Nel ultimo saggio, edito da Ancora, Sara Piccolo Paci esplora con acume e profondità uno dei binomi più affascinanti e inquietanti della cultura umana: quello tra la moda e la morte. L’autrice, antropologa e storica del costume, ci invita a riflettere su come la consapevolezza della fine abbia plasmato il nostro rapporto con il corpo, la bellezza e l’apparenza, tessendo un legame che attraversa arte, religione e quotidianità. Il titolo completo del libro è: “La morte e la moda. Il volto oscuro della bellezza nell’arte e nell’abbigliamento, dall’Eden ai nostri giorni”.
Moda e morte: un dialogo millenario
La tesi di fondo del libro è chiara e potente: la moda non è mai stata solo un gioco estetico o una dichiarazione di appartenenza sociale, ma un linguaggio complesso che spesso dialoga con il memento mori, il ricordo della caducità umana. Paci traccia un percorso che inizia con le Danze macabre medievali, simboli vividi di una società in cui la morte era una presenza costante, e arriva fino alle rappresentazioni moderne dell’horror, dai fumetti agli anime, passando per le passerelle dell’alta moda.
Questo excursus non è solo una raccolta di esempi, ma una riflessione su come le culture abbiano usato la moda per confrontarsi con il lato oscuro dell’esistenza. L’abito diventa così un simbolo di ambiguità: da un lato, è illusione e artificio, un velo che cela la verità della nostra mortalità; dall’altro, è una testimonianza concreta della nostra natura umana, una “pelle” aggiuntiva che racconta chi siamo.
La Bibbia, i Padri della Chiesa e la modernità
Un aspetto particolarmente interessante del saggio è il modo in cui l’autrice si sofferma sulle radici simboliche della moda, intrecciandole con la tradizione biblica e patristica. Già nell’Eden, l’atto di coprirsi con una foglia di fico dopo il peccato originale segna l’inizio di una relazione ambivalente con l’abito, che diventa tanto un segno di vergogna quanto un’affermazione della dignità umana. I Padri della Chiesa, con le loro riflessioni sull’apparenza e sulla vanitas, gettano le basi di una tensione che ritroviamo nella moda contemporanea: la ricerca della bellezza come sfida alla morte, ma anche come sua complice nel nasconderne l’inevitabilità.
La morte nella moda contemporanea
Paci riesce a mettere in relazione queste radici antiche con fenomeni estetici e culturali moderni, mostrando come l’ossessione per la bellezza e il culto dell’immagine nei nostri giorni siano tutt’altro che privi di implicazioni esistenziali. Dai teschi di Alexander McQueen alle passerelle che celebrano il gotico e il macabro, la moda odierna non si limita a evocare la morte, ma la reinventa, trasformandola in uno spettacolo che oscilla tra il fascino e il terrore.
Particolarmente incisivo è il capitolo dedicato alla spettacolarizzazione della morte nei media visivi, in cui l’autrice analizza come il nostro rapporto con il macabro si sia evoluto. Film, serie TV, fumetti e anime – veri e propri universi estetici dove la morte è onnipresente – trovano un parallelismo nei linguaggi della moda, che si nutre della stessa tensione tra l’effimero e l’eterno.
Un libro per riflettere sul presente
La morte e la moda non è solo un viaggio storico e culturale, ma un invito a guardare con occhi nuovi la nostra società e il nostro modo di esprimerci attraverso il corpo. In un’epoca dominata dall’immagine, dove la bellezza spesso sembra avere la meglio sulla sostanza, il libro di Sara Piccolo Paci ci sprona a interrogarci su cosa significhi davvero vestirsi, mostrarsi e definirsi attraverso ciò che indossiamo.
Con una scrittura chiara e coinvolgente, l’autrice rende accessibili temi complessi, alternando erudizione e aneddoti, arte e moda, religione e cultura pop. Il risultato è un saggio che non solo appassiona, ma lascia un segno, portandoci a considerare la moda non come qualcosa di frivolo, ma come uno specchio della condizione umana.
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