L’ultimo appuntamento di rilievo che l’Italia doveva affrontare in qualità di presidente del G7 si è svolto senza scossoni, ma anche senza annunci roboanti. A Roma per i Med Dialogues e a Fiuggi per l’incontro dei ministri degli Esteri del G7 Antonio Tajani ha fatto gli onori di casa e ha ricordato come soltanto l’essere uniti sarà la risorsa migliore per affrontare dossier molto complessi e impegnativi.
Crescita economica e sociale dei paesi africani, il ruolo dei Balcani come cerniera fra Europa e Medio Oriente, così come la possibile cessazione delle ostilità in Libano: Tajani assicura che l’Italia è pronta a giocare da protagonista su molti più tavoli, trovando una sponda anche in altri paesi come Germania, Francia e Stati Uniti.
Anche il mandato d’arresto della CPI contro Netanyahu è stato discusso dai ministri presenti, senza che però sia stato prodotto un documento unitario sulla questione.
Tajani: “G7 al lavoro per documento unico su CPI”
Un salto di qualità auspicato da più parti e che in tanti richiedono affinché i conflitti in Ucraina e nel Medio Oriente trovino una soluzione giusta ed equa per tutte le parti in causa. Con questo spirito Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri italiano, ha aperto i Med Dialogues e l’ultima riunione dei ministri degli Esteri del G7 a Fiuggi.
Due eventi molto importanti e che vedono l’Italia come cerimoniere in qualità di presidente di turno del G7.
Questo è l’ultimo appuntamento di un certo valore riservato alla diplomazia italiana prima del cambio di presidenza e nessuno fra i presenti si è tirato indietro: hanno partecipato non solo i ministri degli Esteri dei 7 paesi più sviluppati, ma sono arrivati anche quelli dell’Ucraina, dei paesi del Quintetto arabo (Arabia saudita, Egitto, Giordania, Qatar, Emirati Arabi Uniti) con i rappresentanti di Lega Araba e dell’area dell’Indo-Pacifico: India, Indonesia, Filippine e Repubblica di Corea.
Uno degli argomenti all’ordine del giorno è la sentenza della Corte Penale Internazionale che ha accusato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant e un alto rappresentante di Hamas di crimini di guerra. Il G7 come si comporterà in merito?
Alcuni paesi, come gli Stati Uniti, non hanno firmato il Trattato di Roma e quindi non riconoscono la giurisdizione della CPI. Qualche grattacapo all’interno anche del governo italiano, con l’altro vicepremier Matteo Salvini e il ministro della Difesa Guido Crosetto divisi sulla possibilità di arrestare o meno il premier israeliano.
Dal canto suo Tajani non si sbilancia e ricorda come il documento finale dell’incontro di Fiuggi dovrà mediare fra diverse sensibilità:
Bisogna che ci sia una posizione unica sulla Corte penale internazionale, abbiamo parlato, vediamo se si potrà avere nel comunicato finale una parte dedicata a questo. Stiamo lavorando per un accordo, credo che sia giusto, stiamo lavorando a un testo per avere una posizione unica.
Il ministro degli Esteri ucraino Andrii Sybiha vedrà nella serata di oggi 25 novembre 2024 a Fiuggi sia Tajani che l’Alto Rappresentante della Politica Estera Ue Josep Borrell, ma avrà incontri bilaterali anche con il Segretario di Stato americano Antony Blinken, il ministro degli Esteri francese Jean-Noel Barrot, l’omologa canadese Melanie Joly e quella tedesca Annalena Baerbock.
Se è anche vero che il rapporto fra Ucraina e gli altri paesi del G7 varia da circostanza a circostanza, Tajani ricorda come soltanto l’unità di intenti e di azioni di tutti i paesi partecipanti porterà ad una pace equa e giusta che chiuderà il conflitto russo-ucraino:
L’unità in questo momento è la nostra forza, mi riferisco alla Federazione russa. Forza non significa fortezza, ho voluto invitare altri Paesi per avere un confronto più ampio e concreto, non dobbiamo rinchiuderci. Nel nostro impegno a 360 gradi a fianco di Kiev, sosteniamo tutti gli sforzi di dialogo per portare Mosca al tavolo del negoziato, e parliamo con tutti i partner globali.
Pronta una tregua nei territori libanesi?
Una delle voci e potenzialmente di grande impatto l’ha fornita un’agenzia dell’Adnkronos: citando un quotidiano panarabo Asharq Al-Awsat, domani 26 novembre il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e quello francese Emmanuel Macron annunceranno una cessazione delle ostilità fra Israele e Libano di 60 giorni.
Il quotidiano di proprietà saudita indicherebbe quindi che uno degli ultimi atti di politica estera da parte di Biden potrebbe soddisfare una delle reiterate richieste formulate da parte dei decisori politici statunitensi: bloccare i combattimenti per una certa durata di tempo fornendo così a tutte le parti in causa la possibilità di lavorare ad una vera e propria tregua.
Tajani assicura dal canto suo che l’Italia è pronta a svolgere un ruolo di primaria importanza nel caso in cui si arrivasse alla cessazione di ostilità. I soldati italiani vengono spesso indicati come un esempio di collaborazione con le altre forze armate presenti in Libano, ma anche per l’aiuto che forniscono alla popolazione locale:
Bisogna prima avere tutti gli accordi definitivi. Siamo fiduciosi, vedremo cosa accade, siamo favorevoli a ogni iniziativa per un cessate il fuoco. C’è piena disponibilità dell’Italia a essere protagonista per sorvegliare l’applicazione dell’accordo, insieme a Usa e altri Paesi, vogliamo giocare un ruolo.
“Favoriamo il cessate il fuoco in Libano”
Lo scopo della riunione di oggi è stato quello, come si evince dalle parole di Tajani, di mostrare unità e compattezza nei confronti delle sfide e delle difficoltà che i paesi del G7 dovranno affrontare nel prossimo futuro.
Pur in presenza di attori molto diversi fra loro e con agende politiche spesso configgenti, i ministri degli Esteri dei paesi più sviluppati hanno ben chiaro che bisogna porre un freno alle morti di persone innocenti e a conflitti che alla lunga potrebbero avere effetti anche all’interno delle loro società.
Incontrando il Ministro libanese Abdallah Bou Habib, Tajani ha promesso che in tempi brevi partirà da Brindisi una nave militare contenente aiuti umanitari per la popolazione libanese e soprattutto rassicurato sulla presenza dei soldati italiani stanziati in Libano per la missione Unifil.
In questi ultimi giorni si sono rincorse molte voci su un loro possibile allontanamento, considerando che alcune loro basi sono state attaccate senza però provocare feriti gravi o vittime. La paternità di questi attacchi è attribuita sia ai soldati israeliani e a quelli di Hezbollah. Tajani ricorda come serva al più presto un cessate il fuoco anche a Gaza:
Le priorità assolute, immediate, sono il cessate il fuoco in Libano e a Gaza. Abbiamo più volte detto ai nostri amici libanesi aiutateci ad aiutarvi, lo facciamo anche ora, auspicando l’elezione del presidente e il rafforzamento delle Istituzioni. Siamo al loro fianco. I nostri uomini sono lì per garantire la stabilità lungo la Linea Blu tra Libano e Israele.