Può sembrare strano, ma i contributi versati prima e dopo il 1996 influiscono in modo diverso sul calcolo della pensione di vecchiaia anche nel 2025. L’accesso alla prestazione economica, con il requisito anagrafico fissato a 67 anni (che oggi, forse, incute meno timore), è condizionato dal possesso di almeno 20 anni di contributi e da altre condizioni.

La legge di bilancio 2025 sta prendendo forma e introduce novità nel sistema previdenziale. Per l’anno prossimo, i requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia dipenderanno in gran parte dalla data del primo versamento contributivo: prima o dopo il 1° gennaio 1996.

Non è una novità che il sistema pensionistico italiano sia influenzato da diversi fattori, ma questa distinzione tra contributi pre e post 1996 può avere un impatto significativo sull’età pensionabile e sull’importo finale della pensione.

Per approfondire questi aspetti e capire nel dettaglio quali siano i requisiti necessari per accedere alla pensione di vecchiaia, ti invitiamo a guardare il video “Quali sono i Requisiti per ottenere la Pensione di Vecchiaia?” pubblicato da Daniele Stroppiana, l’Assicuratore senza Sorprese. Nel video vengono spiegate in modo chiaro e semplice tutte le condizioni aggiornate per il 2025.

Pensione di vecchiaia 2025: perché il 1996 è una data cruciale?

Non bisogna dimenticare che, prima del 1996, l’INPS calcolava la rendita delle pensioni basandosi essenzialmente sugli ultimi stipendi percepiti dal lavoratore, utilizzando il cosiddetto sistema retributivo.

Un approccio che garantiva che la pensione fosse un traguardo sicuro al termine del ciclo lavorativo. Andare in pensione con il sistema retributivo era rassicurante e vantaggioso, poiché permetteva di ottenere un importo pensionistico quasi equivalente allo stipendio, con variazioni minime o insignificanti.

Proprio per questo motivo, molti lavoratori pianificavano attentamente la propria carriera, intensificando l’attività lavorativa negli ultimi anni.

Con la riforma Dini, è stato introdotto il sistema contributivo. A partire dal 1996, gli stipendi non influenzano più direttamente l’importo della pensione, che dipende quasi esclusivamente dalla regolarità dei versamenti contributivi effettuati durante la carriera lavorativa.

Come spesso riportato da Tag24.it, la pensione calcolata con il sistema contributivo, in molti casi, crea difficoltà economiche ai pensionati.

Infatti, l’importo finale si basa esclusivamente sui contributi effettivamente versati, penalizzando chi ha percepito stipendi bassi o ha avuto una carriera lavorativa discontinua.

Di seguito, alcuni esempi:

  • Maria: se ha iniziato a lavorare nel 1994, accumulando anzianità contributiva prima del 1996, la sua pensione sarà calcolata in parte con il sistema retributivo (per i versamenti effettuati fino al 1995) e in parte con il sistema contributivo (per i versamenti dal 1996 in poi).
  • Luca: se ha iniziato a lavorare nel 1998, accumulando anzianità contributiva dopo il 1996, la sua pensione sarà calcolata interamente con il sistema contributivo.

Regole per chi ha contributi versati prima del 1996

Il programma per l’accesso alla pensione di vecchiaia prevede diversi scenari. I lavoratori con contributi accreditati prima del 1996, ad esempio, possono andare in pensione a 67 anni con almeno 20 anni di contributi.

Tuttavia, sebbene possa sembrare una regola uniforme, non è sempre così: esistono condizioni particolari che riducono sensibilmente i requisiti per l’accesso alla pensione di vecchiaia. In alcuni casi, queste condizioni permettono di usufruire di regole più favorevoli.

Consideriamo i seguenti esempi:

  • Maria: se dispone di un montante contributivo di almeno 15 anni, con versamenti effettuati entro il 1992, può richiedere l’accesso alla pensione a 67 anni senza dover raggiungere i 20 anni di contributi previsti dalle regole ordinarie.
  • Luca: se ha ottenuto il riconoscimento di un’invalidità civile superiore all’80% dalla commissione INPS, può accedere alla pensione con un’età ridotta: 56 anni per le donne e 61 per gli uomini (valido fino al 2026).

Non è tutto: chi svolge attività lavorative particolarmente gravose, come gli impieghi nell’edilizia o nei trasporti, può beneficiare di agevolazioni. In questi casi, l’età pensionabile scende a 66 anni e 7 mesi, mentre il requisito contributivo minimo sale a 30 anni di versamenti.

Vediamo alcuni casi concreti:

  • Maria: se ha iniziato una carriera lavorativa stabile come operaia nel 1980, nel 2025 avrà accumulato un montante contributivo di 45 anni e potrà accedere alla pensione senza limitazioni.
  • Luca: se la sua carriera lavorativa è stata caratterizzata da interruzioni e ha accumulato solo 17 anni di contributi, non potrà accedere alla pensione di vecchiaia ordinaria, a meno che non rientri in una categoria speciale, come quella prevista per i contributi ridotti accreditati prima del 1992.

Regole per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996

È importante, tuttavia notare, che chi ha iniziato la propria carriera lavorativa dopo il 1° gennaio 1996, accumulando anzianità contributiva esclusivamente a partire da tale data, rientra nel sistema contributivo puro.

Dal punto di vista pratico, l’età pensionabile è fissata a 67 anni, con un minimo di 20 anni di contributi versati. Tuttavia, vi è una condizione imprescindibile: l’importo dell’assegno pensionistico non deve essere inferiore a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale, considerato dalla normativa vigente come la soglia minima di vivibilità.

Nel caso in cui tale soglia non venga raggiunta, il lavoratore si troverà in una situazione delicata. Infatti, l’accesso alla pensione di vecchiaia sarà rinviato fino al compimento di 71 anni, purché siano stati versati almeno 5 anni di contributi effettivi (escludendo i contributi figurativi, come quelli derivanti da maternità o periodi di disoccupazione).

Analizziamo i seguenti scenari:

  • Maria: se ha iniziato a lavorare nel 2000 e ha percepito redditi medi durante la sua carriera lavorativa, potrà accedere alla pensione a 67 anni con un assegno proporzionato ai contributi versati.
  • Luca: se il suo percorso lavorativo è stato caratterizzato da redditi molto bassi, tali da non permettergli di raggiungere l’importo minimo richiesto (1,5 volte il trattamento minimo), dovrà attendere il compimento di 71 anni per ottenere la pensione.

In conclusione, le regole per la pensione di vecchiaia per il 2025 sono complesse. Per comprendere appieno se e come accedere alla pensione, è consigliabile rivolgersi a un professionista in ambito previdenziale, che possa offrire una consulenza personalizzata.

Per maggiori dettagli sui requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia e sulle novità introdotte, si rimanda alla pagina ufficiale dell’INPS