Tornato ancora una volta a parlare alla nazione, ancora una volta vista sull’orlo di profonde divisioni sociali, politiche ed economiche, Emmanuel Macron sceglie di non rispondere direttamente alle critiche di chi lo accusava di aver causato l’impasse che attanaglia il governo francese.

Michel Barnier si è dimesso dopo esser stato sfiduciato da una mozione congiunta di estrema sinistra ed estrema destra, lasciando vuoto un incarico che assume sempre più i contorni del lavoro ingrato e vilipeso da tanti. Macron, da presidente in carica, promette di restare fino al 2027 per cercare di restituire unità al paese e promette di trovare un nuovo premier al più presto.

Poi lancia l’accusa: “Barnier ha ricevuto la censura, la prima volta in oltre 60 anni, perché l’estrema destra e l’estrema sinistra si sono unite“.

Macron alla Francia: “Governo nei prossimi giorni”

Ogni volta che un capo di stato sceglie di parlare alla nazione si pensa che ci sarà un annuncio importante e che vale la pena di ascoltare. In Francia però ci stanno facendo ormai l’abitudine, considerato quante volte Emmanuel Macron si sia rivolto ai francesi in questo 2024 quasi agli sgoccioli.

Nulla di male in questo, ovviamente, ma il discorso di ieri 5 dicembre 2024 aveva al centro l’ennesimo governo nato male e finito peggio durante la presidenza di Macron: quello di Michel Barnier, l’ex negoziatore UE per la Brexit, caduto dopo circa 90 giorni dal suo insediamento.

Se qualcuno si aspettava già nella serata di ieri un nome è rimasto deluso: ancora una volta Macron ha scelto di prendersi la scena e di dichiarare a tutti – specie ai propri detrattori – che è ancora convinto di poter trovare un esecutivo stabile e che porti la Francia fuori dalla crisi politico-economica che la attanaglia da mesi.

Dopo aver accettato le dimissioni di Barnier, il presidente francese ha voluto subito sgomberare il campo da una voce che ormai lo rincorre da tempo: si dimetterà prima del 2027, data di naturale scadenza della sua presidenza? La risposta è un semplice quanto chiaro no, ma che nasconde forse complessi calcoli politici i cui effetti potranno esser visibili soltanto nei prossimi giorni.

Come nei prossimi giorni Macron ha promesso la scelta di un premier, che avrà l’ingrato compito di elaborare una legge di bilancio che possa piacere un po’ a tutti, non soltanto alle opposizioni di destra o di sinistra. Proposito che poggia ancora una volta sull’idea che il centrismo sia l’unico argine contro gli estremismi rossi e neri e che permetta anche di trovare compromessi che garantiscano l’unità della Francia.

“Destra e sinistra estrema unite contro Barnier”

La colpa della caduta di Barnier non è tanto da ricercarsi nell’azzardo compiuto poco prima delle Olimpiadi estive parigine, con Macron che aveva sciolto il precedente governo (quello di Attal) per scompaginare l’attività politica sia della France Insoumise (la coalizione di sinistra guidata da Jean-Luc Melenchòn) sia del Rassemblement National (quella di destra con a capo Marie Le Pen).

Nonostante questo tentativo, il presidente francese ha pronto il proprio capo espiatorio: proprio quelle due coalizioni di estremismi che si sono unite in un abbraccio quasi sacrilego per bassi interessi politici. Per Macron era necessario che la legge di bilancio fosse approvata in modo da affrontare il 2025 con misure adatte e non copiate dal 2024:

Nonostante le concessioni da lui fatte a tutti i gruppi parlamentari, è stato sfiduciato perché estrema destra ed estrema sinistra si sono unite in un fronte anti-repubblicano, forze che governavano fino a ieri la Francia che hanno scelto di aiutarli. Si sono uniti gli estremisti e i populisti. Agiscono con cinismo e con senso del caos.

I socialisti che hanno ripreso una certa verve con l’ex presidente della Repubblica Francois Hollande sono stati poi accusati non tanto velatamente da Macron di essersi accodati a questo progetto di cambiare il governo, nonostante sapessero bene (come tanti altri) che prima di un anno i francesi e le francesi non potranno tornare alle urne.

I sondaggi sono contro Macron

L’appuntamento è quindi per l’estate del 2025 e la Francia in questo sembra assomigliare molto alla Germania. Anche lì il governo, guidato dalla coalizione semaforo con a capo Olaf Scholz, ormai è da considerarsi attivo solo per il disbrigo degli affari correnti e proprio Scholz si è convinto di andare alle urne fra febbraio e marzo dell’anno prossimo.

I sondaggi teutonici gli assegnano un basso indice di gradimento e lo stesso vale per Macron. Il presidente francese è considerato dai francesi intervistati come il principale responsabile del caos politico e istituzionale che sta mettendo a dura prova la vita di tutti. Macron ha promesso, nel messaggio televisivo di ieri sera, che sarà presentata una “legge ponte” che permetterà di traslare il bilancio del 2024 all’anno successivo.

Gli intervistati citavano fra le criticità da addebitare alla presidenza francese proprio la paura di veder ridotti sussidi sociali, pensioni, prestazioni mediche e così via. Un sondaggio di Odoxa-Backbone Consulting per Le Figaro ha indicato che il 59% dei francesi accetterebbe le dimissioni di Macron, mentre la stessa cifra preferirebbe come premier non un politico schierato ma un tecnico.

I tre punti salienti dell’articolo

  • La crisi del governo Macron e le dimissioni di Barnier: Emmanuel Macron ha affrontato la crisi politica in Francia dopo le dimissioni di Michel Barnier, accusato di aver fallito nel suo breve incarico a causa dell’opposizione unita dell’estrema destra e sinistra. Macron ha dichiarato che non si dimetterà prima del 2027 e ha promesso di nominare un nuovo premier per cercare di riportare stabilità al governo e approvare una legge di bilancio che soddisfi tutte le forze politiche.
  • Unione di estremismi e sfiducia politica: Macron ha accusato l’estrema destra e sinistra di aver unito le forze per minare il governo, causando la caduta di Barnier. Nonostante le concessioni fatte dal presidente, il tentativo di comporre una legge di bilancio per il 2025 è stato ostacolato da questa alleanza tra forze populiste, che Macron ha definito un atto di cinismo e caos politico.
  • Sondaggio negativo e sfiducia pubblica: i sondaggi rivelano una forte disaffezione nei confronti di Macron, con il 59% dei francesi che supporta le sue dimissioni e preferisce un premier tecnico anziché un politico schierato. Nonostante ciò, Macron ha promesso una “legge ponte” per trasferire il bilancio del 2024 al 2025, cercando di navigare attraverso le difficoltà politiche ed economiche che affliggono la Francia.