo Polo è costituito da una galassia di partiti e movimenti troppo piccoli e divisi per imporsi nelle competizioni elettorali. Tasselli di un puzzle in cerca di un’unità che potrebbe valere anche il 10% dei consensi

Una frammentazione e una divisione acuita dalla debacle elettorale europea da cui il centro liberale italiano è uscito con le ossa rotte. Nessuno dei partiti (Azione e Stati Uniti d’Europa) ha raggiunto la soglia di sbarramento restando fuori dal Parlamento di Strasburgo.

Pizzarotti: “Centro al 10% ma sarà difficile trovare l’unità”

Sulla frammentazione del centro liberal-democratico e sulla necessità di superare le divisioni è intervenuto, intervistato da Tag24.it, l’esponente di Azione Federico Pizzarotti, ex sindaco del Movimento 5 Stelle. Pizzarotti ha sottolineato le rilevanti potenzialità elettorali del blocco centrista che oggi gravita nella galassia della sinistra a patto, però, che si riescano a superare le divisioni interne.

“Sicuramente a valle di quello che è rimasto del terzo polo c’è un’area politica che può valere il 10% se tutte le forze si unissero. Se ci fosse un’unica forza coerente si avvantaggerebbe anche di non disperdere il voto, perché oggi tanti moderati polarizzano il voto a destra o a sinistra. Sicuramente c’è la possibilità di raggiungere questo 10%, come possa essere raggiunto con le differenze, diffidenze, scetticismi se non proprio veti incrociati tra tutti i partiti dell’area è difficile da capire.”

Secondo Pizzarotti, quindi, l’unico modo per evitare la dispersione del voto è costruire una forza politica unitaria, con un’identità chiara e coerente, capace di contrastare il bipolarismo e attrarre un elettorato moderato che si sente ormai senza una casa politica.

Una posizione condivisa anche da altri esponenti del partito di Carlo Calenda che si appresta ad aprire un’importante fase congressuale, che si concluderà in primavera con il congresso nazionale che porterà all’elezione del nuovo segretario, ruolo attualmente ricoperto dal fondatore.

In una recente intervista a Tag24.it, la vice-segretaria del partito, Giulia Pastorella aveva sottolineato, come Pizzarotti, la necessità di unire le forze centriste per evitare la ‘polverizzazione dei consensi’.

Pizzarotti, infine, auspica che dall’unità delle forze di centro possa nascere un unico partito liberal democratico, repubblicano e diventare una vera alternativa politica.

“L’auspicio è che si riesca veramente a realizzare un unico partito liberal democratico, repubblicano che stia nell’area che all’estero si chiamano i liberali. Ma oggi non vedo ancora come tutte le tessere del mosaico che si possano unire per realizzare questo obiettivo, ci sono ancora molte barriere da abbattere”.

Lupi e la sfida dell’unità nel centro popolare

Appena usciti dal successo dell’Assemblea Nazionale, i moderati di Maurizio Lupi viaggiano con il vento a favore.

I sondaggi li danno in crescita (+0,5% nelle ultime due settimane) e l’arrivo delle tre esponenti ex Azione ha contribuito a consolidare e ampliare la base elettorale.

Dai sondaggi emerge che in Italia ci sono circa 4milioni di voti di elettori moderati che non sono andati a votare, ma che potrebbero lasciarsi coinvolgere da una proposta politica ben strutturata.

Anche il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi ha ribadito la necessità di costruire un progetto unitario tra le forze moderate di centrodestra per attrarre i consensi di quegli elettori delusi delle altre forze politiche. Oltre a Noi Moderati, orbitano nella galassia di centrodestra anche l’Udc, il movimento di Giovanni Toti “Cambiamo” e Alternativa Popolare del sindaco di Terni Stefano Bandecchi.

La crescita di Noi Moderati, però sembra cominciare a spaventare l’alleato di Forza Italia che pure punta a conquistare una fetta dell’elettorato di centrodestra.

Marattin e Orizzonti Liberali: la sfida liberale nel Centro

Da segnalare, infine, è la nascita di Orizzonti Liberali, il nuovo movimento fondato da Luigi Marattin e da altri ex membri di Italia Viva, il partito di Matteo Renzi, il quale, invece, ha dichiarato di voler entrare stabilmente nel campo largo progressista di Elly Schlein.

Nelle scorse settimane si è tenuta a Milano l’assemblea fondativa insieme ai Libdem di Andrea Marcucci. Il nuovo movimento di Marattin rivendica una collocazione centrista in contrapposizione al bipolarismo dell’attuale sistema politico italiano. La sfida sarà quella di riuscire a unire le forze liberali e riformiste in un unico movimento coeso, capace di aspirare al 10% dei consensi.

Il Centro vale davvero il 10% dei consensi?

Tanto fermento per nulla? Non proprio dal momento che i sondaggi sembrano confermare il bisogno di una seria offerta politica al Centro. L’alto astensionismo registrato nelle ultime tornate elettorali, infine, evidenzia la necessità di recuperare un’ampissima fetta di elettori che non va più a votare.

Un’alleanza strategica tra i vari gruppi di centro potrebbe non solo consolidare il voto moderato, ma anche attrarre quegli elettori delusi dalla politica che oggi rappresentano il primo partito d’Italia. Non è un mistero che in molti anche nelle forze politiche più grandi guardino al voto moderato come un’opportunità.

Riuscire a costruire una proposta politica coesa e unitaria sarà la chiave per attrarre quell’elettorato che oggi si sente privo di rappresentanza. Se questo processo avverrà, il Centro potrà davvero diventare un attore centrale per il futuro della politica italiana.

La domanda, alla fine, è sempre la stessa: riusciranno i leader di centro a mettere da parte personalismi e rivalità interne per costruire un nuovo centro in Italia?

Le manovre del Centro in tre punti

Il Centro in Italia sta attraversando una fase di rinnovamento, ecco la situazione in sintesi:

  • Frammentazione del centro politico italiano: Il tradizionale blocco centrista che per decenni ha dominato la politica italiana è oggi frammentato, con piccoli partiti e movimenti che lottano per emergere e trovare un’identità chiara. A destra, Noi Moderati di Maurizio Lupi sta guadagnando terreno, mentre a sinistra la situazione è caratterizzata da divisioni tra diversi gruppi minori.
  • Le difficoltà dell’unità tra liberali: Nonostante il potenziale elettorale del centro, stimato intorno al 10%, la creazione di un’unica forza politica rimane difficile a causa delle divisioni interne e delle rivalità tra i vari partiti. Esponenti come Federico Pizzarotti e Giulia Pastorella di Azione sottolineano la necessità di superare queste divisioni per evitare la dispersione del voto.
  • Opportunità per il futuro: I sondaggi suggeriscono che esiste una vasta fetta di elettorato moderato deluso e non rappresentato, che potrebbe essere attratta da una proposta politica coesa. Se le forze centriste riusciranno a superare le barriere interne e a unirsi, potrebbero avere un ruolo centrale nelle future elezioni italiane.