Uno sciopero generale è stato appena messo alle spalle, ma se ne preparano già altri. Ieri, 30 novembre 2024, il ministro dei trasporti Matteo Salvini ha fatto sapere che per il mese di dicembre che inizia oggi ne sono stati messi in agenda già 15.

Autunno caldo a parte, è una cifra plausibile? Stando all’ultimo rapporto della Commissione di Garanzia, sì. Anzi, è addirittura una proiezione al ribasso. Secondo quest’organismo, infatti, nel 2023, sono stati proclamati la bellezza (si fa per dire) di 1649 scioperi, dei quali 1129 effettuati: praticamente, tre al giorno.

Decisamente troppi, tanto che un ex ministro del lavoro di centrodestra, Maurizio Sacconi, ha avuto modo di sostenere che è arrivato il momento di riformare la legge che li regola.

Dicembre, con Natale la sfilza degli scioperi di fine anno

Storicamente, l’ultima parte dell’anno è quella più ricca di scioperi. Ieri, il ministro Salvini, reduce dallo sciopero generale indetto dalla Cgil e dalla Uil, ricordando la sua precettazione, l’ha messa così:

“Sono soddisfatto di aver garantito il diritto a viaggiare con i mezzi pubblici a milioni di italiani. Il mio impegno non cambia per dicembre, quando si contano già 15 scioperi proclamati, fra cui uno generale fissato il 13, guarda caso un altro venerdì, a pochi giorni dal Natale. Sono pronto a intervenire ancora per aiutare i cittadini”

Come dire: il braccio di ferro tra il ministro e i sindacati è destinato a continuare anche in queste settimane prenatalizie. Come, del resto, è stato nei giorni scorsi con Salvini che ha punzecchiato

e Landini, il leader della Cgil, che ancora ieri ha rilanciato il suo concetto di “rivolta sociale”:

“Se la persona non si rivolta di fronte alle ingiustizie non esiste perché viene cancellata”

La statistica e la proposta di riforma

Sta di fatto che i numeri sono numeri e la statistica degli scioperi in Italia davvero fa pensare. La Commissione di Garanzia, nel 2023, è arrivata a contarne tre al giorno. Come è possibile?

Un altro Maurizio, l’ex ministro del lavoro nonché presidente dell’associazione Amici di Marco Biagi, Maurizio Sacconi, in una intervista data a Italia Oggi lo scorso ottobre, ha fatto presente:

“Il numero sproporzionato di scioperi è dovuto principalmente a sigle poco rappresentative che cercano spazio attraverso il conflitto. E questo stato di cose si sconta soprattutto nei servizi di pubblica utilità”

Per questo, Sacconi ha invocato una riforma:

“Occorre un pò di coraggio ma anche la consapevolezza che i più sarebbero d’accordo”

Sacconi contro gli scioperi politicizzati

Maurizio Sacconi, matrice socialista, ministro del lavoro con Silvio Berlusconi premier dal il 2008 al 2011, ha avuto modo di auspicare una riforma della legge che regola gli scioperi puntando il dito soprattutto sui sindacati politicizzati. Questo sebbene creda che non smuovano più di tanto chi è al Governo:

“Non più perché, al di là della bassa partecipazione a questi scioperi, il loro carattere pregiudiziale non li rende espressione di un autentico malessere sociale: rappresentano solo un rito”

Secondo Sacconi, quindi, i tempi dei grandi scioperi si sono conclusi con quello organizzato dalla Cgil di Sergio Cofferati il 23 marzo 2002 proprio contro il Governo Berlusconi.

Quel giorno, si registrò una delle più grandi manifestazioni della storia repubblicana, con tre milioni di partecipanti al Circo Massimo contro il terrorismo (appena quattro giorni prima, il 19 marzo, le Nuove Brigate Rosse avevano assassinato Marco Biagi) e a difesa dell’articolo 18, una delle grandi bandiere della sinistra.

Non fu quel governo, in effetti, a riformare l’articolo dello Statuto dei lavoratori che preservava dai licenziamenti: lo demolirono prima la Fornero nel 2012 e poi Renzi nel 2014.

Ma tant’è: fu il canto del cigno. E ora, per Sacconi, davanti alla deriva degli scioperi

“Sarebbe dovere della Commissione di garanzia utilizzare tutti i poteri di cui già dispone per garantire la rarefazione oggettiva e soggettiva”

Per la riforma, poi, non si partirebbe da zero:

“Il governo Berlusconi, nel 2010, presentò un disegno di legge a tutela del diritto alla mobilità, ad esempio. Si ipotizzava la dichiarazione anticipata di adesione individuale allo sciopero così da rimuovere il danno prodotto dal solo annuncio. Conoscendo anticipatamente le adesioni, le società possono informare gli utenti con esattezza circa i vettori funzionanti. Nel caso poi dei sindacati minori, si sgonfierebbe la loro minaccia di paralisi del trasporto”

Chissà se a Matteo Salvini e a Giorgia Meloni questo consiglio tornerà utile.