C’è una svolta nel caso di Angela Petrachi, la 31enne madre di due figli scomparsa il 26 ottobre 2002 a Melendugno e trovata morta l’8 novembre successivo in un boschetto di Borgagne, nel Leccese. Recentemente, la Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro ha accolto l’istanza di revisione del processo a carico di Giovanni Camassa, l’agricoltore di 57 anni condannato in via definitiva per l’omicidio dopo una prima sentenza di assoluzione. L’uomo si è sempre proclamato innocente. Abbiamo parlato della sua situazione con il suo avvocato, Ladislao Massari.

Giovanni Camassa, il lungo iter prima della revisione

“Tutto è iniziato nel 2017, quando la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Lecce, consentendo alla difesa di esaminare i reperti relativi all’omicidio di Angela Petrachi, inclusi i suoi indumenti e una serie di oggetti rinvenuti sul luogo del delitto”, spiega l’avvocato Massari. “Da quel momento, sono state avviate le prime indagini genetiche”.

“Nel 2019 abbiamo presentato una prima istanza di revisione, ma la Corte d’Appello di Potenza l’ha dichiarata inammissibile, sostenendo che le prove da noi portate non costituissero un elemento di novità”, aggiunge. “Così, nel 2021, abbiamo chiesto nuovamente di poter rianalizzare i reperti, questa volta per applicare nuove tecniche di indagine genetica”.

“Ad indicarcele era stato il professor Adriano Tagliabracci, uno dei massimi esperti di genetica forense in Italia. Le nuove analisi sono state condotte in contraddittorio con il procuratore generale presso la Corte d’Appello di Lecce, che ha nominato un proprio consulente, il maggiore Rapone, a sua volta persona autorevole in materia”.

“Entrambi hanno concordato sul metodo scientifico da adottare”, prosegue l’avvocato. “Alla fine, sono state isolate dai reperti tracce di Dna che nelle indagini originali non erano state rilevate. Questo ha messo in discussione la tesi secondo la quale l’impossibilità di rivelare il Dna fosse dovuta alle condizioni del corpo della vittima, trovato dopo 13 giorni in campagna”, prosegue.

Le nuove prove e l’ok della Corte di Catanzaro

“Il primo dato di novità emerso – spiega – è che sui reperti non è stato trovato il Dna di Camassa. È stato trovato, invece, un profilo di Dna compatibile con quello di un soggetto già indagato all’epoca dei fatti. Sulla base di questi due elementi, accompagnati da altre prove favorevoli a Camassa, abbiamo presentato una nuova istanza di revisione alla Corte d’Appello di Potenza, chiedendo la riapertura del procedimento”.

Dopo un primo rifiuto e un ricorso in Cassazione, è arrivata la svolta: la Corte d’Appello di Catanzaro, a cui erano stati trasmessi gli atti, “ha dichiarato ammissibile l’istanza, aprendo ufficialmente la fase del giudizio di revisione”. Il processo avrà inizio il 27 gennaio 2025. “La Corte – spiega ancora l’avvocato Massari – valuterà se disporre una perizia genetica volta a verificare la validità delle conclusioni raggiunte dai consulenti della difesa e dell’accusa, e se avviare altri indagini”.

La condanna all’ergastolo e la speranza di giustizia

Giovanni Camassa è stato condannato all’ergastolo in via definitiva nel 2012. Da 12 anni, quindi, sta scontando la pena. La revisione del processo a suo carico rappresenta un passo importante. “C’è soddisfazione per il risultato”, ha commentato il suo difensore. “La determinazione con cui abbiamo sostenuto le nostre tesi, con continui rimbalzi davanti alla Corte di Cassazione, ha dato i suoi frutti”.

E ha aggiunto: “Questa è la prova che un condannato ha il diritto di chiedere la rivalutazione della propria posizione, soprattutto quando, come in questo caso, ci si trova di fronte a un processo basato su indizi”. In primo grado il suo assistito fu assolto “per non aver commesso il fatto”; la “sentenza è poi stata ribaltata in Appello”. “Ciò dimostra già, a nostro avviso, la debolezza dell’impianto indiziario che ha portato alla condanna”, spiega Massari.

Che poi ci tiene a ricordare: “Essendosi sempre professato innocente, Camassa non ha potuto ottenere alcun beneficio penitenziario, alcun permesso premio, pur essendo ormai nei termini. La magistratura di sorveglianza, infatti, ritiene che un condannato che si proclama innocente non sia pronto, che non stia aderendo a un percorso di risocializzazione e rieducazione. La Corte di Catanzaro ha già dato prova di grande attenzione ai diritti del condannato, mi auguro che i nuovi approfondimenti possano far emergere l’estraneità ai fatti di Giovanni“, conclude.

Secondo l’accusa, dopo aver incontrato la vittima, Camassa l’avrebbe violentata, strangolandola con i suoi stessi slip. Da sempre, però, l’uomo sostiene di essere vittima di un errore giudiziario. La revisione sarà la sua occasione per dimostrarlo.

L’omicidio di Angela Petrachi e i nuovi sviluppi

  • Svolta nel caso di Angela Petrachi: Giovanni Camassa, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Angela Petrachi nel 2002, ha ottenuto la revisione del processo grazie a indagini genetiche che hanno rilevato l’assenza del suo Dna sui reperti e la presenza di un profilo compatibile con un altro uomo.
  • Iter della revisione: dopo un lungo percorso legale, la Corte di Catanzaro ha ammesso l’istanza di revisione presentata dalla difesa del condannato, avviando ufficialmente il giudizio. Il processo si aprirà il 27 gennaio 2025.
  • La speranza di giustizia: Camassa, che ha sempre proclamato la sua innocenza, non ha mai ottenuto benefici penitenziari. La revisione rappresenta, secondo l’avvocato Massari, un’opportunità per dimostrare la sua estraneità ai fatti.

È ciò che hanno provato a fare, di recente, anche Olindo Romano e Rosa Bazzi.