Mai farsi dettare la linea politica dai santoni dello spettacolo e della tv: è questa la lezione che la sinistra deve trarre da quanto accaduto tra martedì sera e mercoledì mattina, 26 e 27 novembre scorsi. Due date nefaste per quello schieramento politico se si pensa che, in meno di ventiquattro ore, gli sono crollati due pilastri, due miti, su cui aveva basato la sua narrazione, come dicono gli specialisti della comunicazione politica di oggi.

Andiamo subito sulla scena del delitto. Anzi: sulle due scene del delitto.

Martedì sera, Radio 24, Fedez è ospite di Giuseppe Cruciani a “La zanzara”. E il rapper, presentando il suo nuovo podcast, dice di preferire il “generalissimo” Roberto Vannacci a Elly Schlen.

Mercoledì mattina, commissione parlamentare antimafia. Tra le audizioni, c’è anche quella dell’anchorman (negli ultimi anni prestato alla politica) Michele Santoro, il quale ammette che “continuare a sostenere che Berlusconi è autore delle stragi di mafia è una versione grottesca”.

Insomma: un uno-due tremendo, di quelli che spezzano le gambe, mettono ko, uccidono un toro.

L’uno-due inferto da Fedez e Santoro alla sinistra

Vatti a fidare. Anni di battaglie, anni di simboli, anni di icone. Per poi ritrovarsi con il resto di niente in mano. La sinistra, in meno di ventiquattr’ore, ha perso due certezze: Fedez e Santoro. Mica i primi due che passano per strada. Il rapper ribelle sulle barricate per i diritti civili. E il giornalista che ha inventato il talk show politico banchettando per anni al tavolo dell’antiberlusconismo.

Antonio Polito, giustamente, sul Corriere della Sera, ha notato come la politica faccia meglio a fidarsi solo di se stessa, senza mai aspettarsi aiutini da altri mondi. Quantomeno perché rispondono ad altre regole, altre esigenze, altri stimoli. In definitiva, anche ad altri pubblici.

Fedez pro Vannacci

E così, il primo gancio che ha tramortito la sinistra si è registrato martedì sera, quando Fedez è stato ospite di Giuseppe Cruciani a “La zanzara”, la trasmissione di Radio 24. Dal 53esimo minuto del video postato su YouTube, si possono seguire i momenti esatti in cui l’ex di Chiara Ferragni riduce a brandelli il cuore di Elly Schlein

E insomma: senza pietà. Magari sarà stata anche una cosa preparata, perché gli uomini e le donne di spettacolo sono dei gran furbacchioni e sanno che hanno sempre bisogno di fare notizia. Però, il modo in cui Fedez mette fine all’idillio con la sinistra impressiona comunque. A Pulp Podcast, il nuovo progetto editoriale che il rapper questa settimana ha cominciato con Mr. Marra, si annuncia la venuta del Generale che ha definito i gay gente “non normale”.

“Forse lo facciamo duellare con qualcuno”, ha avvertito Fedez.

Con chi? Con Elly Schlein?

“Da comunicatore dico che Vannacci se la mangia Elly Schlein”.

E poi la stoccata che fa più male:

“La Schlein non attecchisce, chi la voterebbe oggi oggettivamente?”

Inutile dire che, il giorno dopo, il Generale è andato in brodo di giuggiole

“È proprio il mondo al contrario!”, ha esclamato.

E in effetti: chi può dargli torto? Alzi la mano chi sospettava un feeling con Fedez dopo che, sul palco dell’Ariston di Sanremo, nel 2023, quest’ultimo baciava Rosa Chemical, ad esempio

E la sinistra, lì, con gli occhi lucidi a pensare: “Sì, anche l’Italia può essere un Paese dove tutti sono liberi di amare chi vogliono. E Fedez è il campione di questa nostra battaglai”.

Invece, un anno e mezzo dopo, ha dovuto pure sorbirsi le risatine compiacenti tra il suo (ex) eroe e Maurizio Gasparri. Ma come? Non si odiavano?

E invece, sempre alla Zanzara, Cruciani a Fedez:

“Chi vorresti ospite del tuo nuovo podcast oltre Vannacci?”

“Vorre Gasparri: ce le siamo date di santa ragione, ma è venuto il momento di un confronto pubblico”.

E manco a dirlo: Cruciani era lì già col telefono in mano a chiamare il capogruppo in Senato di Forza Italia e a mettere in contatto gli ex nemici giurati.

“Sei Fedez?!”

“No, sono l’Intelligenza artificiale!”

“Ah! Allora vedi che anche tu puoi essere intelligente?!”

E risate. E battute. E la promessa di rivedersi presto (“Ma sì! Salgo a Milano dal mio amico Del Debbio e vengo ospite anche da te!”). Come cari, vecchi amici. Smancerie sconsigliate per chi ha il cuore a sinistra.

Santoro pro Berlusconi

Fatto sta che chi ha vissuto gli anni Novanta-Duemila (anche) davanti alla tv troverà ancor più uno smacco ciò che è accaduto mercoledì 27 novembre 2024 in Commissione antimafia.

Qui si presentava il campione dell’antiberlusconismo Michele Santoro.

Per i più giovani: nel 2002, l’allora premier Silvio Berlusconi lo indicò assieme a Enzo Biagi e Daniele Luttazzi come reo di fare della tv pubblica “un uso criminoso”: nel teatrino della politica italiana, quella denuncia è passata alla storia come “l’editto bulgaro” perché fu pronunciata dal Cavaliere nel corso di una conferenza stampa a Sofia e perché dopo quelle parole, almeno per un pò, effettivamente si persero le tracce televisive di tutti e tre gli accusati.

Ma già un anno prima Santoro aveva fatto scintille col Cavaliere: durante la campagna elettorale delle politiche del 2001, conduceva su Rai 2 Il raggio verde e i rapporti tra i due erano così già compromessi che i berlusconiani avevano l’ordine di non andare suoi ospiti.

Una sera, però, nello studio di Santoro arrivò una telefonata in diretta proprio Berlusconi

E fu la sera del:

“Santoro, lei è un dipendente del servizio pubblico: si contenga!”

E comunque: l’apice del teatrino tra i due andò in scena il 10 gennaio 2013. Quando, questa volta su La7, Berlusconi passò le forche caudine del duo Santoro-Travaglio e se ne uscì col colpo di teatro di occupare la sedia dove poco prima si era accomodato l’odierno direttore del Fatto Quotidiano con un fazzoletto che estrasse dalla tasca. E insomma: un cult

Ora: poiché l’Italia è il Paese del melodramma, in quell’occasione, Berlusconi si dovette difendere dicendo anche che

“Nessun altro governo ha combattuto la mafia come ha fatto quello di Silvio Berlusconi”

Al che, l’audio, nitido, che si sente ancora oggi rimanda delle risate di scherno tra il pubblico presente alla trasmissione. Erano, quelle, risatine conseguenziali al fatto che lo stesso pubblico per anni aveva sentito e risentito, e si era convinto e straconvinto con le trasmissioni di Santoro, che il Cav, Dell’Utri e soci fossero l’emanazione nei salotti buoni di Cosa Nostra.

Ora, però, spento il Cavaliere e spente le telecamere, quando Michele Santoro, l’altro giorno, è stato audito in commissione Antimafia, l’ha messa così:

“Continuare a dire che Berlusconi è autore delle stragi è una versione grottesca”

Poi, certo: i mafiosi potevano trovare conveniente “chi faceva del garantismo la propria bandiera: che si trattasse di Pannella o di Martelli precedentemente”

“Ma da qui a dire che Berlusconi al telefono dava gli ordini a Cosa Nostra… Non abbiamo alcun indizio, nessuna prova. Continuare a insistere su questa roba ci fa perdere un sacco di tempo”

Santoro! Ipse dixit. Per dire, anche, che era teatrino, era show. E che la sinistra ci è cascata, ben prima di Fedez.