Un’alleanza di gruppi jihadisti ha lanciato, il 27 novembre 2024, un’offensiva a sorpresa contro le forze governative siriane ad Aleppo facendo segnare il primo scontro diretto con il regime di Bashar Assad dal 2016. L’assalto, proveniente dalle basi ribelli di Idlib, ha permesso di conquistare rapidamente porzioni di territorio aggravando ulteriormente una situazione già precaria in Siria. La battaglia per Aleppo, già simbolo della guerra civile, potrebbe riaccendere tensioni regionali, con potenziali ripercussioni non solo sulla Siria, ma sull’intero Medio Oriente, già scosso da conflitti e crisi umanitarie in corso.
L’offensiva dei ribelli in Siria
I ribelli hanno lanciato, il 27 novembre, un’offensiva lampo dalle loro basi a Idlib, nel nordovest della Siria, contro le aree controllate dalle forze governative. In soli tre giorni, hanno conquistato parte del territorio in quella zona del paese avanzando fino ad Aleppo. Nel frattempo, le forze governative siriane hanno intensificato i bombardamenti sulle aree sotto il controllo dei ribelli.
Attualmente, i jihadisti controllano grande parte di Aleppo, la seconda città più grande della Siria. Gli attacchi contro le basi militari del governo e i villaggi circostanti sono in corso con i militanti che hanno rimosso le bandiere siriane dalle strade. I ribelli si erano ritirati da Aleppo nel 2016.
La recente offensiva rappresenta il più grande attacco contro il governo siriano negli ultimi anni, dopo che i combattimenti erano sostanzialmente congelati dal 2020. Nel marzo di quell’anno, Mosca e Ankara avevano raggiunto un accordo di cessate il fuoco che aveva cristallizzato la situazione con l’interruzione delle azioni militari nel nordovest della Siria.
Secondo quanto riportato da Reuters, le forze siriane e russe hanno continuato a lanciare attacchi contro i ribelli anche dopo l’avanzata di questi gruppi. Le fonti militari hanno inoltre riferito che le autorità siriane hanno chiuso le strade che conducono alla città e all’aeroporto di Aleppo.
Fighting between Syrian government forces and rebels in northwestern Syria killed 27 civilians, including children https://t.co/4Aiv1xw1tB pic.twitter.com/Q9BZRwnn8C
— Reuters (@Reuters) November 30, 2024
Chi combatte in Siria?
L’offensiva è stata guidata da Hayat Tahrir al-Sham e da altri gruppi sostenuti dalla Turchia chiamati l’Esercito nazionale siriano. Hayat Tahrir al-Sham, le cui origini risalgono alla guerra civile siriana scoppiata nel 2011, era precedentemente conosciuto come il Fronte al-Nusra, il ramo siriano di al-Qaeda. Ancora oggi è un attore cruciale che controlla una parte significativa della Siria nordoccidentale.
Secondo Reuters, la Turchia, che sostiene i ribelli, avrebbe dato il via libera all’offensiva. Il portavoce del ministro degli Esteri turco, Oncu Keceli, ha dichiarato in un post su X del 29 novembre che per il suo paese “è di fondamentale importanza evitare ulteriori instabilità e che i civili non vengano danneggiati”.
Regarding the developments in Idlib and the adjacent region:
— Öncü Keçeli | Dışişleri Bakanlığı Sözcüsü (@SpoxTR_MFA) November 29, 2024
Maintaining calm in Idlib and the adjacent region, which is at the zero point of our border, is a priority for Türkiye.
Since 2017, several agreements have been reached regarding the Idlib de-escalation area. Türkiye…
La risposta degli alleati di Damasco
L’esercito siriano e i suoi alleati hanno risposto agli attacchi con bombardamenti aerei. Russia e Iran, sostenitori chiave del regime di Damasco, insieme ai gruppi alleati di Teheran, hanno supportato le forze lealiste anche durante la guerra. Gli aiuti degli alleati hanno giocato un ruolo cruciale, soprattutto durante la battaglia di Aleppo del 2016 che, dopo settimane di intensi combattimenti, ha visto le forze lealiste riconquistare la città.
Mosca ha promesso di fornire ulteriore sostegno militare per respingere i ribelli con un cenno alla “sovranità siriana” ma gli alleati di Damasco sono attualmente impegnati in altre battaglie. I nuovi attacchi contro il governo siriano sono arrivati in un momento delicato. La Russia impegnata nella guerra in Ucraina, l’Iran concentrato sulle recenti escalation in Medio Oriente, e Hezbollah coinvolto nel conflitto con le forze israeliane.
La crisi umanitaria
Nelle prossime ore si prevedono intensi combattimenti tra le forze jihadiste e l’esercito siriano. Lo scoppio della crisi in Siria nel 2011 ha causato un esodo che ha portato ad un’immigrazione di massa verso i paesi occidentali. La crisi umanitaria nel paese del Medio Oriente non è ancora finita. Il vice coordinatore umanitario regionale per la crisi siriana dell’Onu, David Carden, ha segnalato lo sfollamento di oltre 14mila siriani a causa del deterioramento della situazione nelle aree nordoccidentali. Al-Monitor ha riportato il 30 novembre che, dopo giorni di attacchi, 311 persone hanno perso la vita, di cui 28 civili.
The situation in north-west #Syria is deteriorating with continuing attacks affecting civilians. More than 14,000 people have now been displaced over the past three days.
— David Carden (@DRHCSyria) November 28, 2024
We cannot turn a blind eye to Syria.
Latest updates by @UNOCHA: https://t.co/KHOYeSdYEN pic.twitter.com/LQRQsyhl31
L’offensiva dei ribelli ad Aleppo riaccende le tensioni in Siria, portando il paese ad un bivio pericoloso. La guerra in Siria, scoppiata 13 anni fa, ha causato almeno 13,2 milioni di sfollati e oltre 6,8 milioni di persone sono state costrette a fuggire dal paese. Il conflitto ha chiarito le alleanze internazionali in Medio Oriente. Ha influenzato, inoltre, la politica europea, contribuendo all’ascesa di partiti di estrema destra e anti-immigrazione. Nonostante la cessazione degli intensi combattimenti negli ultimi anni, la guerra non è mai finita definitivamente. La situazione resta incerta e gli ultimi sviluppi nel paese suscitano preoccupazioni per ulteriori destabilizzazioni nella regione. È difficile prevedere quale sarà l’esito di un conflitto che dura da oltre un decennio.