Oggi 2 dicembre 2024 è giornata di dichiarazioni e per una volta opposizioni e maggioranza sono concordi su un’unica frase: “Non ci mancherà“. Di chi parlano? Di Carlo Tavares, ad di Stellantis, che nella giornata di ieri ha rassegnato le proprie dimissioni da quel ruolo, portando il grande gruppo dell’automotive ad iniziare il casting per un suo sostituto.

Mentre M5S e Lega ironizzano sulla generosa buonuscita che Tavares si è guadagnato, uno dei più critici si è rivelato Carlo Calenda. Il leader di Azione rivendica di esser stato l’unico in Parlamento ad intestarsi iniziative per chiedere a tutto il governo un serio piano per l’industria automobilistica italiana, e in caso contrario ha già pronta la sua soluzione: “Bisogna cacciare a pedate Urso“.

Il ministro del Made in Italy e delle Imprese, in viaggio ufficiale in India, si è limitato ad un generico augurio affinché per l’Italia si apra un periodo in cui possa diventare centrale nella riformulazione del Green Deal, mentre Giuseppe Conte e Riccardo Magi chiedono assicurazioni per tutti i lavoratori italiani di Stellantis.

Stellantis, Tavares rassegna le dimissioni: le reazioni politiche

L’anno rischiava di chiudersi, per i lavoratori di Stellantis, con una notizia sicuramente negativa, e cioè la sospensione della produzione a Mirafiori dal 2 dicembre 2024 al 5 gennaio 2025. Ieri 1° dicembre, però, c’è stato un altro colpo di scena che riguarda il grande gruppo dell’automotive: Carlos Tavares ha rassegnato le proprie dimissioni da ad di Stellantis.

Una notizia che per una volta è sembrata aver compattato attorno ad unico tema maggioranza ed opposizioni politiche in Italia: la disistima e la bassa considerazione del lavoro svolto da Tavares avevano prodotto nei mesi scorsi un cortocircuito che però aveva messo in secondo piano il destino della produzione e dei lavoratori automobilistici italiani.

Uno dei primi a rallegrarsi della notizia è stato Carlo Calenda: il leader di Azione si era intestato una battaglia che aveva assunto i caratteri della crociata personale. Contro Stellantis l’ex ministro aveva avanzato fortissime critiche per l’abuso, a suo dire, degli incentivi statali e della “fissazione” sul voler distribuire sul mercato italiano per la maggior parte auto ibride o elettriche:

Se Tavares si è dimesso l’altro che si dovrebbe dimettere è Urso. Non ha fatto assolutamente nulla, Meloni dovrebbe mandarlo via a pedate. Siamo nella follia e nel disinteresse. Non può dire ‘mi hanno assicurato investimenti’ e non verificare. L’automotive è nella più grande crisi che abbia colpito il settore e la sinistra dice ‘bisogna andare avanti sull’elettrico’. Peccato che l’ideologia green stia devastando l’industria europea.

L’intervento a “L’aria che tira” su La7 sembra quindi echeggiare le posizioni di chi, specialmente a destra, ha sempre puntato il dito contro il Green Deal deciso a livello europeo e che la presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen ha comunque assicurato di voler sostenere nel suo secondo mandato.

Calenda, va ricordato, è stato anche l’unico leader politico (da parte delle opposizioni) a cercare di tenere ancora presente nelle menti dell’opinione pubblica la necessità che sia salvaguardato l’intero indotto automobilistico italiano. Ora toccherebbe anche ad Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, assumersi le proprie responsabilità: se non con le dimissioni, con una “cacciata” vera e propria da parte della premier Giorgia Meloni.

Sindacati e opposizione chiedono un cambio di passo

Un altro punto di contatto che le dichiarazioni politiche hanno mostrato oggi 2 dicembre è che “serve un cambio di passo” dopo che Tavares ha lasciato il proprio ruolo. Nella prima metà del 2025 si conoscerà il nome del suo (o della sua) successore, mentre il presidente di Stellantis John Elkann aveva – come cortesia istituzionale – avvertito di questo passo sia Meloni che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Se ancora Calenda chiede che Elkann venga riconvocato dal Parlamento per spiegare cosa il suo gruppo automobilistico ha intenzione di fare dal 2025 in avanti, i lavoratori si interrogano su cosa concretamente significherà per loro il passo indietro di Tavares.

Non c’è soltanto lo stabilimento di Mirafiori coinvolto, ma anche quello di Pomigliano rischia di veder tolta quella linea (questo 31 dicembre) di produzione che permetteva la costruzione in Italia di auto elettriche.

Michele De Palma, segretario generale Fiom-Cgil, con una nota dà voce a quel malessere (seppur definibile “di pancia”) di tutte e tutti i lavoratori coinvolti: perché deve essere la manovalanza a soffrire di scelte scellerate a livello di politica industriale, sfocianti anche in estesi periodi di cassa integrazione, mentre i dirigenti apicali intascano sostanziose buonuscite?

Spero che il consiglio di amministrazione e chi ha delle responsabilità intervenga per impedire che ora al danno si aggiunga la beffa di un accompagnamento all’uscita di centinaia di milioni di euro, che andrebbero invece investiti nell’azienda, a partire dagli stabilimenti italiani, nella ricerca e sviluppo e nelle lavoratrici e lavoratori che, ricordo, sono già a casa in cassa integrazione e forse riprenderanno a lavorare a gennaio.

Secondo le ultime indiscrezioni, infatti, Tavares sarebbe arrivato ai ferri corti con il consiglio d’amministrazione di Stellantis (riguardo appunto le sfide future del gruppo), concordando però una sostanziosa buonuscita dopo le dimissioni. Probabilmente, oltre allo stipendio già percepito (40 milioni di euro all’anno), Tavares otterrà una buonuscita da 100 milioni.

Il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra, intanto, fa eco alle parole di De Palma ricordando come il lavoro fatto dal predecessore Sergio Marchionne sia stato sperperato nel corso di questi anni. Stellantis non ha fatto altro, secondo Sbarra, che seguire l’esempio di quei gruppi come Piaggio che hanno scelto paesi extraeuropei (come l’India) per evitare di sottostare alle rigide norme antinquinamento:

È stato un manager che, in questi anni, ha invertito completamente la rotta lungimirante di Marchionne. Non ha mai creduto nelle relazioni sindacali, ha delocalizzato tanta produzione dall’Italia ad altri Paesi, ha tagliato l’occupazione, frenato gli investimenti soprattutto sull’innovazione ed è arrivato a sfidare lo Stato sul tema degli incentivi. Non ci mancherà.

I lavoratori Stellantis protestano a Pomigliano

Come accennato, le opposizioni lamentano ancora una volta l’indecisione e la latitanza da parte del governo e dei suoi ministri. Per i rappresentanti di AVS, +Europa e M5S è inutile sentir dire dal ministro Urso che “si apre una nuova fase, in cui ci auguriamo che l’Italia torni centrale nel piano industriale di Stellantis“, perché così facendo si affida ancora una volta ad un attore privato il destino di un’intera filiera produttiva.

A Pomigliano si è fatto vedere il presidente pentastellato Giuseppe Conte, manifestando la vicinanza del suo partito ai lavoratori lì presenti: ora serve “costruire un piano industriale serio che dia sicurezza e futuro all’automotive“, ma pure che Elkann dia un segno tangibile del fatto che ancora punta sull’Italia come hub produttivo.

Il vicecapogruppo di Avs alla Camera, Marco Grimaldi, auspica proprio questo punto:

Con le dimissioni di Tavares e il futuro cambio di guida di Stellantis si apra una nuova strada una volta per tutte: reshoring dei modelli made in Italy volati all’estero, nuovo piano di rilancio degli stabilimenti, raddoppio della gigafactory, piena e buona occupazione. Aspettiamo Elkann in Parlamento e invitiamo il Governo a lavorare insieme.

Il segretario di +Europa, Riccardo Magi, infine, rincara ancor di più la dose perché sottolinea – diversamente da quanto fatto dagli esponenti del centrodestra al governo – che dalla crisi del settore automobilistica si esce tutti quanti insieme a livello europeo:

Abbiamo un problema di competitività che va affrontato però come problema europeo, perché è come Europa che si possono trovare le risorse e le risposte, come indicato nel documento sulla competitività di Draghi. Penso che sia arrivato il momento di uscire dall’ambiguità: non sarà con ricette di autarchia o nazionaliste che riusciremo ad affrontare la crisi epocale del settore dell’automotive.

I tre punti salienti dell’articolo

  • Le dimissioni di Tavares e le reazioni politiche: Carlos Tavares ha rassegnato le dimissioni da AD di Stellantis, scatenando reazioni politiche contrastanti. Carlo Calenda ha criticato la gestione dell’industria automobilistica e richiesto le dimissioni del ministro Urso, mentre altri politici, tra cui Giuseppe Conte, hanno sollecitato un piano industriale serio per tutelare i lavoratori italiani del settore.
  • Il malessere dei lavoratori e le critiche alla gestione: i lavoratori Stellantis, soprattutto a Pomigliano e Mirafiori, sono preoccupati per la sospensione della produzione e la precarietà del settore. I sindacati denunciano che le scelte aziendali hanno portato a riduzioni occupazionali e disinvestimenti, mentre i dirigenti, come Tavares, beneficiano di ingenti buonuscite.
  • Le richieste di un piano industriale e di un cambiamento di rotta: le opposizioni e i sindacati chiedono un cambio di rotta, con una maggiore centralità dell’Italia nel piano industriale di Stellantis. Alcuni chiedono il reshoring della produzione, la creazione di nuovi piani di rilancio e l’adozione di soluzioni europee per affrontare la crisi del settore automobilistico.