Il conflitto tra Lega e Forza Italia sul canone Rai ha acceso il dibattito sulla stabilità del governo Meloni. È un segno di crisi interna o solo un normale confronto tra alleati?

Oggi, mercoledì 27 novembre 2024, Forza Italia ha votato con l’opposizione facendo andare la maggioranza sotto in Commissione Bilancio al Senato e determinando la bocciatura dell’emendamento della Lega al Dl Fiscale sul taglio del canone Rai.

La corazzata di Giorgia Meloni comincia a scricchiolare sotto i colpi della guerra intestina tra Lega e Forza Italia che, dopo aver ‘disertato’ il Consiglio dei Ministri di lunedì 25 novembre – ufficialmente per l’impossibilità dei ministri azzurri a presenziare in quanto impegnati altrove – oggi ha deciso di votare ‘no’ alla proposta degli alleati del Carroccio determinandone la bocciatura.

Un epilogo annunciato di cui Giorgia Meloni avrebbe volentieri fatto volentieri a meno e che, da Palazzo Chigi, si era cercato in tutti i modi di evitare, anche rinviando a questa mattina la votazione degli emendamenti in Commissione Bilancio. La speranza era di trovare un punto di incontro ed evitare che gli azzurri votassero – come avevano minacciato – con il centrosinistra.

Centrosinistra che è immediatamente partito all’attacco sottolineando la défaillance di una maggioranza che, per la prima volta in due anni e mezzo, ha mostrato in maniera evidente le contraddizioni al suo interno e la sempre più difficile convivenza tra il partito di Antonio Tajani e quello di Matteo Salvini.

Per l’opposizione è l’inizio della fine. Per la maggioranza è solo un normale confronto in maggioranza. Come stanno veramente le cose nell’esecutivo di Giorgia Meloni?

Canone Rai, come è finito lo scontro tra Lega e Forza Italia

Il vertice di domenica sera a casa della Presidente del Consiglio, anziché sanare le fratture all’interno della maggioranza ha evidentemente contribuito ad aggravarle, poiché Forza Italia non aveva mai, prima di oggi, puntato i piedi in maniera così plateale. Prima di oggi, Giorgia Meloni era sempre riuscita a far venire a più miti consigli gli alleati riottosi, impresa che, invece, non le è riuscita domenica visto l’epilogo di oggi in Commissione Bilancio.

Che le cose sarebbero andate male si era capito già ieri sera quando, falliti tutti i tentativi di mediazione, si era deciso di rinviare a questa mattina l’inizio della votazione degli emendamenti al DL Fiscale.

D’altronde le parole di ieri sera – martedì 26 novembre – del vicepremier Antonio Tajani a margine del G7 dei Ministri degli Esteri di Fiuggi lasciavano pochi margini di trattativa.

“Noi siamo contro il taglio del canone e non lo votiamo. Non ho capito qual è il vantaggio di sprecare 400 milioni.”

Aveva detto ieri Tajani.

Parole che stamattina si sono scontrate con la determinazione della Lega a non ritirare per nessuna ragione il suo emendamento per la riduzione da 90 a 70 euro del canone Rai.

La votazione – non più rinviabile – alla fine c’è stata e i panni sporchi sono diventati pubblici: Forza Italia ha votato apertamente contro un emendamento degli alleati della Lega. Mesi di polemiche, battibecchi a distanza e dichiarazioni al vetriolo tra i due alleati su diversi temi, gli si sono condensati tutti nella votazione di oggi.

La maggioranza è in crisi? Tutti i motivi di scontro

Il segnale è chiaro, almeno a chi vuole vederlo: Forza Italia rivendica in maggioranza il peso che gli spetta in quanto stabilmente seconda forza della coalizione e non abbozzerà più come in passato per spirito di responsabilità.

Il momento non è dei migliori, in ballo ci sono questioni vitali per la tenuta della maggioranza come, ad esempio, la grana Autonomia Differenziata su cui la Lega è pronta a fare la guerra mettendosi di traverso sui dossier sul Premierato e Riforma della Giustizia.

Degli ultimissimi giorni è, infine, lo scontro sulla questione Unicredit e dell’Opa lanciata a inizio settimana per acquistare Banco Bpm. La Lega si è detta contraria all’operazione, e il Mef valuta se esercitare la Golden Power. Il leader di Forza Italia e vice premier Antonio Tajani, invece, ha chiesto che la politica resti fuori dalle questioni del mercato, sottolineando la vitalità del comparto bancario italiano.

Ad un osservatore attento non è sfuggito che questa maggioranza sembra non essere in totale sintonia su molte questioni e l’irrigidimento degli alleati sulle rispettive posizioni, come accaduto oggi in Commissione Bilancio al Senato, potrebbe diventare un problema serio per Giorgia Meloni.

Il centrosinistra ‘spera’: “E’ l’inizio della fine”

Questo è quello che auspica e spera l’opposizione che ha immediatamente sollevato la questione della tenuta della maggioranza, sottolineando al litigiosità degli alleati in disaccordo su tutte le questioni principali.

Il Presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, chiede alla Premier Meloni di chiarire se il Governo possa ancora contare su una maggioranza.

“Divisi in Europa, sulla politica estera e oggi anche in Parlamento, con la maggioranza che non ha i numeri in Commissione e va sotto: l’unità professata da Meloni è un altro film di fantascienza girato a Chigi. La premier chiarisca se esiste ancora la maggioranza”.

Scrive su X, il Conte che poi conclude:

“I cittadini non hanno tempo da perdere: mentre loro litigano c’è un Paese che soffre in attesa di un provvedimento contro il carovita, di una visita in ospedale, di un treno che non passa”.

La leader del centrosinistra Elly Schlein ha parlato di maggioranza in frantumi e allo sbando.

 “La maggioranza è in frantumi e le divisioni sono evidenti. Sono allo sbando, troppo impegnati a litigare tra loro, a competere anziché governare il Paese. E intanto non si occupano della salute e dei salari, dei problemi concreti degli italiani”.

Per l’opposizione le difficoltà della maggioranza Meloni sarebbero evidenti nonché il principio della fine.

“Quello di oggi è un duro colpo per la maggioranza, sono ormai alla frutta” dichiara il leader ambientalista di Avs Angelo Bonelli.

“Il governo va sotto in commissione bilancio sul Dl fiscale. È l’inizio della fine per questa maggioranza. Altro schiaffo per la Lega, dopo l’autonomia morta e sepolta”.

Commenta, infine, Stefano Patuanelli, capogruppo M5s al Senato.

Il leader di +Europa Riccardo Magi commenta così sui suoi canali social:

“Dopo settimane di guerra intestina tra pezzi della maggioranza che hanno tenuto in ostaggio il Paese e il Parlamento, la destra si spiaggia sul decreto fiscale, con Forza Italia che vota in Senato insieme alle opposizioni contro la Lega sul canone Rai, mandando in minoranza l’esecutivo: a questo punto Meloni ha il dovere di venire immediatamente alle Camere per chiarire se una maggioranza c’è ancora.”

Centrodestra nega la crisi e la Lega rilancia: “Ci riproveremo”

Lo scontro tra Forza Italia e Lega sarà davvero la fine del Governo Meloni? No secondo gli alleati di Governo che parlano di normale dialettica di maggioranza.

Forza Italia sostiene che il suo voto è in linea con le raccomandazioni del Ministro Giancarlo Giorgetti a tenere sotto controllo i conti pubblici.

“Non si tratta di essere contro o a favore. Troviamo che 430 milioni per questa riduzione del canone di 20 euro non sia comprensibile e in linea con le raccomandazioni del Ministro Giorgetti”. E’ una posizione che Forza Italia ha sempre espresso in maniera chiara”.

Ha dichiarato il capogruppo alla Camera di Forza Italia Paolo Barelli, intervistato dall’inviato di Tag24.it Lorenzo Brancati.

L’irritazione, però, soprattutto in casa Lega è palese.

“Forza Italia ha una posizione e noi ne abbiamo un’altra cercheremo di trovare una convergenza partendo dal presupposto dell’abolizione del canone rai.”

Dichiara il vicesegretario della Lega, Andrea Crippa.

“Dispiace che una parte della maggioranza si sia unita all’opposizione perché io penso che i cittadini abbiano votato il centrodestra per abbassare le tasse e non alzarle.”

Commenta, invece, il senatore Claudio Borghi.

Questione conclusa? Non per la Lega. Il capogruppo in Senato del Carroccio Massimiliano Romeo ha sottolineato che sono intenzionati a riprovarci in altri contesti, come ad esempio la legge di Bilancio.

“Ci riproveremo anche in altri contesti. Andremo avanti sulla nostra strada. Non siamo certo noi quelli che stanno creando problemi. Per noi era una battaglia importante, c’è qualcuno che in maggioranza non ha voluto seguire questa indicazione complessiva, ne prendiamo atto e dovrà spiegare agli elettori del perché il canone rai non si può ridurre.”

Canone Rai, Crippa: “Si finanzi con la raccolta pubblicitaria”

Secondo il senatore Romeo, quindi, sarà Forza Italia a dover spiegare agli elettori il motivo della propria contrarietà alla riduzione del canone Rai. Ma da dove nasce lo scontro che potrebbe avere ragioni più complesse rispetto alla semplice differenza di vedute da parte dei due partiti.

La riduzione del canone Rai era stato inserito nella legge di bilancio dello scorso anno, ma, poi non è stato confermato in quella per il 2025. Con il suo emendamento la Lega ha provato a reinserirlo con l’appoggio di Fratelli d’Italia, ma senza successo. Per confermarlo servirebbero 430 milioni di euro che potrebbero arrivare dagli inserzionisti pubblicitari.

Il taglio proposta dalla Lega comporterebbe, infatti, la necessità da parte dell’azienda pubblica di accedere ad una maggiore fetta del mercato pubblicitario televisivo, un mercato conteso tra le principali emittenti italiane, come Mediaset della famiglia Berlusconi, La7 di Urbano Cairo, il Gruppo Discovery etc. L’intervento della Rai di conseguenza porterebbe ad un aumento della concorrenza.

Secondo la Lega il ricorso alla raccolta pubblicitaria sarebbe una delle possibili soluzioni per evitare di dover continuare a finanziare la tv pubblica con i soldi dei contribuenti italiani, come sottolineato da Andrea Crippa ai microfoni dell’inviato di Tag24.it Michele Lilla.

La Rai secondo Crippa dovrebbe finanziarsi “con la raccolta pubblicitaria come fanno altre emittenti televisive” poiché, continua il deputato del Carroccio “non capisco perché la rai deve gravare sul contribuente. Dal nostro punto di vista la raccolta pubblicitaria non è che non permette il servizio pubblico”.

Lo strappo sull’emendamento del Canone Rai in sintesi

  • Scontro Lega-Forza Italia sul canone Rai: Forza Italia ha votato contro l’emendamento della Lega che proponeva di ridurre il canone Rai da 90 a 70 euro, provocando la bocciatura della proposta in Commissione Bilancio al Senato.
  • Accuse di crisi interna alla maggioranza: L’opposizione, tra cui M5S e centrosinistra, ha visto questo conflitto come un segnale di disgregazione della maggioranza e ha accusato la coalizione di essere “allo sbando”.
  • Giustificazioni della maggioranza: Forza Italia ha motivato il suo voto negativo con la necessità di rispettare le raccomandazioni economiche.
  • Posizioni contrastanti nella maggioranza: Nonostante le divisioni, i membri del governo, come Forza Italia e la Lega, minimizzano l’accaduto, parlando di “normale dialettica” e di confronto interno senza compromettere la stabilità del governo.
  • Futuro del conflitto: La Lega ha annunciato che continuerà a lottare per la riduzione del canone Rai in altri contesti, come la legge di bilancio, mentre Forza Italia ha ribadito la propria posizione contraria.