Gli echi dello sciopero generale del Black Friday, il 29 novembre scorso, non si sono ancora spenti. Ma il braccio di ferro tra il vicepremier nonché ministro dei Trasporti Matteo Salvini e i sindacati già si concentra su un’altra data: quella del 13 dicembre.
Anche quel giorno sarà un venerdì. E anche per quel giorno, questa volta l’Usb, l’Unione sindacale di base, ha annunciato uno sciopero generale davanti al quale il numero due di Giorgia Meloni ha promesso la precettazione.
Lo scontro, quindi, si fa sempre più violento tanto più che ora si svolge con sullo sfondo l’idea della maggioranza di riformare la legge che regola gli scioperi e la rappresentanza sindacale.
Il 13 dicembre sarà un altro giorno di sciopero generale?
Se venerdì 13 dicembre, il giorno di Santa Lucia, sarà un’altra giornata con mezza Italia con le braccia incrociate e l’altra appiedata sarà da vedere. Sta di fatto che i rapporti tra il ministro dei trasporti nonché vicepremier Matteo Salvini e i sindacati si fanno sempre più tesi.
Prima di tutto, perché fanno ancora discutere i numeri della partecipazione allo sciopero del 29 novembre scorso. Secondo i sindacati promotori di quella astensione dal lavoro, la Cgil e la Uil, l’adesione è stata del 70%. Ma per il Governo, in un settore cardine quale quello della scuola, si è fermato al 5,66%.
Ora: a dicembre sono in programma già 15 scioperi, ha fatto sapere Salvini. E, in particolare, quello del 13 dicembre è già cerchiato in rosso perché l’Usb l’ha indetto per tutti i settori: il Governo riuscirà ad evitarlo?
Per l’esecutivo, la protesta generale ha un carattere esclusivamente politico. E quindi proprio su questo fronte si registra la stoccata più sanguinosa che minaccia di infliggere alle organizzazioni dei lavoratori: la sua maggioranza pensa a un giro di vite per la legge sugli scioperi e per quelle sulla rappresentanza sindacale.
L’idea dell’ex ministro Sacconi
Davanti al fatto che in Italia, in media, ci sono tre scioperi al giorno (stando ai numeri del Comitato di Garanzia, nel 2023, ne sono stati proclamati 1649, dei quali 1129 effettuati) l’ex ministro del lavoro Maurizio Sacconi ha avuto modo di invitare il Governo Meloni a riprendere in mano un disegno di legge che mette all’angolo i sindacati più politicizzati.
Al che, il centrosinistra, fiutato il pericolo, ha subito fatto ricorso all’artiglieria pesante.
La reazione del Partito Democratico
Maria Cecilia Guerra, responsabile nazionale lavoro della segreteria Schlein, e Chiara Braga, capogruppo dem alla Camera, l’hanno messa così:
“La misurazione della rappresentanza delle organizzazioni datoriali e sindacali è cruciale per la democrazia economica così come lo sono le regole elettorali per la democrazia politica del Paese. Non possono essere definite in modo affrettato, né in modo unilaterale da parte del governo”
Il riferimento delle due parlamentari democrat è a un decreto correttivo del codice degli appalti proposto dal governo su cui le commissioni Ambiente e Lavori pubblici di Camera e Senato sono chiamate a dare un parere:
“Esso interviene in modo molto pesante sulle regole che sino ad ora hanno governato la scelta del contratto che deve essere applicato, e quindi delle tutele economiche e normative che devono essere riconosciute ai lavoratori, in caso di appalti e subappalti pubblici. Indica, in particolare, criteri nuovi, e non discussi con le parti sociali, per individuare le associazioni datoriali e sindacali più rappresentative”
Come dire: il Pd teme che il decreto in esame sia solo il cavallo di Troia per distruggere le garanzie in tema di rappresentanza e, di conseguenza, scioperi dei lavoratori. Questo, nonostante il fatto che
“Tutte le associazioni datoriali e sindacali che sono state audite, sia pure con sottolineature diverse, hanno concordato nel paventare il rischio di apertura alla contrattazione privata. Le principali associazioni datoriali – Abi, Ania, Confcommercio , Confcooperative, Confindustria e Legacoop – hanno poi inviato alle commissioni una loro specifica proposta di valutazione della rappresentanza e hanno suggerito che, per quanto riguarda il sindacato, si deve fare riferimento ai criteri stabiliti nel Testo unico sulla rappresentanza siglato nel 2014 da Cgil, Cisl e Uil e dalle principali associazioni datoriali”
Per il Partito Democratico, quindi
“Il tema deve essere tolto dal decreto legislativo sugli appalti, per essere affrontato con l’approfondimento e il confronto che merita in un apposito tavolo con le parti sociali convocato dal governo”
Intanto, però, c’è di mezzo un altro sciopero generale…