Rimpasto in vista per il Governo? Nonostante la maggioranza cerchi di scacciare con insistenza le voci di possibili cambi nell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, è un dato di fatto che nel centrodestra si respiri aria di crisi ormai già da un bel po’.
Il via libera del Parlamento di Strasburgo alla nuova Commissione Europea, festeggiata come una vittoria a Palazzo Chigi, non ha aiutato in questo senso dal momento che con la partenza di Raffaele Fitto per Bruxelles, resta libero un posto nella squadra di Governo.
Fino a oggi la Premier ha rinviato la questione in attesa della conferma della nomina del suo ministro di fiducia a vicepresidente della Commissione UE, ma con Fitto già in Europa la questione non è più rinviabile.
Le ipotesi in campo sarebbero diverse e dalla maggioranza nessuno si sbilancia, ma qualche frizione sembra emergere leggendo qua e là tra le righe delle dichiarazioni dei leader di maggioranza.
Governo Meloni, i nomi del dopo-Fitto
La Commissione Europea entrerà in carica il prossimo 1 dicembre e nelle prossime ore il Ministro per gli Affari Europei, le politiche di coesione, il PNRR e il Sud, Raffaele Fitto rimetterà le sue deleghe nelle mani del Presidente del Consiglio.
Deleghe che Giorgia Meloni dovrà decidere se spacchettare, suddividendole tra gli alleati o se tenere unite e nominare un successore di Fitto. Trattandosi di un ministro nominato da Fratelli d’Italia, gli alleati sembrerebbero concordi nel ritenere che a indicare un sostituto debba essere il partito della premier, pur non rinunciando ad avere voce in capitolo.
La Premier non ha mai fatto mistero di valutare l’opzione di suddividere le quattro deleghe che erano del neo commissario UE tra alcuni uomini di sua fiducia, tra cui i suoi due sottosegretari Alfredo Mantovano (favorito alla successione) e Giovanbattista Fazzolari.
Tra i nomi che hanno cominciato a circolare nelle ultime ore ci sarebbero anche quelli di Marco Osnato e Edmondo Cirelli, viceministro degli Esteri, quindi in pole per la delega agli Affari Europei. Quest’ultima delega, però, sembrerebbe interessare anche a Forza Italia e all’attuale ministro degli Esteri Antonio Tajani.
E’ di queste ore la possibile candidatura per una delega di Wanda Ferro, attuale sottosegretaria all’Interno, mentre non è mai tramontata l’ipotesi Elisabetta Belloni, direttrice generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis). Il nome di Belloni era circolato anche tra quelli dei possibili commissari europei, poi come è noto la scelta di Meloni ricadde sul suo Ministro al Pnrr. Nel caso di Belloni l’ipotesi sarebbe di trasferire l’intero pacchetto delle deleghe gestite fino ad oggi da Fitto.
Il possibile rimpasto prima di Natale
Con la legge di Bilancio da approvare entro il 31 dicembre e le sempre più evidenti frizioni all’interno della maggioranza, il momento non è sicuramente dei migliori per un rimpasto ed è per questo che Giorgia Meloni vorrebbe rinviare la questione a dopo Natale, con l’approvazione della Manovra in cassaforte.
In questo momento, infatti, i rapporti tra Forza Italia e Lega sono ai minimi storici e anche quelli tra gli alleati e Fratelli d’Italia non sarebbero idilliaci. Ieri Palazzo Chigi ha fatto trapelare irritazione per il degenerare dello scontro tra i partiti dei due vicepremier in Commissione Bilancio del Senato, con la maggioranza andata sotto per ben tre volte su tre emendamenti.
Il primo quello della Lega sul taglio del canone RAI è stato bocciato a causa della decisione di Forza Italia di votare con la maggioranza. Stesso destino è toccato all’emendamento sulla sanità calabrese presentato dagli azzurri di Tajani su cui la Lega si è astenuta facendolo bocciare. E’ andata meglio all’emendamento di Fratelli d’Italia che è stato approvato solo perché l’opposizione lo ha sostenuto, mentre la Lega ha votato contro.
Schermaglie. Così le ha ‘liquidate’ Giorgia Meloni che, però, si mormora cominci a essere stufa del continuo braccio di ferro dei suoi alleati che continuano a sgomitare per imporre il proprio peso all’interno della coalizione.
Da una parte Antonio Tajani che chiede che venga riconosciuto a Forza Italia il fatto di essere ormai saldamente il secondo partito della coalizione. Dall’altra Matteo Salvini che non ci sta a farsi mettere da parte soprattutto adesso che, con la bocciatura della Consulta alla Legge sull’Autonomia Differenziata, deve far attenzione a non lasciare agli alleati la possibilità di affossare un provvedimento che per la Lega vale l’intera legislatura.
Il dopo-Fitto si inserisce e rischia di aggravare ulteriormente le frizioni di maggioranza. Maggioranza che oggi, per la decima volta, non è riuscita a trovare la maggioranza per eleggere il giudice mancante della Corte Costituzionale.
In sintesi: la crisi di Governo in tre punti
Ministero vacante e possibile rimpasto: La partenza di Raffaele Fitto per la Commissione Europea ha lasciato vacante il suo ruolo di Ministro per gli Affari Europei, il PNRR e il Sud. Giorgia Meloni sta valutando se suddividere le sue deleghe tra alleati o nominare un unico successore, con nomi come Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari in pole.
Tensioni interne alla maggioranza: I rapporti tra Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia sono tesi, con divergenze emerse durante la discussione sulla legge di Bilancio. Le frizioni, in particolare tra Lega e Forza Italia, stanno mettendo a dura prova l’unità della coalizione, che non riesce a trovare una maggioranza neanche per l’elezione di un nuovo giudice della Corte Costituzionale.
Pressione sulla premier: Giorgia Meloni appare sempre più frustrata dal continuo scontro tra i suoi alleati. Forza Italia rivendica un ruolo maggiore, mentre la Lega si oppone a cedere terreno su temi cruciali come l’Autonomia Differenziata, mettendo a rischio la stabilità del governo.