Il 25 novembre in Italia si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Una violenza che può avere tante sfaccettature, più o meno evidenti, ma che vanno ad incidere profondamente sulla loro vita in quanto implicano una limitazione nella libertà di scelta e di autodeterminazione.

Un esempio, secondo l’Associazione Luca Coscioni, è rappresentata dallo violazione del diritto delle donne di poter scegliere liberamente in materia di diritti sanitari e riproduttivi a causa di un complesso di norme e leggi che minano tale libertà.

Un aspetto che spesso non viene percepito come violenza ma che incide profondamente sulla vita delle donne.

Il caso più evidente, soprattutto perché di stringente attualità, è quello della recente approvazione da parte del Parlamento della legge sul reato universale della maternità surrogata. Ma non è il solo caso sollevato dall’Associazione Coscioni che evidenzia, come in Italia, anche il diritto all’aborto garantito dalla legge 194/78 in realtà non abbia mai trovato piena attuazione, mentre in tema di fecondazione assistita la strada da percorrere è ancora lunga.

Vediamo, allora, qual è la situazione nel nostro Paese in tema di tutela della libertà di scelta delle donne in materia sanitaria e di diritti riproduttivi.  

Libertà di essere madre, un diritto limitato?

Alla base del concetto di patriarcato c’è la pretesa da parte dell’uomo di poter disporre e decidere per la donna, sia essa figlia, sorella, fidanzata, moglie o compagna. Una convinzione che quando va in crisi può sfociare nella violenza, nella sopraffazione (nei casi più gravi) o anche nel semplice divieto.

La limitazione della libertà di scelta della donna attraverso il divieto, infatti, è il retaggio più evidente di una visione patriarcale che ancora resiste e in alcuni casi determina decisioni politiche che entrano in conflitto con il principio di tutela della libertà di scelta individuale.

Nello specifico l’Associazione Luca Coscioni, in queste settimane impegnata nella battaglia contro la legge sul reato universale di maternità surrogata, evidenzia come in Italia sia in atto una sistematica violazione dei diritti delle donne a poter scegliere liberamente in materia di diritti sanitari e riproduttivi.

La disomogeneità nell’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza, la scarsità di risorse destinate alla contraccezione gratuita e leggi sulla maternità surrogata sono chiari esempi – secondo l’avvocata Filomena Gallo segretaria dell’Associazione Luca Coscioni – di come la politica non risponda adeguatamente alle esigenze delle donne.

“Oggi, più che mai, è fondamentale chiedere con forza l’aggiornamento delle leggi italiane che riguardano la libera scelta, il diritto alla salute e i diritti riproduttivi. L’Italia deve rispettare le donne nelle loro scelte, garantire l’accesso alla contraccezione gratuita, eliminare gli ultimi divieti sulla PMA e regolare la gravidanza per altri in una forma solidale.”

Aborto, a che punto è l’attuazione della legge 194/78

Il diritto all’aborto per le donne che scelgono di accedere all’interruzione volontaria di gravidanza è garantito in Italia dalla legge 194/78. Numerose associazioni denunciano, però, come in realtà – a quarant’anni di distanza dalla sua approvazione – la legge sul diritto di aborto in Italia non abbia ancora trovato piena attuazione.

Oggi il diritto all’aborto non è omogeneamente garantito su tutto il territorio nazionale. Secondo un’indagine autonoma dell’Associazione Coscioni, l’alta percentuale di obiezione di coscienza da parte dei medici rende di fatto impossibile ricorrere all’aborto volontario in molte regioni d’Italia.

Gli ultimi dati – aggiornati al 2021 – certificano che in 72 ospedali italiani si registra una percentuale di obiettori compresa tra l’80 e il 100%, mentre in 22 non è possibile abortire a causa dell’assenza totale di medici non obiettori. Una situazione che determina una disomogeneità di accesso ad un diritto da regione a regione.

“Stando a un’indagine commissionata da Associazione Luca Coscioni a SWG il 55% degli italiani chiede di aggiornare la legge, agevolando l’aborto farmacologico e consentendo l’auto-somministrazione dei farmaci a domicilio, una prassi già adottata in molti Paesi avanzati. L’accesso alla contraccezione gratuita, fondamentale per prevenire gravidanze indesiderate, è sostenuto dal 35% della popolazione, ma resta ancora largamente inattuato.”

Denuncia l’Associazione Coscioni.

Le leggi ‘scomode’ possono essere neutralizzate in diversi modi. La soppressione è quello più evidente, ma, per renderle inoffensive basta svuotarle un po’ alla volta dei contenuti e delle garanzie, ed è quello che starebbe accadendo in Italia con la legge 194.

Ha fatto molto discutere nei mesi scorsi l’approvazione da parte del Parlamento di un emendamento a firma Fratelli d’Italia (poi approvato insieme al decreto Pnrr) che consente di la presenza all’interno dei consultori familiari alle associazioni anti-abortiste.

Legge 40/2004, fecondazione assistita vietata alle single

Altro tema controverso è quello della fecondazione assistita per i single e le coppie omogenitoriali. La Legge 40 del 2004, che regola la procreazione medicalmente assistita ha suscitato negli anni numerose critiche in quanto considerata discriminatoria per le coppie dello stesso sesso e le donne single.

La legge, infatti, vieta a queste categorie la possibilità di accedere alla procreazione medicalmente assistita. Un divieto su cui a breve si pronuncerà la Consulta a seguito dell’esposto presentato da una donna a cui è stato impedito di poter accedere alla PMA a causa della mancanza di un compagno.

Come per la legge sull’aborto anche in questo caso l’efficacia dell’applicazione alla legge varia da regione a regione costringendo le coppie a spostarsi per avere accesso alle cure necessarie.

La legge 40, infine, è criticata dalle associazioni del settore per la tutela degli embrioni anche a discapito della salute e del benessere della madre, andando anche in questo caso a rappresentare una lesione del diritto della donna.

Reato universale di maternità surrogata, madri fuori legge?

Notizia dell’ultima settimana, infine, è quella dell’entrata in vigore del Ddl Varchi, ovvero la Legge sul reato universale di fecondazione per altri che va ad ampliare e integrare il divieto già contenuto nell’art.12 Legge 40/2004 che di fatto considerava già illegale il ricorso al cosiddetto ‘utero in affitto’ in Italia.

Lunedì 19 novembre 2024 con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale la legge è entrata in vigore stabilendo che il ricorso alla maternità surrogata sia da considerarsi reato in Italia anche se effettuato all’estero, in un paese in cui tale pratica è considerata legale.

L’associazione Luca Coscioni ha già raccolta circa 50 ricorsi di coppie che potrebbero essere coinvolte a vari livelli dall’introduzione del nuovo reato. La nuova legge oltre a essere discriminatoria andrebbe a limitare la libertà di scelta delle donne riguardo al proprio corpo e alla propria vita riproduttiva, negando loro il diritto di prendere decisioni autonome su come e quando diventare madre.

Limitazione della libertà o difesa dei diritti delle donne?

Le critiche delle associazioni per la difesa dei diritti delle donne in tema di maternità, però, non sono condivise unanimemente. Le voci a favore delle politiche governative in tema di gestione della maternità, infatti, sostengono che tali norme non limitano le libertà delle donne, bensì ne tutelano e difendono i diritti.

La presenza dei gruppi pro-vita nei consultori, ad esempio, viene inserita in un contesto di completa attuazione della legge 194/78, sottolineando la necessità di offrire alle donne, che valutano l’opzione dell’aborto, un ventaglio completo di possibili alternative così da consentire loro di poter decidere senza coercizioni e con serenità se procedere con l’interruzione volontaria di gravidanza o meno.

Stesso discorso vale per la maternità surrogata, che considerano le leggi italiane una tutela per le donne e un atto doveroso contro la mercificazione e lo sfruttamento del corpo femminile, un po’ come accade anche per i tanti paletti posti alla procreazione assistita.

Secondo i sostenitori delle leggi sopra descritte i limiti imposti riflettono i valori etici fondamentali e la necessità di difendere le donne da situazioni di sfruttamento.

Focus su violazione libertà donne su maternità

La questione della libertà del diritto di scelta delle donne in tema di maternità in cinque punti:

  • Violenza e limitazione della libertà di scelta: Il 25 novembre è una giornata per riflettere sulle molteplici forme di violenza sulle donne, incluse quelle legate alla limitazione della loro libertà di scelta, come nelle questioni sanitarie e riproduttive.
  • Violazione dei diritti riproduttivi: L’Associazione Luca Coscioni denuncia che le donne in Italia subiscono violazioni nei diritti riproduttivi, come l’accesso disomogeneo all’aborto, la scarsità di contraccezione gratuita e le restrizioni sulla maternità surrogata.
  • Diritto all’aborto e obiezione di coscienza: Nonostante la legge 194/78 garantisca il diritto all’aborto, l’alta percentuale di obiezioni da parte dei medici rende difficile l’accesso all’aborto in molte regioni, creando disuguaglianze tra le regioni.
  • Fecondazione assistita e discriminazioni: La Legge 40/2004, che regola la procreazione assistita, esclude le coppie omosessuali e le donne single, negando loro il diritto di accedere alla PMA.
  • Maternità surrogata e leggi restrittive: La recente legge sul reato universale di maternità surrogata limita la libertà di scelta delle donne, estendendo il divieto anche a pratiche legali all’estero, suscitando preoccupazioni per le coppie coinvolte e per il rispetto della libertà riproduttiva femminile.