Filippo Turetta è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio premeditato dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, avvenuto l’11 novembre 2023 tra Vigonovo e Fossò, nel Veneziano. La sentenza è stata letta dal presidente della Corte Stefano Manduzio poco dopo le 16 di oggi, 3 dicembre 2024, al termine di diverse ore di camera di consiglio. Sono state escluse, alla fine, le aggravanti della crudeltà e dello stalking. Per le motivazioni bisognerà aspettare 90 giorni.

Filippo Turetta condannato all’ergastolo: la sentenza del processo

Per Turetta, accusato di omicidio volontario pluriaggravato, sequestro di persona, occultamento di cadavere e porto d’armi continuato, nel corso dell’udienza riservata alla requisitoria, il pm Andrea Petroni aveva chiesto l’ergastolo.

La difesa, rappresentata dagli avvocati Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, aveva chiesto invece di escludere le tre aggravanti – premeditazione, crudeltà e atti persecutori (stalking) – e di considerare la giovane età e l’incensuratezza dell’imputato, puntando a una pena meno severa.

Il 22enne, presente in aula, aveva fatto sapere, questa mattina, di non voler rilasciare dichiarazioni spontanee. I giudici, in mancanza di repliche, si erano quindi riuniti per deliberare. Il verdetto è arrivato dopo oltre sei ore di camera di consiglio: ergastolo, senza attenuanti.

È stata fatta giustizia, la rispetto. Abbiamo perso come società, io come essere umano mi sento sconfitto, come papà non è cambiato nulla rispetto a ieri perché ho perso tutto,

le prime parole affidate ai giornalisti da Gino Cecchettin, che insieme al resto dei familiari della vittima – tutti parte civile nel processo – era presente in aula al momento della lettura del dispositivo, che ha condannato Turetta anche al pagamento delle spese processuali e lo ha interdetto perpetuamente dai pubblici uffici. Il risarcimento è stato fissato a 750 mila euro.

Il memoriale del 22enne dal carcere

Le scuse mi sembrano così minuscole rispetto al dolore che ho causato a lei e a tante altre persone e all’ingiustizia gravissima che ho commesso. Per gli stessi motivi non ho mai chiesto perdono e non mi sentirei di farlo neanche in questo momento e non perché non sono pentito di quello che ho fatto o perché possa non interessarmi. Penso che solamente pensarci in questo momento sarebbe ridicolo e fuori luogo,

ha scritto il giovane in un “memoriale” durante la detenzione nel carcere di Montorio Veronese. “Per me era lei o niente”, ha aggiunto, riflettendo sul rapporto ossessivo che lo legava a Giulia che, ad agosto 2023, lo aveva lasciato, cercando invano di allontanarlo per ricostruirsi una vita.

Secondo le ricostruzioni, la ricattava emotivamente, convincendola a vederlo e a sentirlo con la minaccia che, altrimenti, si sarebbe suicidato. Le scriveva insistentemente e la controllava, anche tramite un’app installata sul suo cellulare. Giulia, esasperata, in dei messaggi lo definiva “uno psicopatico“.

Il femminicidio di Giulia Cecchettin

La sera dell’11 novembre 2023, il tragico epilogo: dopo averla accompagnata al centro commerciale “Nave de Vero di Marghera” e aver cenato con lei, Turetta le chiese per l’ennesima volta di tornare insieme. Di fronte al suo rifiuto, la accoltellò per 75 volte, abbandonandone il corpo inerme nei pressi del lago di Barcis.

Agli inquirenti ha raccontato di aver poi vagato in auto, tra l’Italia e l’estero (dove è stato fermato a circa una settimana dai fatti), per trovare il coraggio di farla finita. L’accusa sostiene che il suo vero scopo fosse quello di evitare la cattura.

Per ricapitolare:

  • La condanna di Filippo Turetta: Filippo Turetta è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio volontario pluriaggravato di Giulia Cecchettin, avvenuto l’11 novembre 2023. Il verdetto, emesso dopo sei ore di camera di consiglio, ha escluso le aggravanti della crudeltà e dello stalking e ha confermato la pena massima richiesta dal pm, senza attenuanti.
  • Le dinamiche del femminicidio: Giulia aveva tentato di allontanarsi da Turetta dopo una relazione segnata da comportamenti ossessivi e manipolatori. I giudici hanno accolto la ricostruzione del pm, secondo cui il giovane premeditò l’omicidio.
  • La reazione dei familiari: Gino Cecchettin, padre di Giulia, ha definito la vicenda una “sconfitta sociale”, esprimendo il proprio dolore per la perdita della figlia.