La fine delle ostilità in Ucraina potrebbe concretizzarsi con il ritorno di Trump alla Casa Bianca, all’inizio del 2025. Il presidente eletto ha delineato al mondo intero la sua visione su come potrebbe concludersi la guerra tra Kiev e Mosca, un’idea che rappresenta una sfida diplomatica di enorme portata.

“Sono felice di annunciare la nomina del generale Keith Kellogg come assistente del presidente e inviato speciale per l’Ucraina e la Russia“, ha scritto Donald Trump su Truth Social. “Insieme, otterremo la PACE ATTRAVERSO LA FORZA e renderemo l’America e il mondo DI NUOVO SICURI!”

Con questa mossa, Trump ha presentato non solo una figura chiave, ma anche una strategia definita per affrontare uno dei temi più critici della politica estera statunitense.

Chi è Keith Kellogg e qual è il piano?

Keith Kellogg è un 80enne generale in pensione, ex consigliere per la sicurezza nazionale di Trump. Aveva già illustrato un piano dettagliato per la pace in un articolo pubblicato ad aprile sull’America First Policy Institute. L’analisi inizia definendo il conflitto in Ucraina come “una crisi evitabile” causata dalle politiche inefficaci dell’amministrazione Biden, che avrebbero trascinato gli Stati Uniti in una guerra interminabile.

La proposta prevede un cessate il fuoco con il congelamento delle attuali linee del fronte, obbligando le parti a negoziare. Tuttavia, è nei dettagli che emergono complessità e potenziali contrasti. Kellogg critica aspramente la gestione Biden, accusandola di aver fornito aiuti militari troppo tardi e in quantità insufficienti. Secondo lui, la fornitura di armamenti decisiva durante l’amministrazione Trump avrebbe mostrato a Putin la forza necessaria per dissuaderlo.

Kellogg propone anche un cambio di approccio: gli Stati Uniti dovrebbero ridurre il loro coinvolgimento diretto, sostenendo che l’assistenza all’Ucraina ha impoverito le scorte militari statunitensi, mettendo a rischio la capacità di fronteggiare eventuali conflitti con la Cina su Taiwan.

Il piano prevede inoltre una sospensione indefinita del processo di adesione dell’Ucraina alla NATO in cambio di un accordo di pace completo, con garanzie di sicurezza. Gli aiuti futuri all’Ucraina verrebbero subordinati alla partecipazione a negoziati con la Russia, mentre le forniture militari americane sarebbero limitate a garantire la difesa ucraina e impedire ulteriori avanzamenti russi.

Gli ostacoli e i rischi

La proposta di Kellogg include la creazione di una zona demilitarizzata lungo le linee del fronte, sorvegliata probabilmente da truppe internazionali, con costi elevati e una gestione logistica complicata. Tuttavia, un cessate il fuoco rischierebbe di essere sfruttato dalla Russia per guadagnare ulteriore terreno, considerando il passato in cui il Cremlino ha sistematicamente violato accordi simili.

Kellogg riconosce che l’attuale livello di supporto occidentale all’Ucraina è già motivo di disagio, poiché le capacità industriali americane non riescono a soddisfare la domanda di munizioni necessarie al conflitto. Dunque, pur sostenendo la necessità di un maggiore armamento per l’Ucraina, ammette che gli Stati Uniti non possono permetterselo senza compromettere la propria sicurezza.

Una visione pragmatica o rinunciataria?

Kellogg critica l’approccio internazionale di Biden, accusandolo di anteporre valori liberali, diritti umani e democrazia agli interessi pratici e strategici degli Stati Uniti. Afferma che il rischio di un conflitto nucleare e il coinvolgimento in una “guerra per procura” con la Russia sono preoccupazioni centrali che l’America non può ignorare.

Il piano proposto sembra accettare la fatica dell’Occidente, il rallentamento nella produzione di armamenti e una generale sfiducia nei confronti dei valori condivisi. Tuttavia, questa impostazione rischia di offrire a Putin un’opportunità per rafforzarsi e sfruttare un possibile cedimento dell’unità occidentale.

Sebbene la proposta offra all’Ucraina una possibile via d’uscita dal conflitto, potrebbe in realtà rafforzare la posizione russa. Congelare le linee del fronte senza una solida strategia di monitoraggio rischia di favorire il Cremlino. L’Occidente potrebbe trovarsi di fronte a un dilemma: preservare i propri valori e il sostegno all’Ucraina o cedere alle pressioni di una guerra estenuante e prolungata, con conseguenze imprevedibili per l’equilibrio geopolitico.

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