La manovra di bilancio resta uno degli argomenti di più forte tensione fra Forza Italia e Lega, nonostante un vertice di maggioranza ieri 25 novembre 2024 terminato con una nota che parlava di unità nel governo e di apertura solo a “proposte migliorative”.

Matteo Salvini e Antonio Tajani non hanno quindi ottenuto quello che cercavano riguardo alcuni argomenti a loro cari. Il canone Rai ad esempio è un tema che la Lega vorrebbe far proprio, estendendo al 2025 la riduzione da 90 a 70 euro.

Da Forza Italia è arrivato però un altolà, tanto che ieri in Cdm, preparato per discutere del decreto giustizia, nessuno dei forzisti si è presentato. Strategia premeditata o una casualità per impegni pregressi?

Perché FI non ha partecipato al Cdm di ieri?

Metti una sera a casa di Giorgia Meloni, per discutere della manovra di bilancio e di tutto ciò che riguarda il ruolo del governo italiano nel mondo. Nonostante un comunicato di Palazzo Chigi che proclamava unità d’intenti e apertura verso “proposte migliorative”, il giorno dopo rimette in scena le tensioni fra Forza Italia e Lega.

Ieri 25 novembre 2024 c’è stata un’assenza che si è fatta notare e che da molti è stata indicata come uno “sgarbo” nei confronti della premier: il Cdm che doveva discutere il decreto giustizia è stato rinviato alla mattinata di venerdì 29 e la causa di tale ritardo è stata l’assenza di tutti i ministri di Forza Italia.

La mancanza di numero legale è stata spiegata, anche da chi ieri era presente, come una coincidenza sfortunata: tutti i forzisti erano impegnati in attività politiche inderogabili e il vicepremier Antonio Tajani era a Fiuggi per il G7 dei ministri degli Esteri.

Tale è stato il rumore generato da quest’assenza che il partito forzista si è sentito in dovere di pubblicare una nota, rimettendo alle “fantasiose ricostruzioni dei giornali” ogni ipotesi di tensioni o litigi fra i partiti di maggioranza.

La nota del partito azzurro è quindi netta nel delineare uno scenario che capita in genere solo pochissime volte, specie in coincidenza di appuntamenti importanti per l’attività governativa: e cioè l’assenza totale di propri rappresentanti impegnati in altre attività istituzionali.

In qualità di ministro degli Esteri Tajani è sicuramente “scusato” per la sua assenza di ieri (partecipando all’incontro del G7 a Fiuggi), ma fa specie per alcuni che non ci sia stato nessun rappresentante forzista al Cdm, se non altro per indicare che il partito segue i lavori parlamentari:

I nostri ministri sono tra i più presenti alle riunioni del governo. Nella giornata di ieri il vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani era impegnato a presiedere il G7 dei ministri degli Esteri, ancora in corso, mentre gli altri ministri erano altrove per impegni istituzionali o personali irrinunciabili. Palazzo Chigi era stato informato della loro assenza. Forza Italia sostiene lealmente il governo, continuando a lavorare per l’interesse dei cittadini.

Il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto, non crede in alcun modo a questa versione dei fatti e contesta una giustificazione che risulta in fin dei conti anche un poco puerile. È mai possibile che non ci fosse modo per FI di presenziare al Cdm, se non altro per segnalare con la propria presenza che le decisioni del governo soddisfano Lega, FdI e FI?

Si fa fatica a pensare che nella giornata di ieri non si trovava un ministro di quel partito disponibile a partecipare al Consiglio dei ministri. Una coincidenza abbastanza singolare. In altri tempi sarebbe stato interpretato come un avviso di sfratto all’esecutivo. Oggi più modestamente appare un tentativo di piantare una bandierina sul canone Rai.

Il responsabile dell’organizzazione di FdI Giovanni Donzelli si pone nel solco della Lega, derubricando il tutto a quelle fantasie che chi gufa di professione (fra partiti di opposizione e media schierati) spera che si realizzino dal 2022: il centrodestra al governo lavora a favore degli italiani e ognuno può dire la propria sugli argomenti d’attualità.

E’ da dopo il voto del 2022 che si spera che ci siano difficoltà di questa maggioranza, ma non ci saranno. Si diceva che non saremmo riusciti a fare il Governo, a fare la prima legge di bilancio o a fare politica estera. Il centrodestra invece si è dimostrato sempre compatto, mentre a spaccarsi sono le opposizioni. Nella maggioranza c’è solo normale dialettica.

Lo scontro con la Lega sul canone Rai

20 euro non cambiano la vita a nessuno, ma allo stato italiano un taglio del genere costa – per ogni nucleo familiare – 400 milioni: si potrebbe riassumere così la questione che oppone Lega e Forza Italia sul canone Rai. La Commissione di bilancio al Senato ha scelto di rinviare il voto sull’emendamento che farebbe scendere il canone da 90 a 70 euro.

Da anni i leghisti spiegano che è necessario, per alleggerire le bollette delle famiglie italiane, ridurre almeno una delle voci di spesa che più preme (insieme alle altre) sui loro bilancio, ma i forzisti fanno notare un forte squilibrio fra la causa e l’effetto del taglio.

Nonostante le richieste di Meloni e Giorgetti di non chiedere misure economiche che possano introdurre modifiche pesanti alla legge di bilancio, un taglio del genere secondo FI toglierebbe alla Rai 400 milioni di euro. Si potrebbe ovviare aumentando lo spazio per gli spot pubblicitari, cosa che non dispiacerebbe a Mediaset, ma una cifra di quel genere verrebbe in qualche altra forma richiesta ai cittadini.

Non sarebbe questo un bel biglietto da presentare da parte di un governo che si era sempre fatto vanto di non “disturbare chi fa” e di aver aiutato in modo concreto il ceto medio. La fissazione di FI su questa misura è stata poi criticata dal leghista Claudio Borghi, ironizzando sulle priorità di “qualcuno”.

Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari, dal canto suo ha voluto contestare alcune delle affermazioni che le opposizioni avevano formulato sul taglio del cuneo fiscale e sulla conferma dell’Irpef a tre aliquote.

Contrariamente alle preoccupazioni che determinate fasce di reddito vadano a perdere ulteriore margine o potere d’acquisto, Fazzolari sciorina diversi dati peggiorative di riforme simili introdotte ai tempi di Matteo Renzi o di Giuseppe Conte: inutile lamentarsi di una materia che alcuni sembrano non saper maneggiare bene.

L’unica soluzione per non avere un meccanismo di tal genere sarebbe prevedere benefici di natura fiscale senza alcun limite di reddito, senza alcuna soglia, oppure non prevedere alcuna agevolazione per i redditi medio-bassi, evitando così di creare la polemica inesistente sul livello delle aliquote marginali effettive, cavalcata per ragioni politiche o semplicemente per analfabetismo fiscale.

I nodi autonomia differenziata e cybersicurezza

Altri due nodi che rischiano di incrinare i rapporti fra i tre partiti di maggioranza riguardano uno la giustizia e l’altro una riforma costituzionale le cui implicazioni concrete potrebbero essere molto importanti.

Nel primo caso si tratta della cybersicurezza e della separazione delle carriere dei giudici, temi che FI ha da sempre considerato connaturati alla sua stessa ragion d’essere politica, mentre la riforma costituzionale cara alla Lega risponde al nome di autonomia differenziata. In entrambe le situazioni leghisti e forzisti non sono d’accordo privatamente sul come sono state concepite le proposte legislative, ma pubblicamente cercano di mostrarsi favorevoli alla loro approvazione.

I governatori di Lombardia, Veneto e Piemonte (del centrodestra) sono favorevoli a chiedere il prima possibile la devoluzione di alcune materie al governo, ma la recente sentenza della Cassazione ha dichiarato incostituzionali alcune parti della riforma: questo è stato l’aggancio che in FI aspettavano per aver modo di criticare pubblicamente questa misura.

Il governatore calabrese Roberto Occhiuto, di Forza Italia, era stato il più convinto nel dichiarare che prima di avanzare con la riforma sarebbe stato necessario guardare ai Lep con maggiore attenzione.

E con lo stesso grado di attenzione, secondo la stessa FI, si dovrebbe considerare la possibilità di dare alla Dna, cioè la Procura nazionale antimafia, del potere di iniziare e coordinare le indagini sul reato di estorsione informatica, avanzato dal decreto sulla cybersicurezza e convertito in legge a giugno. Secondo Maurizio Gasparri, capogruppo al Senato, ha espresso la linea propria di Tajani:

La bozza inerente a questo tema non può passare senza un esame approfondito dell’intero Cdm, dal quale potrebbero emergere alcune osservazioni su dettagli da approfondire e forse rivedere. Del resto non è una materia che può essere affrontata senza tutta la coalizione, di cui alcuni membri oggi sono assenti per altri importanti impegni.

Il decreto slittato nelle prossime ore riguarda anche il divieto per i giudici di esprimersi pubblicamente su questioni su cui poi dovranno giudicare: a detta di alcuni è una sorta di bavaglio impostogli dal ministro della Giustizia.

I tre punti salienti dell’articolo

  • Tensioni tra Forza Italia e Lega sulla manovra di bilancio: nonostante un vertice di maggioranza che aveva cercato di mostrare unità, restano forti divergenze, in particolare sul canone Rai. La Lega propone di ridurre il canone da 90 a 70 euro, ma Forza Italia si oppone, preoccupata per le conseguenze economiche e l’impatto sulle finanze della Rai.
  • Assenza di Forza Italia al Consiglio dei Ministri: il 25 novembre 2024, Forza Italia non ha partecipato al Consiglio dei Ministri che doveva discutere il decreto giustizia, causando tensioni politiche. Nonostante le giustificazioni ufficiali del partito, l’assenza è stata vista da molti come un atto simbolico di protesta.
  • Controversie su giustizia e autonomia differenziata: oltre al canone Rai, i temi della cybersicurezza e dell’autonomia differenziata stanno generando conflitti all’interno della coalizione. Forza Italia e Lega non sono d’accordo su come gestire alcune proposte legislative, come la separazione delle carriere dei giudici e la riforma dell’autonomia, con Forza Italia che chiede più riflessione e attenzione prima di procedere.