“Anche ammesso che sia stato Louis Dassilva a compiere l’omicidio, non si può escludere che qualcun altro sia intervenuto sulla scena”, ha dichiarato a Tag24 l’avvocata Monica Lunedei, legale, insieme al collega Marco Lunedei, dei tre figli di Pierina Paganelli, la 78enne uccisa con 29 coltellate nel sottoscala del condominio in cui viveva, al civico 31 di via del Ciclamino, a Rimini.
Era la sera del 3 ottobre 2023. In carcere con l’accusa di omicidio è finito il vicino di casa 34enne di origini senegalesi che, secondo l’accusa, avrebbe agito per coprire la relazione extraconiugale che da qualche mese intratteneva con la nuora della vittima, Manuela Bianchi, all’insaputa della moglie Valeria Bartolucci. Ma restano numerosi i punti da chiarire.
L’omicidio di Pierina Paganelli e l’ipotesi di un complice
Secondo le ricostruzioni, Pierina Paganelli fu uccisa la sera del 3 ottobre 2023 nel sottoscala del condominio in cui viveva, al ritorno da un incontro dei Testimoni di Geova. Aveva appena parcheggiato la sua Fiat Panda nel box auto e, mentre si dirigeva verso l’ascensore, fu colta di sorpresa tra due porte tagliafuoco.
“Un luogo estremamente angusto e buio, se si considera che, quella sera, la lampadina che di solito illumina il vano in questione non funzionava”, spiega l’avvocata Lunedei. “Il corpo della vittima è stato spostato e i capelli pettinati all’indietro. La borsa, contenente un tablet, il portafogli, un pacchetto di fazzoletti e altri effetti personali, è stata ricomposta (gli oggetti rimessi al suo interno dopo essere caduti, ndr), mentre gli indumenti sono stati tagliati con una lama pulita”.
Tutti elementi che, anche alla luce delle tempistiche ridotte che il killer avrebbe avuto per darsi alla fuga – considerando che “qualcuno poteva essere stato attirato dalle urla” dell’anziana – fanno pensare, secondo l’avvocata, che “l’esecutore materiale del delitto non fosse solo o che comunque altre persone siano intervenute successivamente sulla scena”.
“Bisogna pensare che i soccorsi furono allertati 10 ore dopo i fatti. C’era tutto il tempo, quindi, per mettere in atto un possibile depistaggio”, prosegue la legale. “Le parti intime della vittima erano esposte: qualcuno ha pensato, in modo maldestro, di simulare un’aggressione sessuale, che è poi stata categoricamente esclusa”.
“L’impianto accusatorio ci convince, ma Dassilva potrebbe non aver avuto interesse a profanare il cadavere”, ha chiarito. “La presenza di diversi Dna sulla scena corrobora questo nostro pensiero“, ha aggiunto.
La questione dei Dna rinvenuti sulla scena del crimine
All’appello non ci sono solo i due Dna femminili isolati sugli abiti della vittima – uno sulla maglia, sotto l’ascella e l’altro sulla gonna, all’altezza della vita -, ma anche tre Dna maschili. A spiegarlo è, ancora, l’avvocata Lunedei.
“Uno era sugli oggetti personali di Dassilva – un coltellino e i suoi indumenti -, ed è quindi lecito pensare che appartenga a lui. Uno era sugli effetti personali della vittima, all’interno della borsa, mentre l’ultimo è stato estrapolato da alcune tracce rinvenute sulla parete del garage”, dichiara.
“Tutti questi Dna potrebbero tradire la presenza di un complice e offrire nuovi spunti investigativi: il delitto di Pierina, per tutte le criticità di cui abbiamo parlato, si presta ad essere stato compiuto in due fasi e perché no, da mani diverse”.
Fondamentali gli esiti degli incidenti probatori in corso
Maggiori risposte potranno arrivare dagli incidenti probatori “all’attivo”, riflette ancora la legale. “Il deposito dell’elaborato peritale su quello che riguarda il Dna è stato fissato per il 30 dicembre. Dopodiché, insieme ai nostri periti, avremo una decina di giorni per fare delle osservazioni”.
“Per il nuovo anno è attesa anche l’udienza in cui si discuterà dei risultati dell’analisi sui dispositivi elettronici di Dassilva”. C’è poi la questione del filmato della Cam 3 della farmacia di via del Ciclamino, che alle 22.17 della sera del delitto ha ripreso un soggetto incamminarsi, di spalle, verso il condominio del civico 31.
Secondo l’accusa, si tratterebbe di Dassilva, appena disfattosi dell’arma del delitto e degli indumenti sporchi di sangue. Ma un suo vicino di casa ha dichiarato di riconoscersi nelle immagini. A metà dicembre verranno quindi fatti sfilare, alle stesse condizioni di luce di quella sera, davanti alla telecamera: poi ci sarà una comparazione.
Se venisse dimostrato che l’uomo ripreso non è il 34enne – sempre proclamatosi innocente -, i suoi difensori, come ci aveva anticipato l’avvocato Fabbri, potrebbero anche chiederne la scarcerazione. “Abbiamo grande fiducia nelle indagini della Procura”, ha concluso l’avvocata Lunedei. “Sono giorni di fuoco, attendiamo con ansia gli sviluppi”.
Per ricapitolare:
- Omicidio di Pierina Paganelli: Pierina Paganelli, 78 anni, è stata uccisa la sera del 3 ottobre 2023 nel sottoscala del condominio in cui viveva, a Rimini. Il vicino di casa Louis Dassilva è accusato di aver commesso l’omicidio per coprire la relazione extraconiugale che intratteneva con la nuora Manuela Bianchi.
- Ipotesi di un complice: l’avvocata della famiglia Paganelli, Monica Lunedei, ha sollevato l’ipotesi che l’omicidio possa essere stato compiuto da più di una persona, o che altri soggetti siano intervenuti dopo il delitto per depistare le indagini. Tra gli indizi, la presenza di più tracce di Dna maschili e femminili sulla scena.
- Prove in corso e sviluppi futuri: le indagini sono ancora in corso. Si aspettano sviluppi, in particolare, sull’incidente probatorio relativo a un filmato ripreso dalla telecamera di una farmacia di via del Ciclamino la sera del delitto.