L’incontro di Chianciano del 3 dicembre 2024, nell’ambito dell’assemblea di Europa Verde, ha mostrato ancora una volta che all’interno del “campo largo” le sensibilità politiche siano diverse a seconda anche degli argomenti in gioco.

C’è sì l’opposizione al governo di Giorgia Meloni, ma dal Movimento 5Stelle a +Europa, dal Partito Democratico ad Alleanza Verdi e Sinistra ci sono tanti argomenti che rischiano di far discutere. L’energia nucleare ne è un esempio e probabilmente uno dei due portavoce di AVS, Angelo Bonelli, avrà il suo bel da fare nel conciliare il no del suo partito con il sì convinto che Azione da tempo mostra sull’argomento.

Il partito di Carlo Calenda non era presente a Chianciano, ma Bonelli aveva promesso un incontro al più presto per discutere di alcuni punti programmatici. Anche il nucleare? Secondo la deputata di Azione Giulia Pastorella è possibile, a patto però che dal lato di Bonelli si smetta di demonizzare senza motivo l’energia nucleare.

Mentre prepara la sua corsa alla segreteria di Azione, “c’è molto entusiasmo tra gli iscritti nel vedere che il partito è plurale, è un bel momento di vitalità“, Pastorella spiega a Tag24 perché è importante che in Italia continui il dibattito su come ampliare le fonti energetiche a disposizione: “Siamo favorevoli al ritorno del nucleare, ma attenzione, al nucleare di adesso per investire adesso in tecnologie che ci permetteranno in futuro di essere più pronti“.

Bonelli incontra Calenda: nucleare sul tavolo?

Alleati sì, ma fino ad un certo punto. Dopo l’incontro di Chianciano, il 3 dicembre 2024, fra AVS, M5S, PD e +Europa, si era parlato molto di due assenze: quelle di Azione e di Italia Viva. Se la mancata partecipazione di Matteo Renzi è un argomento che probabilmente verrà discusso in un futuro prossimo, quella di Carlo Calenda ha comunque sollevato più di un interrogativo.

Perché non era presente quest’ultimo? Uno dei due portavoce di AVS, Angelo Bonelli, aveva promesso a breve un incontro con l’ex ministro dello Sviluppo Economico per discutere di alcuni punti programmatici a suo dire molto importanti e per costruire “un’agenda che metta dentro la giustizia sociale e la giustizia climatica“.

Nulla toglie però che fra Calenda e Bonelli un possibile argomento di scontro e di frizione possa esser proprio rappresentato da quest’ultimo punto: si può raggiungere la giustizia climatica coinvolgendo anche il nucleare di ultima generazione? Per il leader di Azione assolutamente sì, tanto da spingere per un nuovo referendum dopo l’ultimo del 2011, ma da parte dei Verdi c’è un grosso veto al riguardo.

Volendo capire se l’energia nucleare possa davvero servire a ridurre la dipendenza energetica italiana da altre fonti, Tag24 ha sentito Giulia Pastorella, deputata alla Camera per Azione e che di recente ha annunciato la sua candidatura alla segreteria del partito.

Le sue posizioni sono in linea con quelle di Calenda, certo, ma è altrettanto importante sottolineare che quando si apre la possibilità di discussione fra due politici su posizioni opposte riguardo il nucleare si possa anche scoprire che nel partito di Bonelli esistono anche posizioni più “sfumate”:

Penso che il dialogo sia giusto e che sia giusto farlo anche con le opposizioni, perché siamo insieme all’opposizione del governo Meloni e sul tema energetico il governo Meloni ha fatto delle aperture che ci portano a pensare che ci troveremo più d’accordo con quelle posizioni che con quelle di Bonelli… Le “nuove generazioni” di Verdi sono più possibiliste sul nucleare perché capiscono che ha emissioni molto ridotte rispetto alle altre: io credo che un dialogo possa essere interessante per capire se queste posizioni minoritarie possano convincere che è nell’interesse dell’ambiente che gli sforzi sul nucleare vadano avanti.

L’immagine quindi dei Verdi compatti in toto contro l’energia nucleare ne esce parzialmente modificata, scoprendo così che esiste anche la possibilità di coinvolgere persone interessate ad ampliare le possibilità energetiche dell’Italia.

Pastorella, a tal proposito, ci tiene a precisare che l’attività di Azione mira a rispondere a quell’esigenza di diversificazione delle fonti d’energia che grossi eventi esterni (come una guerra) rischiano di modificare pesantemente. Realisticamente parlando, non esiste alcun modo per esser totalmente autosufficienti, ma la deputata del partito di Calenda ritiene che il tutto sia in nome di un più alto interesse nazionale:

Le centrali sono dei luoghi molto sicuri e con protocolli estremamente aggiornati: è ovvio che sono impianti di costruzione non immediata, ma è anche vero che il tema energetico è all’ordine del giorno e non sparirà domani. Importiamo già nucleare dagli altri paesi, quindi tanto vale… Non andrei a parlare di indipendenza, ma di minor dipendenza: non saremo mai in grado di fare tutto da soli, ma una minor dipendenza dovrebbe essere l’obiettivo di qualunque governo.

Pastorella: “Sì ad un mix energetico con il nucleare”

Da questo punto di vista la possibilità aperta dal ministro dell’Industra e del Made in Italy Adolfo Urso e da quello dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin suona come un possibile cambio di paradigma che in futuro potrebbe rappresentare una sorpresa per l’Italia.

La raccolta di firme, promossa da Azione e Radicali Italiani, per portare in Parlamento la legge di iniziativa popolare sul nucleare in Italia a fine ottobre aveva raccolto 50mila firme, segnalando un certo interesse dell’opinione pubblica italiana.

La deputata di Azione, ricordando come la raccolta firme sia partita proprio su impulso anche del suo partito, puntualizza anche che non si vuole fare tabula rasa di tutti quegli avanzamenti che l’Italia ha fatto sul fronte delle rinnovabili:

Azione è tra i proponenti dell’iniziativa e stiamo raccogliendo le firme e quindi non solo siamo d’accordo ma siamo anche quelli che l’hanno ideata. Siamo favorevoli al ritorno del nucleare, ma attenzione, al nucleare di adesso, con le tecnologie esistenti e non parlando di future nuove generazioni: noi stiamo parlando delle generazioni che già esistono e non solo dei piccoli reattori (il ministro Urso ne parla sempre).

Pur con frequenti stop dettati da ricorsi giudiziari e non (si pensi alla Sardegna e all’installazione di nuovi impianti eolici), dare la possibilità ai cittadini e alle cittadine italiane di non subire le fluttuazioni di prezzi derivanti dall’appoggiarsi soltanto ad alcuni produttori di gas o petrolio (Tunisia, Azerbaigian, Algeria e così via) serve anche a proteggerli da possibili scossoni futuri come un grosso conflitto:

È bene prepararsi adesso, investire adesso in tecnologie che ci permetteranno in futuro di essere più pronti: questo non toglie che il nucleare debba far parte di un mix, solo nucleare sarebbe folle, tutti gli investimenti in rinnovabili vanno benissimo, ma non bastano, non sono costanti per la loro natura. Ne abbiamo bisogno non solo per l’indipendenza energetica, ma anche per i prezzi: con il nucleare il costo sarebbe molto inferiore.

Pastorella ha fatto riferimento qui alla guerra fra Ucraina e Russia, ma si può anche pensare agli attacchi dei ribelli Houthi nello stretto di Bab el-Mandeb che costringono molte navi cargo a deviare le loro rotte spendendo quindi molto di più per le assicurazioni di nolo.

“Basta paura popolare sull’energia nucleare”

Il ragionamento di Pastorella si conclude con una richiesta che potrebbe anche somigliare ad un monito: non serve che continui la disinformazione sull’energia nucleare che porta solamente a spaventare le persone senza informare realmente. La sicurezza derivante dagli elevati standard di sicurezza, affinatisi anche dopo eventi come quelli di Fukushima, sono solo una parte di un discorso più ampio che coinvolge anche il futuro energetico dell’Italia.

Spesso uno degli argomenti che viene usato contro la nuova costruzione di centrali nucleari in Italia, oltre al fatto di ribaltare i referendum degli anni ’80, è che la sicurezza degli impianti ha un costo che cambia negli anni anche a seconda dei materiali impiegati nella costruzione.

Sicurezza che poi porta anche poi alla questione di come smaltire le scorie nucleari, cosa che ha sicuramente un impatto sui costi finali. E proprio tornando a Calenda e Bonelli, uno dei due portavoce di AVS tempo fa aveva proprio chiesto all’ex ministro come avrebbe voluto finanziare i nuovi impianti:

Ribadisco la richiesta: Calenda spieghi dove prenderà i soldi per realizzare le centrali nucleari considerato che i francesi che hanno iniziato nel 2006 la costruzione della centrale di Flamanville i lavori non sono ancora terminati e il costo è passato da 3,6 mld di € a 18 mld.

Secondo Pastorella la questione è mal posta e non porta ad un vero e proprio dibattito utile sul tema. Da tempo infatti si discute di riportare molte linee di produzione o in Europa o in paesi amici evitando così di appoggiarsi troppo sia alla Cina che agli Stati Uniti: questi due paesi in molti casi posseggono quelle risorse critiche sia per l’energia nucleare che per quelli rinnovabili.

In entrambi i casi potrebbe quindi aggravarsi una dipendenza non soltanto energetica, ma anche tecnologica, senza che l’Italia ne tragga poi effettivi vantaggi:

Neanche i materiali che si usano per le rinnovabili sono tutti reperibili in Italia, anzi: se l’obiezione è che per trovare i materiali, nel senso l’uranio e i materiali radioattivi che servono alle centrali, serve andare fuori dall’Italia, mi vien da dire che allora non dovremmo fare nemmeno i pannelli fotovoltaici perché sono prodotti in Cina e certo non con materiale italiano…! È un mito che andrebbe sfatato che queste centrali siano meno sicure di altre maniere per la produzione d’energia: fomentare la paura popolare non ha assolutamente senso.

I tre punti salienti dell’articolo

  • Divergenze politiche sul nucleare: durante l’incontro di Chianciano (3 dicembre 2024), sono emerse le divergenze all’interno del “campo largo” sull’energia nucleare. Mentre partiti come Azione sono favorevoli al ritorno del nucleare, i Verdi, rappresentati da Angelo Bonelli, restano contrari, creando potenziali tensioni. Tuttavia, alcune frange dei Verdi si mostrano più possibiliste, riconoscendo il basso impatto ambientale delle nuove tecnologie nucleari.
  • Azione e la diversificazione energetica: Giulia Pastorella di Azione ha ribadito la necessità di un mix energetico che comprenda il nucleare, al fine di ridurre la dipendenza energetica e i costi, soprattutto in un contesto di incertezze globali. Pur sostenendo le rinnovabili, ha sottolineato che non sono sufficienti da sole per garantire la sicurezza energetica.
  • Sicurezza e disinformazione sul nucleare: Pastorella ha criticato la disinformazione sul nucleare, sottolineando i progressi tecnologici che hanno migliorato la sicurezza degli impianti. Ha anche ribadito che, come per le rinnovabili, anche l’uranio per il nucleare non è esclusivamente disponibile in Italia, smontando l’idea che il nucleare comporti una dipendenza maggiore rispetto ad altre fonti energetiche.