Nei primi due anni di governo l’esecutivo di Giorgia Meloni ha stabilito un record di stabilità risultando tra i più solidi degli ultimi dieci anni.
Dal giorno del suo insediamento a Palazzo Chigi (22 ottobre 2024) sono stati solo due i ministri che, per motivi completamente diversi, hanno rassegnato le dimissioni. Due mini rimpasti affrontati in maniera indolore dalla Premier che ha immediatamente nominato i sostituti, ponendo subito fine a eventuali attriti che stavano cominciando a sorgere tra gli alleati.
L’esecutivo Meloni, infatti, è l’unico degli ultimi 10 anni a non aver fatto registrare dimissioni di ministri nei primi dodici mesi. L’unica eccezione è rappresentata dal Governo Draghi che non ha fatto registrare alcuna dimissione nel periodo in cui è stato in carica, ma in quel caso si trattava di un governo tecnico nominato in una fase molto complessa per il Paese, alle prese con la crisi sanitaria, economica e sociale causata dalla Pandemia da Covid-19.
Chi si è dimesso dal Governo Meloni?
Il primo scossone del Governo Meloni è arrivato alla fine dell’estate 2024 con il cosiddetto Boccia Gate che ha travolto il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, costretto alle dimissioni dopo settimane di gossip, smentite e ammissioni sulla TV di Stato.
La vicenda è nota: la nomina fantasma dell’imprenditrice campana Maria Rosaria Boccia, con cui l’ex Ministro ha ammesso di aver avuto una relazione, a consulente per i Grandi Eventi del Mic. Una nomina che sarebbe stata promessa, ma poi ritirata all’ultimo scatenando la reazione dell’imprenditrice di Pompei che lanciò sui social una campagna verità contro il ministro e la sua gestione del ministero.
In un primo momento Giorgia Meloni aveva rinnovato la fiducia al suo ministro, ma poi di fronte all’esplosione dello scandalo accettò le dimissioni, arrivate il 6 settembre 2024. Al suo posto fu subito nominato il direttore Maxxi, Alessandro Giuli.
Nel pomeriggio di ieri, 2 dicembre 2024, il neo ministro agli Affari Europei, Coesione, Pnrr e Sud Tommaso Foti ha giurato davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Prende il posto di Raffaele Fitto, dimessosi sabato 30 novembre in quanto nominato da Ursula von der Leyen vicepresidente esecutivo nella Commissione Europea.
Nel giorno delle mie dimissioni ringrazio i colleghi Ministri, i Parlamentari, i Presidenti di Regioni e Province, i Sindaci e i rappresentanti del mondo produttivo e sociale
— Raffaele Fitto (@RaffaeleFitto) November 30, 2024
Un grazie particolare a tutti i miei collaboratori, protagonisti di una stagione per me indimenticabile.
Intorno alla scelta del successore di Raffaele Fitto, nei giorni scorsi erano cominciate a circolare voci di possibili tensioni in maggioranza che la Premier ha immediatamente zittito nominando Foti, suo fedelissimo e già capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia.
Giorgia Meloni per due anni buoni ha potuto contare sulla stabilità di un Governo, dove nessuno si dimette. La stabilità delle poltrone, però, non è sinonimo di assenza di conflitti tra gli alleati e nelle ultime settimane l’esecutivo Meloni è stato in più occasioni sull’orlo della crisi politica a causa dei dissapori tra Lega e Forza Italia.
Come è andata agli altri governi?
La stabilità dell’esecutivo Meloni rappresenta comunque una novità nel panorama politico degli ultimi 10 anni, nel corso dei quali si sono succeduti governi caratterizzati da una maggiore dinamicità interna. Dal Governo Letta ad oggi, infatti, si sono registrati numerosi cambi già nei primi dodici mesi dall’insediamento dei sei esecutivi succedutisi.
Nel corso del Governo delle larghe intese di Enrico Letta (28 aprile 2013 al 14 febbraio 2014) durato solo dieci mesi si dimisero due ministri, Nunzia De Girolamo dell’allora Nuovo Centrodestra (NCD) e Josefa Idem. Di Girolamo era ministra delle Politiche Agricole e Forestali e Josefa Idem era Ministra per le Pari Opportunità e lo Sport.
Dovette affrontare ben quattro addii, due nei primi due mesi di governo, invece Matteo Renzi (22 febbraio 2014 – 12 dicembre 2016). Rassegnarono le dimissioni la ministra degli Affari Esteri e della cooperazione internazionale Federica Mogherini (Pd) che fu poi sostituita dal futuro premier Paolo Gentiloni e Maria Carmela Lanzetta (Pd) ministra per gli Affari Regionali e le Autonomie, sostituita da Enrico Costa (NCD).
Nei mesi successivi si dimisero, infine Maurizio Lupi Ministro delle Infrastrutture e trasporti, sostituito da Graziando Delrio e la ministra allo Sviluppo Economico, Federica Guida sostituita dall’attuale leader di Azione, Carlo Calenda.
Nei due anni di governo Gentiloni (12 dicembre 2016 – 1 giugno 2018) si sono dimessi due ministri, uno dei quali, il ministro per gli Affari Regionali Enrico Costa, a pochi mesi dall’insediamento. L’anno successivo fu la volta del ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina.
Per quasi due anni il governo #Meloni è andato avanti con la stessa formazione di ministri, un evento che non si era mai verificato nelle ultime due legislature.
— Youtrend (@you_trend) December 2, 2024
Con l'eccezione del governo #Draghi, che mantenne la sua composizione originaria fino alla caduta, tutti governi… pic.twitter.com/njVIX4iwcn
C’è stato poi il primo governo Conte (1 giugno 2018-15 settembre 2019) il governo giallo-verde M5s-Lega. L’avvocato del popolo dovette subito gestire le dimissioni del ministro agli Affari Europei, Paolo Savona.
Tre furono i ministri dimissionari nel Conte II (5 settembre 2019 – 26 gennaio 2021) il primo dopo soli pochi mesi dall’insediamento fu il Ministro all’Istruzione Lorenzo Fioramonti. Successivamente arrivarono le dimissioni delle due ministre di Italia Viva Teresa Bellanova e Elena Bonetti (oggi passata ad Azione) prodromo della caduta dell’esecutivo Conte II a cui sarebbe succeduto il Governo di Mario Draghi che non ha fatto registrare alcuna defezione all’interno della sua squadra di ministri.
Quanti ministri si sono dimessi e perché?
In totale dal 2013 ad oggi si sono dimessi 13 ministri. Nella maggior parte dei casi si è trattato di dimissioni in dissenso con la linea del governo di cui facevano parte. In totale i ministri che hanno lasciato la poltrona perché in disaccordo con le scelte del premier di turno sono stati sei, tra cui ricordiamo il ministro dell’Istruzione del Governo Conte II Lorenzo Fioramonti (M5S) le cui dimissioni fecero molto scalpore per rappresentò una delle prime voci critiche nei confronti di Giuseppe Conte.
Quattro i ministri che si sono dimessi per guai giuridici, in quanto coinvolti in inchieste. Tre, invece, sono i ministri che hanno lasciato per assumere altri incarichi più prestigiosi.
La sintesi in tre punti
- Stabilità del Governo Meloni: Nei primi due anni, il governo di Giorgia Meloni ha mantenuto una stabilità eccezionale, con solo due dimissioni di ministri, una delle quali dovuta a uno scandalo (Gennaro Sangiuliano) e l’altra a un incarico europeo (Raffaele Fitto). Questo rende il suo esecutivo il più stabile degli ultimi 10 anni, con una gestione che ha visto un solo mini rimpasto indolore.
- Altri governi e dimissioni: Negli ultimi dieci anni, tutti gli altri governi hanno affrontato numerosi cambi di ministri, tra cui il governo Letta (2013) con due dimissioni, il governo Renzi (2014-2016) con ben quattro, e il governo Conte (2018-2021) con numerosi addii. Il governo Draghi (2021-2023) è stato l’unico a non registrare dimissioni, essendo un esecutivo tecnico in un periodo di crisi.
- Cause delle dimissioni: Dal 2013 ad oggi, 13 ministri si sono dimessi, principalmente per dissensi politici, problematiche giuridiche o per assunzione di nuovi incarichi. La maggior parte delle dimissioni sono avvenute per disaccordi con le scelte del governo o a causa di inchieste giuridiche.