Gli ultimi attacchi sono freschi di giornata: datano primo dicembre 2024 e portano la firma del responsabile Economia e del responsabile Esteri del Partito Democratico, rispettivamente Antonio Misiani e Peppe Provenzano, due big della segreteria di Elly Schlein. Ma come fa il maggior partito del centrosinistra e, più in generale, chi si dice “progressista”, a essere contro il ponte di Messina?

A parte il fatto che da millenni gli uomini, se devono andare da qui a lì e di mezzo c’è l’acqua, costruiscono un ponte, se le parole hanno un senso, un progressista per definizione dovrebbe essere proteso al progresso. E invece qui la parola d’ordine, dal Pd ai Cinque Stelle, da Avs alle associazioni ambientaliste (di sinistra), fino a Repubblica, il quotidiano che storicamente dà voce a quel mondo, è solo una: il ponte non s’ha da fare. E per questo deve essere demonizzato.

Anche a costo di disconoscere la ricerca scientifica e tecnologica che ha dato risultati strabilianti proprio studiando lo Stretto di Messina.

Anche se è l’opera pubblica più sospirata della storia italiana: il primo a studiare la possibilità di un collegamento fu il ministro dei Lavori pubblici del governo La Marmora, Stefano Jacini, nel 1866. E, un secolo dopo, nel 1965, divenne una copertina della mitica Domenica del Corriere

Anche se grazie al Messina-type si sono già costruiti altri ponti in giro per il mondo.

Anche se studi su studi attestano i benefici economici, lavorativi, ambientali che quell’infrastruttura garantirebbe a tutto il sistema-Italia.

E insomma: più che progressista, la sinistra si distingue come conservatrice sul fronte dell’opera pubblica più importante che attende il Paese. Talvolta, nel nome del benaltrismo, talaltra nel nome di progetti che si considerano non all’altezza, sebbene firmati dalle migliori imprese mondiali in tema di ponti.

I progressisti italiani che dicono no al progresso che garantirebbe il Ponte di Messina

Comunque sia: il ponte di Messina è tornato d’attualità. Entro la fine dell’anno, il Governo Meloni vuole dare il via libera al progetto definitivo. Con quello esecutivo, i lavori potranno prendere il via e dureranno sei anni.

Su questo fronte, quindi, si capisce come sia particolarmente attivo il ministro dei Trasporti Matteo Salvini. Ma Repubblica ancora oggi lo accusa di “dirottare tre miliardi con l’ok di Meloni” a questo scopo. Come se li buttasse dalla finestra.

Ma tant’é: Misiani, responsabile Economia della segreteria Elly Schlein, ha preso la palla al balzo e si è scatenato

“Risorse sottratte a investimenti ben più prioritari”: ma di chi? Ma quali? Per i “progressisti” di casa nostra, c’è sempre qualcos’altro da fare prima dell’infrastruttura pubblica che garantirebbe uno scatto in avanti all’economia non solo del Sud (che, a chiacchiere, tanto difende per il “lavoro che manca”).

E in questo modo inquina i pozzi dell’opinione pubblica: la orienta allo scetticismo per essere buoni, all’arrabbiatura quando fa Bingo, la spinge demagogicamente a mischiare le pere con le mele quando si parla del ponte che dovrebbe unire la Sicilia con il resto dell’Italia e dell’Europa.

Ponte sullo Stretto, l’operazione verità

E invece: il ponte dovrebbe essere un orgoglio italiano. Anzi: un orgoglio europeo, tant’è che l’Unione europea appena un mese fa ha confermato il ruolo strategico dell’opera facendo firmare all’Agenzia Cinea della Commissione e alla società Stretto di Messina un accordo, il Grant Agreement, per l’erogazione di un “contributo a fondo perduto di circa 25 milioni di euro” che copre il 50% dei costi di progettazione esecutiva dell’opera, per la parte imputabile all’infrastruttura ferroviaria.

Tutte le forze politiche dovrebbero essere fiere del fatto prima di tutto che alla domanda primordiale “il ponte sullo Stretto è tecnicamente fattibile?” la risposta cui è giunta la scienza è sì: nonostante la zona ad alta sismicità, le faglie geologiche in movimento, il tratto di mare profondissimo (arriva fino a 250 metri) che impedisce la costruzione di piloni nel tratto centrale del ponte, nonostante la distanza da coprire di 3 chilometri, il progetto definitivo è stato elaborato già nel 2010.

E si tratta di un progetto così avanzato che è stato fondamentale per la costruzione di altri ponti sospesi, a campata unica, in giro per il mondo. Il 4 aprile scorso, Mattia Feltri su La Stampa ne contò giustamente cinque:

“Il ponte c’è già. Anzi, ce ne sono cinque. Il primo ponte di Messina è stato costruito in Cina nel 2009, si chiama Xihoumen Bridge ed è lungo 1650 metri. Il secondo è stato costruito lo stesso anno a Hong Kong, si chiama Stonecutters Bridge ed è lungo 1018 metri. Il terzo è stato costruito nel 2012 in Corea del Sud, si chiama Yi Sun-sin Bridge ed è lungo 1545 metri. Il quarto è stato costruito nel 2013 a San Francisco, si chiama Oakland Bay Bridge ed è lungo 385 metri. Il quinto è stato costruito in Turchia nel 2022, si chiama 1915 Canakkale Bridge ed è lungo 2023 metri”

Ecco: rappresentano, dal nostro punto di vista, un paradosso. Perché mentre noi ci siamo fermati più volte sul più bello, come nel 2013 quando il Governo Monti, in piena febbre di austerità, decise di mettere in liquidazione la società Stretto di Messina, gli altri sono andati fino in fondo grazie al Messina Style: un colpo di genio dell’ingegner William Brown che, proprio studiando le condizioni dello Stretto, ha scovato il modo di costruire ponti molto lunghi a campata unica in luoghi dove c’è molto vento: il fattore ambientale più ostico da addomesticare, molto più dei terremoti.

I vantaggi del ponte

E quindi: solo per rispondere a un’altra domanda da bar, per così dire. Quali sarebbero i vantaggi del ponte per i collegamenti? La Sicilia sarebbe finalmente raggiungibile col treno, con l’Alta velocità. Oggi, la tratta Roma-Messina si copre mediamente in 8 ore e 9 minuti. Col ponte basterebbero 4 ore e 5 minuti. Roma-Catania: da 9 ore e 59 minuti di oggi, a 4 ore e 48 minuti. Roma-Palermo: da 11 ore e 39 minuti di oggi a 6 ore e 39 minuti.

Il risparmio medio per chi viaggia in auto, invece, è stimato in un’ora. Ma durante gli esodi estivi, lo si moltiplica per enne: le code alla barriera di Villa San Giovanni, del resto, sono entrate ormai nella leggenda. Questa foto Ansa testimonia, ad esempio, quella del Ferragosto 2022: divertitevi

La brutta bestia del benaltrismo

Ora, ricordando che politicamente il progetto ponte di Messina è stato rimesso in piedi dal governo giallorosso di Giuseppe Conte nel 2020 finanziando un nuovo studio di fattibilità, per il ponte di Messina, tocca affrontare anche quella brutta bestia del benaltrismo. Tanto che un altro esponente di primo piano della segreteria di Elly Schlein, il siciliano Peppe Provenzano, sempre oggi 1 dicembre 2024, lo ha utilizzato come se non ci fosse un domani:

A parte il fatto che dovrebbe spiegare quale nesso intercorre tra il ponte e una rete idrica e dovrebbe ricordare se la sinistra non ha mai governato la Sicilia, la demagogia di Provenzano è facilmente contrastabile rispondendo a questa domanda:

Realizzare il ponte esclude la costruzione di altre opere?

La risposta, naturalmente, è no. Tra Calabria e Sicilia si stanno già realizzando nuove opere stradali e ferroviarie per oltre 50 miliardi di euro, tra cui la nuova ferrovia Messina-Catania-Palermo e la nuova ferrovia Salerno-Reggio Calabria. Inoltre, sono stati stanziati anche grossi finanziamenti per la sanità, per le telecomunicazioni e per la questione idrica, appunto.

Le opere extra-ponte del progetto Ponte di Messina

L’opera costerà circa 13 miliardi di euro di cui meno di 5 miliardi per la struttura del ponte e tutto il resto in opere accessorie e compensative. In Calabria, ad esempio, ci sarà un centro direzionale e di controllo a firma Daniel Libeskind, una delle archistar di fama mondiale: si tratterà di una meravigliosa terrazza sullo Stretto. Questo è un rendering

In più: metropolitana di Messina, 40 chilometri di nuove strade e ferrovie, sistemazione idrogeologica del territorio, parchi, lungomari, strutture ricettive.

La convenienza economica

E quindi: in soldoni, quanto conviene fare questo benedetto ponte di Messina?

La condizione di insularità della Sicilia crea danni economici per quasi 7 miliardi di euro ogni anno, 1400 euro per ogni siciliano.

Con un investimento di 13 miliardi, il ponte potrà contribuire alla formazione del Prodotto interno lordo nazionale per 19,7 miliardi, con un saldo positivo per il sistema-Paese di poco meno di 7,5 miliardi.

Il lavoro (che non scende dal cielo)

E il lavoro? I “progressisti” che dicono di battersi per esso credono che scenda dal cielo?

Mistero della fede.

Fatto sta che l’opera, dati Open Economics, consentirà di dare lavoro a oltre 33 mila persone negli otto anni complessivi di cantiere. E solo di entrate fiscali si parla di un gettito di circa 8,8 miliardi.

I maggiori redditi delle famiglie saranno pari a 18,7 miliardi.

Sempre Open Economics ha calcolato un moltiplicatore di spesa pari a 1,83: ciò vuol dire che per ogni euro speso per la realizzazione del ponte, si produrranno in Italia 1,83 euro di Pil.

Del ponte se ne avvantaggerà tutto il territorio italiano: in Lombardia, la nostra locomotiva, si calcolano 9.337 occupati in più; nel Lazio, 6.628; in Sicilia e in Calabria circa 6 mila.

Elly come Beppe

E invece: a fronte di questi numeri, i “progressisti” preferiscono attraversare lo Stretto a nuoto o a bordo di uno degli inquinantissimi traghetti che oggi affliggono flora e fauna dell’ecosistema dello Stretto. Beppe Grillo lo ha attraversato a bracciate nel 2004 e nel 2012. Beh, con un pò di allenamento, chi se la sente…

Elly Schlein, invece, dopo che a marzo 2024 ebbe modo di svelare il suo no al ponte, a maggio, in piena campagna elettorale per le elezioni europee, attraversò lo Stretto a bordo di un traghetto. Si mise a prua e i suoi social media manager la registrarono mentre tentava di spiegare perché è giusto dire no all’opera

Peccato che l’effetto fu tragicomico: il forte vento faceva svolazzare i fogli con i suoi appunti e copriva quasi del tutto la sua voce.

Chissà se un giorno si potrà dire che era stato un segno del destino.

Intanto, questo è uno dei video di WeBuild, l’ex Impregilo che fa parte del consorzio assieme alla giapponese IHI, la danese COWI e la spagnola Sacyr che dovrà costruire il ponte. Nonostante i “progressisti”.