Di nomi ne circolano diversi, ma, su quello che potrebbe essere il futuro ‘traghettatore’ del Movimento 5 Stelle a trazione grillina le certezze sono pochissime. Ciò che è certo, invece, è che il soggetto politico nato dalla visione di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio è arrivato a un bivio fondamentale della sua storia.
È la fine di un’era e l’inizio di una nuova fase che probabilmente si concluderà con una scissione tra sostenitori della linea di Giuseppe Conte e fedelissimi alla linea delle origini difesa da Grillo.
La scissione appare, ormai, inevitabile e sono tanti interrogativi su quale direzione prenderà il nuovo M5S, o, su chi saranno i prossimi timonieri. Virginia Raggi, Danilo Toninelli, Alessandro Di Battista o Luigi Di Maio, i nomi che circolano con insistenza per il dopo Costituente.
La lotta intestina tra i due leader del Movimento 5 Stelle è ufficialmente sfociata in una guerra a campo aperto. La prima battaglia l’ha vinta Giuseppe Conte con il plebiscito all’Assemblea Costituente dello scorso fine settimana a Roma.
Il Garante ‘detronizzato’, però, non ci sta a ritirarsi senza combattere. Il fedelissimo Danilo Toninelli, in un videomessaggio su Facebook, lunedì 25 novembre a poche ore dalla conclusione dell’Assemblea Costituente, aveva annunciato la decisione di Beppe Grillo di richiedere la ripetizione delle votazioni.
M5s al bivio, cosa succede adesso?
In pochi ci avrebbero scommesso ma, alla fine, l’ipotesi più temuta si è concretizzata: gli iscritti del Movimento 5 Stelle ritorneranno alle urne per esprimere nuovamente la propria preferenza sui quesiti che modificano lo Statuto e principalmente su quelli relativi ai poteri del Garante e al limite dei due mandati.
La battaglia sarà ancora una volta appesa al filo del quorum, perché si tratta di quesiti per cui è necessario il raggiungimento della soglia del 50% più 1 dei votanti e Grillo giocherà la sua partita sull’appello all’astensionismo. Un non voto a suo favore, contro un voto a favore dei nuovi ‘movimentisti’ di Giuseppe Conte.
A tal proposito, la ripetizione del voto sui quesiti impugnati da Grillo avrà svolgimento dal 5 all’8 dicembre.
C’è, poi, la questione del simbolo con Grillo che è pronto a intraprendere un’azione legale per sottrarlo al Giuseppe Conte.
Perché Grillo vuole far ripetere le votazioni?
La decisione del Garante di far ripetere le votazioni, usufruendo dei poteri conferitigli dallo statuto, oltre a essere figlia di un comprensibile desiderio di rivalsa è anche dettata dalla necessità di serrare i ranghi, riaccendere l’entusiasmo dei fedelissimi e soprattutto per capire da quale base numerica partire per il nuovo corso del Movimento 5 Stelle.
Perché se un a cosa è certa nella confusione generale, è quella che nell’immediato futuro il monolite pentastellato si frantumerà in due tronconi. Dissidenti ribelli e movimentisti della prima ora. Contiani e grillini divideranno per sempre le proprie strade.
Alla Costituente il quesito sull’eliminazione del ruolo del garante ha ottenuto il 63,24% dei sì. I no sono stati il 29,09% a cui, però, vanno aggiunti anche gli astenuti – che potrebbero aver accolto l’appello del fondatore a boicottare il voto – che sono stati il 7,67%. In totale il 36,76% degli iscritti ha votato in dissenso con la maggioranza ed è da questa base che probabilmente Beppe Grillo e i suoi fedelissimi dovranno ripartire per riprendersi il Movimento.
Lo stesso vale per la questione del doppio mandato. Gli iscritti hanno votato per l’eliminazione del limite con una percentuale del 72,08%, ma c’è ancora uno zoccolo duro di ‘puristi’ che ha votato per mantenere il principio, considerato parte dell’identità grillina. I no sono stati il 25, 40%, gli astenuti il 2,52%. Anche in questo caso la somma sfiora il 30%.
In conclusione un iscritto su tre dissente dalla linea dettata da Giuseppe Conte ed è da questa base che il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo dovrà ripartire.
La leadership futura, chi sono gli uomini di Grillo
A chi spetterà il compito di riorganizzare le forze e rimettere in piedi una struttura in grado di dire la sua nell’agone della politica nazionale?
I nomi che circolano in queste ore sono diversi, ma quelli su cui per ragioni diverse si sta concentrando principalmente l’attenzione sono quelli del fedelissimo Danilo Toninelli, ex ministro dei Trasporti del Governo Conte 1 e oggi cassa di risonanza del grillo-pensiero. A lui è toccato annunciare la decisione del fondatore di adire le vie legali per il simbolo e richiedere la ripetizione del voto degli iscritti.
C’è poi Virginia Raggi, l’ex sindaca di Roma. Sono in molti a puntare su di lei per il dopo-Costituente. Sabato e domenica scorsa all’Eur non si è vista, ma il suo staff ha fatto sapere che la sua assenza era stata dovuta a motivi personali e non politici. Lei nega di avere intenzione di ritornare in campo, ma in politica si sa non è mai detta l’ultima parola.
C’è poi Alessandro Di Battista che del partito non ha più neanche la tessera, ma che in queste ore è stato prepotentemente accostato al Garante, galeotta la sortita romana di Grillo, pochi giorni prima della Costituente. Voci di corridoio dicono che ci sia una trattativa in corso, ma che su alcuni punti Garante e figliol prodigo non avrebbero ancora raggiunto un accordo. Accordo che – sempre secondo voci di corridoio – sarebbe solo una questione di tempo.
C’è, infine, un quarto nome quello di Luigi Di Maio, uomo simbolo del M5s ma anche artefice della prima ‘scissione’ della storia del Movimento 5 Stelle. Era l’estate del 2022 e l’ex vicepremier e Ministro degli Esteri decise di staccarsi dalla linea di Giuseppe Conte. Sappiamo tutti come è finita, con la debacle alle successive elezioni politiche del settembre 2022 e la scomparsa del partito appena fondato “Insieme per il futuro”.
Oggi Luigi Di Maio è Inviato speciale dell’Ue per il Golfo Persico, ma il suo mandato scadrà tra un anno e mezzo.
In conclusione
La lotta interna al Movimento 5 Stelle (M5S) è esplosa dopo l’Assemblea Costituente che ha visto la vittoria di Giuseppe Conte, con la riforma dello statuto che ha eliminato il ruolo di Garante di Beppe Grillo. Grillo ha reagito chiedendo la ripetizione delle votazioni, sfruttando i suoi poteri statutari. La scissione del M5S appare ormai inevitabile, con le due fazioni – quella di Conte e quella di Grillo – destinate a separarsi.
Tra i nomi emersi come possibili leader del movimento di Beppe Grillo ci sono Danilo Toninelli, Virginia Raggi, Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio, anche se la situazione rimane incerta. Il futuro del M5S è quindi in bilico, con il movimento che potrebbe frammentarsi in due tronconi.