Negli ultimi giorni il futuro di Stellantis è al centro del dibattito politico italiano. Ci sono volute le dimissioni a sorpresa dell’ad Tavares e i continui blocchi produttivi negli stabilimenti nazionali, prima che il problema diventasse oggetto di un serio dibattito politico.

L’industria automobilistica europea sta vivendo in questi mesi una crisi annunciata che l’Italia non ha visto arrivare finendone travolta. Le dichiarazioni di Governo, opposizioni e sindacati riflettono le incertezze e le tensioni di una situazione che potrebbe avere conseguenze potenzialmente devastanti sull’occupazione e sull’economia nazionale.

A parte poche voci critiche, arrivate in anticipo sugli altri, come quella del leader di Azione Carlo Calenda, per mesi sia al Governo che all’opposizione, si è preferito non vedere o comunque dare per buone le rassicurazioni dell’azienda.

Stellantis, la prima fabbrica d’Italia, è l’emblema della crisi che sta attraversando il settore automobilistico, una crisi che ha diverse matrici: delocalizzazione delle attività produttive, mancanza di investimenti nell’innovazione tecnologica e indifferenza verso il futuro della forza lavoro.

Stellantis, come il Governo sta affrontando la crisi?

Cosa fa il Governo? Attende John Elkann in Parlamento e intanto minaccia di chiudere i rubinetti dei finanziamenti.

“Come ha già ribadito Giorgia Meloni il sostegno dello Stato deve andare a chi garantisce livelli occupazionali e produce in Italia. Con Fratelli d’Italia non ci saranno più miliardi regalati a chi delocalizza o licenzia come avvenuto in passato. L’Italia e gli interessi italiani tornano protagonisti.”

Ha dichiarato la deputata di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli ribadendo l’intenzione del Governo di tagliare i finanziamenti pubblici all’azienda guidata da John Elkann.

Il presidente del gruppo, nipote di Gianni Agnelli, è atteso il 17 dicembre al Ministero del Made in Italy per un vertice con il ministro Adolfo Urso.

Crisi che secondo la Lega è soprattutto conseguenza delle politiche europee di green deal che hanno fissato al 2035 lo ‘spegnimento’ dei motori a combustione interna per la conversione delle auto all’elettrico. Una normativa che starebbe distruggendo l’industria automobilistica europea e rischia di penalizzare i produttori italiani.

“La Lega chiede a Elkann di venire a riferire alla Camera e spiegarci quali sono le intenzioni di Stellantis sulla tutela dei lavoratori e della produzione di Stellantis nel nostro paese. Dobbiamo tristemente prendere atto che abbiamo sempre avuto ragione, la scelta dell’Europa di impedire la produzione di motori tradizionali nel 2035 sta distruggendo tutta l’industria dell’automotive nel nostro continente.”

Ha dichiarato il capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari che ha sollevato il problema delle politiche europee che hanno avuto, e stanno sicuramente avendo, un ruolo determinante nella crisi del settore automobilistico in tutta Europa.

La critica alla transizione verso l’elettrico imposta dall’UE agli stati membri è un elemento che trova d’accordo tutti i partiti di maggioranza, il che di questi tempi è di per sé una notizia.

Fratelli d’Italia è decisa ha chiedere una revisione delle direttive per salvaguardare il lavoro, mentre Forza Italia ha annunciato che sosterrà la proposta del PPE di revisionare il regolamento europeo che prevede lo stop ai motori diesel e benzina dal 2035.

La sinistra va nelle fabbriche: le accuse al Governo

C’è una cosa che in questo momento accomuna l’opposizione e la maggioranza, ovvero, l’invito a Elkann a riferire con urgenza in Parlamento. Invito che come tutte le altre volte in passato il presidente di Stellantis non ha ancora accolto.

Angelo Bonelli, leader di Avs, ha duramente criticato la decisione di Stellantis di ridurre la produzione in Italia e di concentrarsi su delocalizzazioni in altri paesi, sottolineando come ciò stia minando il settore automobilistico italiano. In particolare, Bonelli ha denunciato la rinuncia da parte del gruppo automobilistico alla sfida dell’innovazione tecnologica, che comprende la transizione verso l’auto elettrica e l’evoluzione verso motori più ecologici.

“La beffa è che mentre Carlos Tavares, CEO di Stellantis, riceve una buonuscita di oltre 100 milioni di euro, l’Italia sta vivendo una crisi economica e sociale senza precedenti, con migliaia di lavoratori in bilico”.

Bonelli ha, quindi, lanciato una richiesta urgente a John Elkann, presidente di Stellantis, affinché venga in Parlamento a spiegare le future strategie del gruppo, soprattutto per quanto riguarda la protezione dei posti di lavoro e il piano di sviluppo tecnologico in Italia.

Le concordanze, però, finiscono qui dal momento che l’opposizione di centrosinistra attacca il Governo su più fronti. Centrosinistra che è ritornato nelle fabbriche.

Il leader del Movimento5Stelle, Giuseppe Conte si è recato allo stabilimento Stellantis di Pomigliano d’Arco dove 400 operai della ditta Trasnova a rischio licenziamento per il mancato rinnovo della commessa da parte del colosso automobilistico, stanno protestando da giorni.

Nello stabilimento di Pomigliano la produzione si fermerà dall’11 dicembre all’8 gennaio utilizzando cassa integrazione, ferie e festività.

Non va meglio a Melfi dove si è recato il deputato del Partito Democratico Enzo Amendola. Lo stabilimento lucano vive da mesi nell’incertezza. Qui già si lavora solo due giorni alla settimana su un turno solo. L’attività produttiva sarà sospesa dal 23 dicembre all’8 gennaio

“Dalla parte di lavoratori e sindacati dello stabilimento Stellantis di Melfi e dell’indotto. Servono risposte concrete. Bardi e la destra lucana sostengano il nostro emendamento contro il taglio del fondo automotive di 4,6miliardi, se hanno a cuore il futuro della Basilicata.”

ha scritto Amendola su X facendo riferimento al taglio in Manovra da parte del Governo Meloni di 4,6 miliardi al fondo automotive. Il taglio dei fondi per l’automotive è una delle principali critiche rivolte dal centrosinistra al Governo. Pronti diversi emendamenti per chiedere il ripristino del fondo nella legge di Bilancio.

Natale in Cig per migliaia di lavoratori

Se i lavoratori di Pomigliano e Melfi passeranno il Natale a casa, non andrà meglio per gli operai degli altri due stabilimenti italiani. A Mirafiori, stabilimento simbolo dell’ex Fiat, lo stop della produzione va avanti a singhiozzi da settembre e si protrarrà fino all’8 gennaio per il reparto carrozzerie.

A Cassino la chiusura non è ancora ufficiale, ma probabilmente inizierà già dalla seconda settimana di dicembre fino a dopo l’Epifania

Le prossime settimane saranno cruciali per comprendere quale direzione prenderà l’azienda e quali mosse metterà in atto il governo per tutelare il settore. Settimane che gli operai trascorreranno a casa, in cassa integrazione senza certezze per il futuro.

Conclusioni

L’industria automobilistica italiana sta affrontando una delle sfide più complesse della sua storia, con l’incertezza riguardo alle politiche di Stellantis, le pressioni europee per la transizione verde e la minaccia della delocalizzazione.

Politici, sindacati e lavoratori chiedono risposte concrete e strategie a lungo termine per garantire un futuro prospero e sostenibile per il settore in Italia. La parola ora passa a Stellantis e al governo italiano, che dovranno affrontare una crisi economica e sociale senza precedenti, con l’occupazione e il futuro dell’industria automobilistica in gioco.