Sono passati sei mesi dalla scomparsa di Giancarlo Pari, avvenuta a Rimini, in Emilia-Romagna il 3 giugno 2024.
Nonostante il lungo periodo d’incertezze e l’assenza di risposte concrete, i familiari continuano a lottare per scoprire la verità, senza perdere la speranza.
Settantasette anni, affetto da una lieve forma di alzheimer, Pari era una figura benvoluta da tutti nella comunità riminese, noto ai più per il suo carattere solare.
La mattina della sparizione, si era recato con la moglie in una struttura sanitaria per una visita medica.
Dopo aver concluso gli accertamenti, i coniugi si erano temporaneamente separati: la donna si era diretta a svolgere alcune commissioni, mentre lui aveva espresso l’intenzione di raggiungere la tabaccheria di famiglia, per salutare i figli, come era sua abitudine.
Da quel momento, però, dell’anziano si sono perse le tracce. Non è mai giunto al negozio e, preoccupati dalla sua prolungata assenza, i familiari hanno immediatamente denunciato la sua scomparsa alla forze dell’ordine, nella speranza di ritrovarlo sano e salvo al più presto.
Le prime ricerche dell’uomo sono durate solo quattro giorni e, nonostante numerose segnalazioni di avvistamenti nella vicina Riccione, non hanno portato a risultati concreti.
Nel mese di luglio, sono intervenuti privati e associazioni specializzate per supportare le operazioni.
Tra questi, il Comitato Scientifico Ricerca Scomparsi OdV, l’associazione Kronos (guardie ambientali e zoofile), l’U.C.S. Romagna con le proprie unità cinofile e il PFS San Marino.
Grazie al loro contributo, le ricerche si sono estese ad aree più difficili da esplorare, tra cui il tratto del fiume Marecchia, rimasto inesplorato per oltre trenta giorni.
Questo intervento ha permesso di scandagliare con maggiore accuratezza la zona che inizialmente era trascurata, ampliando le possibilità di ottenere indizi sul destino dell’uomo.
Il 26 settembre 2024, nel pomeriggio, avviene una macabra scoperta: viene ritrovato il cadavere decomposto di una persona lungo il Rio Melo, il fiume che attraversa Riccione.
La segnalazione è stata effettuata al 112 da alcuni testimoni che si trovavano nella zona in quel momento. Sul posto intervenuti i carabinieri e i vigili del fuoco, che hanno avviato tutte le procedure del caso.
Secondo le ultime indiscrezioni, il corpo senza vita potrebbe appartenere a Giancarlo Pari.
Tuttavia, solo l’esame del DNA potrà confermare con certezza l’identità della persona deceduta.
Tag24 ha intervistato in esclusiva Rosj Pari, figlia di Giancarlo, per fare il punto sugli sviluppi di questa drammatica vicenda e appartengono alla viva voce della donna.
Intervista a Rosj Pari, figlia del 77enne scomparso
“Il corpo è stato ritrovato sotto il ponticello di Viale Venezia a Riccione, trasportato dalla forza dell’acqua, durante i giorni dell’alluvione”, racconta Rosj Pari, in rappresentanza dei familiari e dei restanti figli di Giancarlo.
“Le segnalazioni che ho ricevuto e di cui le avevo parlato nelle precedenti interviste su Giancarlo Pari a Tag24, avvenute negli scorsi mesi, provenivano tutte da Riccione. Diversi testimoni lo avevano visto proprio in via Venezia” prosegue caustica.
“La polizia municipale, che è l’ente incaricato di visionare le telecamere comunali, aveva scritto negli atti che il signor Pari non era mai passato di lì. Tuttavia, i testimoni affermano di averlo visto intorno alle 16:00 del pomeriggio. Com’è possibile?” spiega.
Il cadavere potrebbe appartenere a Giancarlo Pari
“Proprio ieri, tre dicembre, ho chiamato la Questura per avere informazioni, visto che sono passati più di due mesi. Il corpo è stato ritrovato il 26 settembre 2024 e volevo sapere da loro qual è la situazione” continua Rosj.
“I carabinieri hanno effettuato due solleciti e ora il caso è nelle mani dei R.I.S. (Raggruppamento Investigazioni Scientifiche) di Parma. Al momento, noi familiari non sappiamo ancora se la procedura è stata attivata dal centro di analisi forense, non c’è alcuna notizia a riguardo”.
“Ci sono persone che hanno dovuto aspettare uno o due anni per scoprire l’identità di un loro caro… È un’attesa troppo lunga” conclude.
“Le analisi potrebbero slittare al 2025. Vogliamo la verità”
“Siamo preoccupati e addolorati da giugno. Dopo sei mesi, dobbiamo ancora aspettare una risposta per scoprire l’identità di un corpo?”, spiega la donna.
“Ci è stato detto che al momento ci sono altre urgenze, ma anche noi familiari, abbiamo diritto a sapere se si tratti o meno di nostro padre” prosegue.
“Infine, visto che siamo a dicembre, con l’arrivo delle feste natalizie, mi è stato riferito che tutto potrebbe slittare all’inizio dell’anno nuovo…”
“Vogliamo sapere i risultati del DNA al più presto. Io, tutti i familiari, amici e conoscenti vogliamo arrivare alla verità e non ci arrenderemo fino a quando non avremo una risposta” continua.
“L’unico elemento riconducibile a mio padre sono le scarpe ritrovate sul defunto della New Balance, ma converrà con me che tutti ormai indossano quel marchio… e potrebbe non trattarsi di lui” continua.
“Le istituzioni ci aiutino e non ci dimentichino. Abbiamo bisogno del loro supporto, ora più che mai. Mettetevi una mano sulla coscienza” conclude.
Rosj Pari non è il primo familiare a lamentare i lunghi ritardi nelle analisi dei test del DNA di un proprio parente.
Ritardi nelle analisi del DNA: il timore di Rosj Pari, come accaduto a Carabellò
Un caso simile è quello di Biagio Carabellò, scomparso a Bologna nel 2015.Il corpo dell’ex maestro, un tempo residente al quartiere Bolognina, è stato ritrovato nel marzo 2021 in un canale di scolo delle zone limitrofe.
La notizia fu segnalata, all’epoca dei fatti, alla trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?” che ha lavorato sul caso dal giorno uno.
Le indagini iniziali non hanno portato a risultati rapidi e e le analisi sul cadavere sono proseguite fino a novembre 2023, quando finalmente le forze dell’ordine hanno concesso il nullaosta per il funerale, restituendo la salma alla famiglia.
La paura della figlia di Giancarlo è che, come accaduto in questa tragica vicenda, le risposte arrivino troppo tardi, facendo vivere a lei e alla sua famiglia una sofferenza interminabile.
Inoltre, l’attesa per le analisi del DNA e le lunghe procedure burocratiche sollevano interrogativi sulla necessità di una riforma concreta delle tempistiche e delle modalità di gestione dei casi di persone scomparse, al fine di evitare simili drammi familiari.