Raffaele Fitto dal 1° dicembre 2024 non sarà più un ministro italiano, ma diventerà un vicepresidente esecutivo alla Commissione UE. Scelto da Ursula von der Leyen per non scontentare PPE e Conservatori, la sua nomina ha rischiato di rovinare il suo progetto e ha lasciato l’amaro in bocca ai Socialisti e ai Verdi.
Se questo è il piano europeo, in Italia la premier Giorgia Meloni ha un vuoto da riempire nella compagine governativa. Coesione, Affari Europei e PNRR erano stati gestiti da Fitto con una governance dedicata e ora si tratta di capire a chi affidare queste tre importanti deleghe.
Al di là dei nomi che circolano in queste ore, l’aspetto più delicato riguarda i rapporti con Forza Italia e Lega: la premier vorrà scegliere un nome di fiducia per sostituire Fitto o cedere la sua posizione ad un leghista o forzista?
Tutte le ipotesi per sostituire Fitto
La fine del 2024 ormai è imminente e per il governo di Giorgia Meloni ci sono diversi passaggi da affrontare. Uno di questi è la sostituzione di Raffaele Fitto, ministro per gli Affari Europei, le politiche di Coesione e il PNRR, recentemente diventato uno dei vicepresidenti esecutivi nella seconda Commissione UE guidata da Ursula von der Leyen.
L’ambito di azione in campo europeo per Fitto avrà sempre come focus la coesione e l’organizzazione delle risorse sul territorio europeo, ma resta la domanda che più interessa a Meloni: come sostituirlo nel governo italiano senza creare una crisi al suo interno?
L’ipotesi di rimpasto sembra spaventare molto sia in Fratelli d’Italia, sia nella Lega che in Forza Italia per alcuni aspetti non al momento chiari o programmabili in anticipo. La premier avrebbe spiegato a chi le è più vicino che passato il 1° dicembre (giorno in cui Fitto “trasloca” alla Commissione UE) e ottenuta l’approvazione della manovra di bilancio, sarà tempo per cercare una figura adatta allo scopo.
Leghisti e forzisti si stanno sbracciando sperando che Meloni indichi qualcuno a loro vicino, mentre non è da escludere che il dopo fitto resti una questione FdI, che pure nel 2022 aveva indicato il politico pugliese per materie delicate come il PNRR, la Coesione e gli Affari Europei.
Una prima ipotesi è di scegliere una sola persona che continui a lavorare sulle tre deleghe contemporaneamente: Giulio Terzi di Sant’Agata, Elisabetta Belloni e Alfredo Mantovano sono tre profili sondati per questo scenario. Altrimenti la premier Meloni potrebbe scorporare il tutto creando un altro ministero: dopo un periodo in cui la gestione sarebbe della Presidenza del Consiglio, toccherebbe trovare due profili che si occupino da un lato degli Affari Europei e dall’altro di PNRR e Coesione.
Qui si aprono gli scenari ignoti prima citati: è possibile che Lega e Forza Italia trovino modo di discutere anche per capire se ci sono margini per ottenere una delle tre deleghe? È escluso che Meloni le lasci tutte e tre ai suoi alleati, ma è consapevole anche che i voti ottenuti dai forzisti nelle ultime regionali vengono oggi usati come possibile moneta di scambio per un ruolo maggiore nel governo.
Restano infine le parole di stima e di apprezzamento da parte della premier nei confronti di Fitto, come espresso alla firma dell’Accordo di Coesione con la Regione Puglia:
Probabilmente questa è l’ultima iniziativa pubblica che io faccio con il ministro Raffaele Fitto, che tra massimo due giorni dovrà rassegnare le sue dimissioni da ministro della Repubblica per assumere un incarico, che ci deve rendere orgogliosi come italiani tutti, di vicepresidente esecutivo della Commissione europea, con un portafoglio estremamente importante fatto di competenze strategiche soprattutto per territori come questo.
Il ruolo di Mattarella nella nomina
Il pranzo quirinalizio fra il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la premier Meloni era stato programmato non appena fosse finito il viaggio ufficiale del primo in Cina, importante anche perché sembra voler rinsaldare quei rapporti caduti un po’ in secondo piano dopo l’uscita italiana dalle Nuove Vie della Seta.
L’attualità però ci ha messo anche il suo carico, considerate tutte le polemiche che hanno coinvolto i partiti della maggioranza. Seguendo l’uso di considerarsi arbitro super partes, Mattarella non ha – secondo le molte ricostruzioni disponibili oggi – formulato richieste precise, ma avrebbe suggerito a Meloni di fare un modo che i toni si abbassino su questioni delicate per il prestigio e l’interesse nazionale.
Qui rientra anche il trovare una persona che possa succedere a Fitto, perché in passato la riformulazione del PNRR era stata al centro di scontri e polemiche fra il governo italiano e diversi rappresentanti europei. Potrebbe essere anche un gesto di distensione, o di attenzione, da parte di Meloni scegliere una figura la cui statura europeista e atlantista sia chiara a tutti, in Italia e non.
Terzi di Sant’Agata risponderebbe a questo profilo, ma la scelta diventerà ufficiale soltanto dopo la chiusura della manovra di bilancio. Vicino a FdI, l’ex diplomatico ha lavorato già in un governo, quello di Mario Monti come ministro degli Esteri dal 2011 al 2013.
Ovviamente queste caratteristiche non vengono messe in discussione negli altri due nominativi che vanno per la maggiora in questi giorni, come Belloni o Mantovano, ma per la gestione delle deleghe degli Affari Europei il curriculum di Terzi Sant’Agata potrebbe essere un valore aggiunto.
Lotta Lega-Forza Italia nella maggioranza
Seguendo una logica che potrebbe ben presto applicarsi anche alla sostituzione del quattro giudici della Corte Costituzionale il cui mandato è scaduto, potrebbe applicarsi – come accennato – una logica di spartizione. Suddividere in quattro parti distinte tutte le deleghe che erano proprie di Fitto, aprendo un altro ministero, potrebbe accontentare Lega e Forza Italia.
Oltre al canone Rai, così come diversi altri punti dei rispettivi programmi che sembrano ormai cozzare pubblicamente, i due partiti potrebbero anche chiedere alla premier Meloni di affidare una determinata area ad un politico della propria area.
Non è un mistero che il ministro degli Esteri e vicepremier Tajani punti alle deleghe sugli Affari Europei, in continuità con la propria carica nel governo: lo scopo non è tanto ottenerle per sé, quanto darle ad un qualcuno che proviene dallo stesso retroterra culturale e politico. Molti forzisti, inoltre, in diversi interventi pubblici hanno lodato il lavoro di Tajani che ha permesso la nomina di Fitto a vicepresidente esecutivo, come nel caso di Paolo Barelli, presidente dei deputati di Forza Italia:
Tajani, da vicepresidente del Ppe e grande conoscitore della politica europea, ha dato un contributo decisivo a fare sì che Fitto sia il vicepresidente esecutivo della Commissione europea che rappresenterà l’Italia.
Analogo il ragionamento sui fondi del PNRR e della Coesione: anche se in ritardo nell’applicazione, potrebbe interessare a leghisti e forzisti gestire una materia che può trasformarsi nella realizzazione di progetti cari ai rispettivi elettori.
Qui però entra in gioco, come detto, la stessa Meloni: molto spesso viene accusata dai suoi detrattori e dalle opposizioni di ragionare secondo una logica familistica nella scelta dei suoi collaboratori più vicini. Persone cioè fidate e che si conosce da tempo, ma l’attività al governo ha permesso anche di conoscerne altre apprezzate per la loro professionalità: una descrizione ben applicabile a Mantovano e, in seconda battuta, a Belloni.
I tre punti salienti dell’articolo
- Raffaele Fitto lascia il governo per un ruolo alla Commissione UE: dal 1° dicembre 2024, Fitto diventerà vicepresidente esecutivo della Commissione Europea sotto Ursula von der Leyen, suscitando critiche da parte dei Socialisti e dei Verdi, ma anche creando un vuoto nel governo italiano, dove si cerca un sostituto per le sue deleghe in Affari Europei, Coesione e PNRR.
- Ipotesi per la sostituzione e le dinamiche interne alla maggioranza: Giorgia Meloni deve decidere se sostituire Fitto con un suo fidato o cedere le deleghe a Forza Italia o Lega. Alcuni nomi in discussione includono Giulio Terzi di Sant’Agata, Elisabetta Belloni e Alfredo Mantovano, con possibilità di scorporare le deleghe in ministeri separati, il che potrebbe accontentare i partiti alleati.
- Tensioni tra Forza Italia e Lega: La scelta della sostituzione di Fitto è anche influenzata dalla competizione tra Forza Italia e Lega, che cercano di ottenere le deleghe europee e del PNRR. Tajani di Forza Italia spinge per un politico di sua fiducia per gli Affari Europei, mentre la Meloni dovrà bilanciare le richieste senza creare fratture interne alla maggioranza.