Il governo sudcoreano guidato dal presidente Yoon Suk-yeol ha annullato l’ordine di legge marziale poche ore dopo la sua proclamazione, che aveva gettato il Paese in un clima di incertezza politica e scatenato un’ondata di critiche da parte dei parlamentari di ogni schieramento.
La retromarcia è arrivata nella prima mattinata di mercoledì (ora locale), quando Yoon ha ritirato il decreto e richiamato le truppe schierate per implementarlo. Nel frattempo, il Parlamento, riunito d’urgenza durante la notte, aveva già approvato un voto per invalidare la misura.
I partiti di opposizione hanno chiesto a gran voce le dimissioni del presidente. Il Partito Democratico, forza politica di maggioranza in Parlamento, ha annunciato l’intenzione di avviare una procedura di impeachment se Yoon non rinuncerà volontariamente alla carica.
Yoon Suk Yeol e la carriera da procuratore inflessibile
Yoon Suk-yeol, ex procuratore capo della Corea del Sud dal 2019 al 2021 e presidente dal 2022, si è distinto per la sua intransigenza e per l’approccio rigoroso al rispetto della legge. È stato il primo leader sudcoreano a ricorrere alla legge marziale dai tempi del generale Chun Doo Hwan nel 1980, periodo in cui furono chiuse le università, sospese le attività politiche e censurata la stampa, in seguito all’assassinio del dittatore Park Chung Hee.
Nato a Seul nel 1960 da una famiglia di accademici, Yoon ha studiato legge presso la prestigiosa Seoul National University, iniziando la sua carriera di procuratore nel 1994. Si è fatto un nome conducendo inchieste su importanti casi di corruzione, tra cui quello che ha portato alla destituzione dell’ex presidente Park Geun-hye, unica nella storia del paese a subire un impeachment.
Le accuse di favoritismi alla moglie e di abuso di potere
Nel 2023, ospite di Joe Biden alla Casa Bianca, Yoon ha sorpreso i presenti cantando “American Pie” di Don McLean, un gesto che gli ha regalato un momentaneo aumento di popolarità. Tuttavia, la sua amministrazione ha affrontato numerose difficoltà: dall’inesperienza legislativa alle divisioni interne al governo, fino agli scandali familiari che hanno coinvolto sua moglie, Kim Keon-hee, accusata di favoritismi e coinvolgimenti poco chiari.
Durante la sua campagna elettorale, Yoon ha costruito la propria immagine su un passato di inflessibilità, cercando al contempo di gestire con cautela i riflettori puntati su sua moglie, coinvolta in diversi scandali mediatici.
Le tensioni sono aumentate quando Yoon ha cercato di spingere le sue politiche in un Parlamento dominato dall’opposizione, dimostrando una scarsa inclinazione alla mediazione. Questa rigidità ha alimentato le critiche secondo cui la sua amministrazione avrebbe ostacolato indagini indipendenti su alti funzionari coinvolti in scandali. In totale, il Parlamento ha presentato 22 mozioni contro di lui, un record che riflette il crescente malcontento.
Tra le controversie principali, spicca l’accusa di abuso di potere legata alla selezione dei candidati conservatori alle elezioni suppletive del 2022, in cui si ipotizza che Yoon e sua moglie abbiano esercitato pressioni indebite, utilizzando come intermediario Myung Tae-kyun, un politico che aveva lavorato per la sua campagna presidenziale.
Un’altra decisione contestata è stata il trasferimento dell’ufficio presidenziale dalla storica Blue House al complesso fortificato del ministero della Difesa, motivata dalla volontà di rendere la residenza presidenziale più accessibile ai cittadini. Tuttavia, questa mossa è stata interpretata come un preludio alla svolta autoritaria culminata con l’annuncio della legge marziale.
L’approccio con la Corea del Nord
Sul fronte dei rapporti con la Corea del Nord, Yoon ha adottato un approccio inizialmente orientato al dialogo, ma solo dopo aver rafforzato le capacità militari del Paese e intensificato la cooperazione con gli Stati Uniti. Ha persino affermato che attacchi preventivi potrebbero essere necessari per fronteggiare le minacce dei missili ipersonici nordcoreani. In netto contrasto con il suo predecessore Moon Jae-in, che prediligeva il dialogo e un equilibrio tra Stati Uniti e Cina, Yoon ha sottolineato costantemente la sua preferenza per Washington, descrivendo l’alleanza con gli Stati Uniti come “forgiata nel sangue” durante la guerra di Corea.
Promettendo di “sradicare le forze filo-nordcoreane e proteggere l’ordine costituzionale democratico”, Yoon ha richiamato i cittadini a tollerare “alcuni disagi” in nome della stabilità nazionale. Questo provvedimento ha evocato ricordi del passato militarizzato della Corea, suscitando proteste di massa e segnando un ulteriore declino del consenso popolare verso un presidente percepito sempre più come distante e autoritario.
Perché Yoon aveva proclamato la Legge marziale?
L’ultimo caso di legge marziale in Corea del Sud risale al 1980, durante la repressione di una rivolta popolare. La decisione di Yoon, annunciata a sorpresa nella tarda serata di martedì, ha evocato ricordi dolorosi di un’epoca autoritaria. Le truppe avevano persino cercato di entrare nell’edificio principale dell’Assemblea Nazionale, mentre fuori si radunavano manifestanti contrari al provvedimento.
Yoon ha giustificato la sua scelta accusando l’opposizione di condurre attività anti-statali e di favorire la Corea del Nord. Ha definito “ribelli” i parlamentari che avevano bloccato iniziative del governo, tra cui l’approvazione del bilancio e la nomina di procuratori distrettuali.
Con 190 voti su 300, i legislatori hanno approvato la mozione per annullare la legge marziale, descritta da Yoon come un atto necessario per proteggere il Paese dalle “minacce delle forze comuniste” e dagli “elementi anti-statali”. Durante il suo annuncio, Yoon ha dichiarato: “Per salvaguardare la libertà e la sicurezza della Repubblica di Corea, dichiaro la legge marziale di emergenza”.
Il decreto, secondo quanto riportato dai media, avrebbe sospeso tutte le attività politiche e parlamentari, autorizzando arresti e perquisizioni senza mandato e imponendo restrizioni severe, come il divieto di scioperi e raduni pubblici. Tra le categorie colpite figuravano anche i medici in sciopero, ai quali era stato ordinato di tornare al lavoro entro 48 ore.
Nelle prime ore di mercoledì, i soldati dispiegati all’interno del Parlamento si sono ritirati, accolti dagli applausi dei cittadini riuniti all’esterno. La folla ha celebrato la decisione del Parlamento intonando slogan come “Lunga vita alla Repubblica di Corea!” e “Yoon Suk-yeol, dimettiti!”.