Mentre continua la guerra a Gaza e si intensificano le ostilità in Medio Oriente, il 27 novembre 2024 l’accordo tra Israele e Libano per porre fine ai combattimenti è entrato in vigore. Tuttavia, già dal secondo giorno, entrambe le parti hanno lanciato accuse di violazioni della tregua, alimentando i dubbi sulla sostenibilità dell’intesa. Le crescenti tensioni e la continua instabilità nella regione rendono incerta la durata di questo accordo.

Cessate il fuoco in Libano: come si sta evolvendo la situazione?

Dall’ottobre 2023, Hezbollah e Israele hanno intensificato progressivamente gli scambi di attacchi. Un’anno dopo, l’Idf ha dato il via ad un’incursione di terra in Libano. L’escalation ha innescato un conflitto su vasta scala provocando una grave crisi umanitaria e suscitando preoccupazioni in una regione già segnata da equilibri precari.

Dopo 13 mesi di conflitto, il 27 novembre 2024 è entrato in vigore un accordo per la cessazione delle ostilità tra Hezbollah, sostenuto dall’Iran, e Israele. L’intesa è stata mediata dagli Stati Uniti e dalla Francia. La prima fase dell’accordo prevede che, entro 60 giorni, sia Hezbollah che Israele ritirino le proprie forze armate dalla zona di confine.

L’accordo si basa sui principi della risoluzione 1701 dell’ONU, adottata nel 2006 per porre fine alla guerra tra Israele e Hezbollah. La risoluzione aveva stabilito misure come il rispetto della Linea Blu nel sud del Libano ma la sua piena attuazione è rimasta incompiuta. Le truppe libanesi, inoltre, dovrebbero schierarsi al sud diventando l’unica forza armata nella zona di cuscinetto insieme alle forze di peacekeeping dell’Unifil.

Con il raggiungimento dell’accordo, molti libanesi residenti nel sud del paese sono rientrati nelle proprie abitazioni. Tuttavia, fin dall’indomani dell’entrata in vigore del cessate il fuoco, sono emerse segnalazioni di violazioni da parte di entrambe le parti.

Le accuse reciproche

Il 28 novembre, con un post su X, l’esercito libanese ha accusato le forze israeliane di aver violato l’accordo di cessate il fuoco appena raggiunto. Ha dichiarato che, dal 27 novembre, Israele avrebbe “violato più volte l’accordo, attraverso incursioni aeree e attacchi sul territorio libanese con varie armi”.

Il 30 novembre, l’IDF ha dichiarato che le proprie forze “sono schierate nel Libano meridionale e faranno rispettare attivamente le violazioni dell’accordo di cessate il fuoco”. Questa affermazione arriva in un clima di crescente tensione, con accuse reciproche di non rispettare l’intesa, alimentando dubbi sulla possibilità di mantenere la tregua a lungo termine.

Ad oggi, entrambe le amministrazioni hanno segnalato attacchi aerei lungo i confini dei rispettivi paesi. Il 2 dicembre, l’Agenzia Anadolu ha riferito che Hezbollah ha reagito per la prima volta, dal 27 novembre, alle presunte violazioni dell’accordo da parte di Israele, colpendo il posto di blocco militare israeliano di Roueissat Al-Alam. Il gruppo libanese ha definito l’azione un “avvertimento difensivo preliminare”.

L’attacco ha suscitato una pronta reazione da parte del governo israeliano. Il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, ha descritto le azioni di Hezbollah come un “grave errore” e ha chiesto una risposta militare.

L’accordo è saltato?

Lo scambio di accuse reciproche mette in luce la fragilità dell’accordo di cessate il fuoco. Secondo Axios, l’amministrazione statunitense teme che l’intesa possa fallire. Stati Uniti e Francia sono chiamati a valutare le violazioni ma il funzionamento del meccanismo di monitoraggio non è stato chiarito.

Nonostante le tensioni e i dubbi sollevati dagli attacchi reciproci, il ritmo delle ostilità appare limitato. A sei giorni dall’inizio dell’accordo, la vera questione resta se le parti sapranno evitare una pericolosa escalation nella delicata fase iniziale della tregua. Se l’accordo fallisse, le conseguenze per la stabilità del Medio Oriente potrebbero essere enormi e si riaccenderebbe una spirale di violenza difficilmente controllabile.