A Montevideo, il 23 luglio 1882, si svolse un singolare funerale in onore di Giuseppe Garibaldi, privo però del corpo del defunto. Un corteo di circa 20-25 mila persone attraversò le vie della capitale uruguaiana per rendere omaggio a colui che non era presente. Garibaldi, infatti, era morto il 2 giugno dello stesso anno a Caprera, in Italia, ma il ricordo del suo fondamentale contributo all’indipendenza dell’Uruguay, durante i sette anni trascorsi nel Paese dal 1841 al 1848, era ancora vivo.

Mancanza di fondi e l’Uruguay dimentica chi rischiò la vita per la sua indipendenza

Oggi, però, la casa che Giuseppe e Anita Garibaldi abitarono al numero 314 di 25 de Mayo, nella Ciudad Vieja di Montevideo, è chiusa definitivamente dal 2018. La mancanza di fondi necessari per i lavori di restauro ha portato alla sua inagibilità, aggravata da crepe nei muri e infiltrazioni d’acqua dal soffitto. Questo edificio, un tempo casa-museo e custode di cimeli legati all’eroe dei due mondi, non può più accogliere visitatori. Inoltre, Montevideo conserva traccia del legame di Garibaldi con la città anche attraverso documenti storici che attestano la sua iniziazione in una loggia massonica locale.

Stefano Bisi