L’Australia ha recentemente approvato una legge che vieta l’accesso ai social media per i minori di 16 anni, segnando un passo significativo nel controllo delle piattaforme online. Con questa legge, il paese diventa la prima nazione ad introdurre una misura di questa portata. Tuttavia, sono già emerse preoccupazioni riguardo all’effettiva applicazione delle nuove normative e alle possibili sanzioni per chi non rispetta il divieto.
Australia, divieto dei social media per i minori di 16 anni
Il parlamento australiano ha approvato una proposta di legge che vieterà l’accesso a piattaforme social come TikTok, Facebook, Instagram, Snapchat e X ai minori di 16 anni. Il governo di centrosinistra, guidato da Anthony Albanese, aveva presentato il disegno di legge appena una settimana fa. Questo è stato adottato in tempi piuttosto rapidi, prima della chiusura dell’anno parlamentare.
La Camera dei rappresentanti ha approvato la proposta di legge con una maggioranza schiacciante, registrando 102 voti a favore e 13 contrari il 27 novembre. Il giorno successivo, anche il Senato ha dato il via libera al provvedimento con 34 voti a favore e 19 contrari.
La norma è stata introdotta in risposta al crescente utilizzo dei social media e al loro impatto negativo sulla salute fisica e mentale degli adolescenti. Tra gli effetti più preoccupanti figurano l’esposizione a contenuti misogini, l’abuso di droga, il suicidio, l’autolesionismo e la distorsione dell’immagine corporea. L’Australia si propone così come modello per altre nazioni nel contrastare questi fenomeni.
Le critiche delle aziende
Nei giorni precedenti al voto in Parlamento, le grandi piattaforme digitali, tra cui Google e Meta, avevano esortato il governo australiano a posticipare l’approvazione della proposta di legge, sostenendo la necessità di maggior tempo per valutarne l’impatto. Meta aveva criticato il disegno di legge definendolo “incoerente ed inefficace”. Parallelamente, TikTok aveva espresso preoccupazioni sulla mancanza di chiarezza della normativa e sottolineato l’assenza di un’adeguata consultazione con esperti e piattaforme.
Il proprietario di X, Elon Musk, ha criticato apertamente il premier australiano Anthony Albanese in un tweet, definendo la proposta di legge “un modo indiretto per controllare l’accesso a Internet da parte di tutti gli australiani”. Musk, che si autoproclama da tempo paladino della libertà di espressione, ha sollevato dubbi sulle implicazioni della norma per i diritti digitali.
Seems like a backdoor way to control access to the Internet by all Australians https://t.co/694yCzWOaB
— Elon Musk (@elonmusk) November 21, 2024
Le incertezze verrà applicata la norma
La nuova norma, che ha scatenato le critiche dei giganti della tecnologia, impone alle piattaforme digitali di adottare misure efficaci per garantire la verifica dell’età degli utenti. Questo cambiamento mira a proteggere i minori e introduce ulteriori standard di sicurezza, tra cui l’obbligo per le aziende di tutelare la privacy degli utenti, distruggendo le informazioni raccolte per salvaguardare i dati personali. La legge non contempla eccezioni, escludendo la possibilità di consenso da parte dei genitori e imponendo l’adeguamento anche agli account già esistenti.
Sarà l’eSafety Commissioner, l’autorità di regolamentazione nazionale di Internet, a stabilire le modalità di implementazione e applicazione della nuova normativa. Le aziende che non rispetteranno le regole potranno incorrere in sanzioni fino a 49,5 milioni di dollari australiani (circa 30,5 milioni di euro) per violazioni sistemiche. Nonostante queste indicazioni generali, restano molte incertezze su come la legge verrà effettivamente applicata e su come saranno garantiti i controlli. La norma entrerà in vigore entro 12 mesi, un periodo durante il quale verranno definiti i dettagli operativi e le modalità.
Il premier australiano ha chiarito che i minori di 16 anni potranno continuare a utilizzare piattaforme di gioco online, servizi di messaggistica come Facebook Messenger e WhatsApp, oltre a strumenti dedicati all’istruzione e alla sanità:
Si tratta di una riforma epocale. Sappiamo che alcuni ragazzi troveranno delle soluzioni alternative, ma stiamo inviando un messaggio alle aziende di social media affinché si ripuliscano.
Gli oppositori sostengono che la nuova misura potrebbe far sentire gli adolescenti più isolati e potrebbe spingerli verso il dark web.
Gli altri paesi
Ad oggi, diversi paesi hanno promesso di introdurre limitazioni all’uso dei social media. La Corea del Sud ha introdotto nel 2011 la “legge di chiusura”. La norma vietava ai minori di 16 anni di giocare su Internet dalle 22:30 alle 06:00. Questa norma è stata successivamente abolita per “rispettare i diritti dei giovani”. Dal 2023, in Francia è in vigore una legge che vieta l’accesso ai social media ai minori di 15 anni, salvo il consenso dei genitori per la creazione di un account. Anche in Italia è stata presentata una proposta di legge simile a quella francese.
Mentre l’Australia si prepara a implementare questa legge pionieristica, resta da vedere come le piattaforme digitali si adatteranno alle nuove restrizioni e come garantiranno la protezione dei minori. Se da un lato la norma segna un passo importante nella tutela degli adolescenti, dall’altro sono presenti incertezze riguardo la sua applicazione. Le critiche sollevate dalle aziende tecnologiche suggeriscono che il cammino verso l’efficacia della misura potrebbe essere tutt’altro che semplice. Il caso australiano potrebbe fungere da laboratorio per altri paesi su un tema che è destinato a diventare centrale nei prossimi anni.
L’Australia vieta i social ai minori di 16 anni: dubbi sull’applicazione della norma e critiche dalle big tech
- Legge australiana sui social media: Il governo australiano ha approvato una legge che vieta l’accesso ai social media per i minori di 16 anni al fine di proteggere la salute mentale e fisica degli adolescenti.
- Implicazioni per le piattaforme: Le piattaforme digitali dovranno verificare l’età degli utenti e proteggere la loro privacy. Le violazioni delle nuove regole comporteranno sanzioni fino a 49,5 milioni di dollari australiani.
- Critiche e preoccupazioni: Grandi aziende come Meta, Google e TikTok hanno espresso preoccupazioni per l’impatto della legge. Elon Musk ha criticato il governo australiano per possibili implicazioni sui diritti.
- Incertezze sull’applicazione: Nonostante l’approvazione, restano dubbi su come la legge sarà applicata e come saranno garantiti i controlli. La legge entrerà in vigore entro 12 mesi.