L’amministrazione Biden sta portando avanti un’operazione intensa e dell’ultimo minuto per destinare miliardi di dollari in armamenti all’Ucraina. Questo impegno ha sollevato timori interni per il rischio di esaurire le riserve militari statunitensi e distogliere risorse da altre aree di tensione. La spinta, parzialmente motivata dai successi russi sul campo di battaglia e dall’ansia per un possibile cambio di rotta sotto l’amministrazione Trump, punta a rafforzare l’Ucraina prima dell’insediamento del nuovo presidente il 20 gennaio.

Tuttavia, alcuni funzionari sostengono che, senza un significativo aumento del numero di soldati, Kiev potrebbe non resistere. Anche con l’incremento delle forniture di armi, cresce la frustrazione verso i leader ucraini per non aver abbassato l’età di leva da 25 a 18 anni, come richiesto dagli Stati Uniti. Le recenti conquiste territoriali russe, le più rapide dal 2022, hanno suscitato ulteriore allarme. In risposta, l’amministrazione Biden ha autorizzato attacchi missilistici su territorio russo e l’uso di mine antiuomo, sperando di offrire a Kiev un momento di tregua.

Biden invia armi, ma a Zelensky servono i soldati

Il portavoce della Casa Bianca, John Kirby, ha ribadito che gli aiuti militari continueranno, ma ha sottolineato che la carenza principale per Kiev è ora il personale. Biden ha annunciato lo stanziamento accelerato di fondi e risorse militari, compresi ulteriori 725 milioni di dollari in aiuti, per garantire che l’Ucraina possa difendersi nel breve termine.

Tuttavia, un funzionario ha ammesso che, sebbene il divario di munizioni tra Ucraina e Russia si sia ridotto, la mancanza di soldati rimane un problema cruciale. Kiev attribuisce parte delle difficoltà di reclutamento ai ritardi nella consegna delle armi occidentali, che hanno ridotto la fiducia dei potenziali volontari.

Questa corsa contro il tempo è destinata a influenzare la legacy di politica estera di Biden, marcata da eventi critici come il ritiro dall’Afghanistan, il conflitto in Ucraina e le crisi in Medio Oriente.

Questo video di Military Tv mostra un attacco russo con il drone Lancet: un’arma altamente precisa e letale che è diventata un incubo per le forze ucraine

Trump, partito il conto alla rovescia per lo stop agli armamenti

Donald Trump ha dichiarato di voler risolvere il conflitto in Ucraina entro “24 ore” una volta insediato alla presidenza. Recentemente, ha annunciato l’intenzione di nominare il generale in pensione Keith Kellogg come suo inviato speciale per la Russia e l’Ucraina. Kellogg, già alto funzionario della sicurezza nazionale durante la prima amministrazione Trump, ha proposto di vincolare gli aiuti futuri all’Ucraina alla sua disponibilità a negoziare la fine del conflitto. Al contempo, ha suggerito un aumento del supporto militare per spingere il Cremlino a fare concessioni.

Il futuro degli aiuti militari americani, finora determinanti per la difesa ucraina, resta incerto. Il vicepresidente designato JD Vance e Elon Musk, stretto collaboratore di Trump, hanno manifestato dubbi sul proseguimento del sostegno statunitense. Nel frattempo, i funzionari della transizione di Trump non hanno risposto a richieste di chiarimenti.

Le recenti avanzate militari russe preoccupano l’amministrazione Biden, ma i vertici statunitensi non prevedono un imminente collasso delle linee difensive ucraine. Tuttavia, le risorse militari americane potrebbero essere sotto pressione: la corsa all’utilizzo degli ultimi 61 miliardi di dollari destinati all’Ucraina potrebbe impattare negativamente sulla prontezza degli Stati Uniti in altri scenari critici, come il Medio Oriente e l’Asia. Soprattutto, c’è preoccupazione per l’esaurimento di intercettori per la difesa aerea e munizioni d’artiglieria, difficili da rimpiazzare rapidamente.

Un alto funzionario della difesa ha sottolineato che il problema principale non è l’esaurimento delle riserve statunitensi, ma il rischio di deviare risorse da altre missioni globali. La Casa Bianca sta cercando di bilanciare queste esigenze, consapevole che gli aiuti all’Ucraina sono cruciali per preservare l’ordine internazionale e dissuadere altre potenze autocratiche.

Ucraina costretta alla resa senza gli aiuti americani

Sul lungo termine, la disparità tra le capacità di reclutamento di Russia e Ucraina potrebbe diventare un fattore determinante. L’Ucraina fatica a sostenere le sue unità di prima linea, mentre il Cremlino, pur subendo perdite ingenti, riesce ad aumentare il numero delle sue forze. Per cercare di rafforzare il suo esercito, il presidente Zelensky ha abbassato l’età di leva e ridotto le esenzioni, ma i risultati sono stati limitati. Gli Stati Uniti offrono supporto addestrando nuove brigate fuori dal Paese, ma Kiev deve inviare un maggior numero di reclute.

Sul campo, i combattimenti più duri si concentrano nell’oblast di Donetsk, dove l’avanzata russa minaccia le città di Pokrovsk e Velyka Novosilka. Tuttavia, le forze ucraine si stanno ritirando verso posizioni più difendibili. Anche nella regione di Kursk, dove le truppe russe cercano di creare una zona cuscinetto, le forze ucraine stanno affrontando una situazione critica ma non disperata.

L’uso di missili a lungo raggio, come gli ATACMS statunitensi e gli Storm Shadow britannici, ha avuto un impatto significativo, ma non decisivo, rallentando l’integrazione delle forze russe supportate dalla Corea del Nord. Intanto, la Russia ha testato un nuovo missile balistico, l’Oreshnik, e introdotto cambiamenti alla sua politica nucleare che suggeriscono una maggiore apertura all’uso di armi nucleari in risposta ad attacchi convenzionali ucraini.

Nonostante i rischi di escalation, l’amministrazione Biden ritiene che nessuna delle due potenze nucleari abbia interesse a un confronto diretto. Funzionari ucraini confermano che, sebbene la situazione a Donetsk sia particolarmente difficile, non è senza speranza. Gli analisti osservano progressi russi limitati, ma evidenziano che i combattimenti più intensi continuano nella regione orientale, dove i russi avanzano lentamente grazie all’uso di carri armati per superare le difese ucraine e trasportare rifornimenti.

La certezza è che, se dovesse venire meno il supporto americano, l’Ucraina sarebbe spacciata e costretta alla resa. E questo, molto probabilmente, è il piano di Donald Trump.