È il giorno dell’autopsia sul corpo di Ramy Elgaml, il 19enne di origini egiziane morto lo scorso 24 novembre in un incidente avvenuto durante un inseguimento dei carabinieri.
Gli esiti dell’esame potranno dare maggiori informazioni non solo sulle cause della morte, ma anche sulle dinamiche del sinistro su cui si sta ancora indagando. Il vicebrigadiere alla guida della gazzella che inseguiva lo scooter sui cui si trovava la vittima è indagato per concorso in omicidio stradale.
È stato lui, seppur ferito, a prestare soccorso al 19enne, poi deceduto al Policlinico. L’altro indagato è il 22enne di origine tunisina conducente del T-Max, Fares Bouzidi, ancora ricoverato in ospedale.
La morte di Ramy ha dato vita a una serie di disordini nel quartiere Corvetto di Milano, in cui il giovane viveva: una situazione esplosiva che ha richiesto l’intervento del sindaco della città, Beppe Sala, e del ministro degli Interni, Matteo Piantedosi.
Intanto il padre del giovane ha preso le distanze dalla fiaccolata, in programma domani 30 novembre 2024, per chiedere ‘verità e giustizia’ per Ramy e Fares.
Ramy Elgaml, come è morto? Oggi l’autopsia
Ramy Elgaml avrebbe compiuto 20 anni il prossimo 17 dicembre. L‘autopsia prevista per oggi è il primo passo per fare luce sull’incidente in cui ha perso la vita. Il padre e il fratello del giovane, insieme alla sua fidanzata, sono arrivati all’obitorio intorno alle 8:30 di oggi, 29 novembre 2024, per il riconoscimento formale. Dopo l’esame, nei prossimi giorni, si svolgeranno i funerali.
Intanto restano gravi le condizioni di Fares Bouzidi, che dovrà essere sottoposto a nuovi interventi chirurgici, come riporta l’edizione milanese de Il Corriere della Sera. E’ stato convalidato l’arresto, con i domiciliari che dovrà scontare presso l’abitazione della sorella una volta che verrà dimesso.
Sempre il quotidiano riferisce che a cercare di rianimare il 19enne in condizioni critiche- dopo aver sbattuto la testa sull’asfalto- è stato proprio il vicebrigadiere dei carabinieri ora indagato, in collegamento telefonico con il 118.
Per lui i colleghi carabinieri e poliziotti hanno promosso una raccolta fondi per sostenerlo in questo momento difficile. Pur essendo l’indagine “un atto dovuto”, infatti, dovrà sostenere delle spese legali.
Rafforzate le misure di sicurezza a Milano
A seguito dei disordini e degli scontri che si sono verificati in città dopo la morte di Ramy Elgaml, ieri 28 novembre si è tenuto un vertice in prefettura tra il sindaco di Milano, Beppe Sala; il questore di Milano, Bruno Megale e il ministro degli interni, Matteo Piantedosi.
Una riunione molto utile, io ho ribadito quello che avevo già detto ieri, Milano è una città che integra e che vuole continuare a essere accogliente e a integrare però ciò non deve essere in contrapposizione al fatto che le regole devono essere rispettate
ha dichiarato il primo cittadino al termine dell’incontro. A gennaio ci saranno “600 nuovi rappresentanti delle forze dell’ordine” tra polizia, carabinieri e guardia di finanza in alcuni quartieri. Il Corvetto è un’area che lo stesso Sala definsce “delicata” e che merita “attenzione”.
Intanto è stato messo agli arresti domiciliari, con l’autorizzazione ad uscire per andare a lavorare, il 21enne montenegrino arrestato con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale pluriaggravata durante le proteste.
Il padre: “Sepolto in Italia, no alla fiaccolata”
Il padre di Ramy, Yehia Elgaml, ha fatto sapere stamattina che il figlio sarà sepolto a Milano, nel cimitero islamico.
Ramy era più italiano che egiziano ormai, si sentiva milanese. Che senso avrebbe portarlo in Egitto, dove noi che siamo lontani non potremmo nemmeno andarlo a trovare?
ha riferito all‘Ansa.
In un intervista al Corriere della Sera del 27 novembre il papà di Ramy ha sottolineato di dissociarsi dalle violenze avvenute in città a di avere “fiducia nella magistratura”.
L’Italia è un secondo Paese per noi, Ramy era più italiano che egiziano: non parlava neanche bene l’arabo. Abbiamo speranza e rispetto. Lo sviluppo delle indagini che c’è stato indica che le ricerche proseguono a 360 gradi e questo ci dà grande fiducia. Ci dà più sicurezza. Voglio solo verità per mio figlio. Crediamo nella magistratura: non vogliamo vendetta ma giustizia.
Sempre nella giornata di oggi la famiglia dichiarato che non parteciperà alla fiaccolata commemorativa, prevista per sabato 30 novembre 2024 in piazzale Gabrio Rosa, dal Coordinamento Antirazzista Italiano.
Con Ramy ho perso il pezzo più grande del mio cuore. Non è il momento di fare fiaccolate, siamo lontani da queste cose, noi resteremo a casa. Basta violenza, basta. Ramy non avrebbe voluto questa cosa. Vogliamo la verità per Ramy e basta
ha riferito a LaPresse.
Caso Ramy Elgaml, cos’è successo
- L’incidente e le indagini: Ramy Elgaml, 19enne di origini egiziane, è morto il 24 novembre durante un inseguimento da parte dei carabinieri. L’autopsia, prevista per oggi, è fondamentale per chiarire le dinamiche dell’incidente. Il vicebrigadiere coinvolto è indagato per concorso in omicidio stradale, mentre Fares Bouzidi, il conducente dello scooter, è in gravi condizioni ed è agli arresti domiciliari.
- Tensioni e reazioni: La morte di Ramy ha scatenato disordini nel quartiere Corvetto di Milano. Autorità locali, tra cui il sindaco Beppe Sala e il ministro Matteo Piantedosi, hanno partecipato a un vertice per rafforzare la sicurezza in città, con l’annuncio dell’arrivo di nuove forze dell’ordine. La famiglia di Ramy ha preso le distanze dalle proteste violente.
- La posizione della famiglia: Yehia Elgaml, padre di Ramy, ha espresso fiducia nella magistratura e ha scelto di seppellire il figlio in Italia, sottolineando le sue radici italiane. La famiglia ha deciso di non partecipare alla fiaccolata commemorativa prevista, rifiutando la violenza e chiedendo solo verità e giustizia per Ramy.