Il 25 novembre si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne e nonostante siano passati oltre vent’anni dalla sua istituzione, ancora oggi si fa fatica ad ammettere che il patriarcato esiste e che non è solo un retaggio di un passato ormai scomparso, ma forse non si conosce davvero il suo significato.

Il patriarcato è un sistema sociale che attribuisce il potere alle figure maschili, con la donna relegata a un ruolo subordinato. Il significato del patriarcato varia a seconda del contesto, ma è un concetto che si applica a una vasta gamma di aspetti culturali e sociali, tra cui la famiglia, il lavoro e la politica.

La violenza contro le donne, il femminicidio e il patriarcato sono uniti da un legame che non può essere più ignorato, ma soprattutto negato.

Ecco che, allora, occorre spiegare cosa significa questo termine che viene preso solo come retorica politica, anche anacronistica in quello che si pensa essere un presente libero da una cultura che, invece, ancora vive.

Patriarcato: significato e influenza sulla società

Il nuovo diritto di famiglia del 1975 dovrebbe aver segnato, definitivamente, la fine del patriarcato in Italia. Quel 9 maggio del 1975, con una larghissima maggioranza e con la sola astensione del Movimento Sociale, il Parlamento approvava la Legge 151 per la riforma del diritto di famiglia.

Diritto che garantisce la parità tra uomo e donna all’interno della famiglia. Una normativa che cambia radicalmente quella precedente del 1942, che prevedeva una struttura gerarchica familiare, con a capo il pater familias. Nella famiglia patriarcale vige il diritto paterno, ovvero il controllo esclusivo dell’autorità domestica da parte dell’uomo, del padre e la donna gli è solo subordinata.

Il patriarcato è un sistema sociale che ha posto l’uomo al vertice delle strutture familiari e sociali, relegando la donna a un ruolo subordinato. Ma qual è il significato del patriarcato nella società moderna? Nonostante le conquiste legali, il patriarcato continua a combattere la cultura e a contribuire alla violenza contro le donne.

Da quando, nel 1948, la Costituzione ha proclamato la parità di diritti e doveri tra i coniugi, ci sono voluti quasi trent’anni per riformare il Codice civile di ispirazione fascista.

Questo cambiamento avrebbe dovuto segnare la fine della famiglia patriarcale. Lo ha fatto, solo in parte perché violenza, molestie e femminicidio, però, dicono tutt’altro di un retaggio ancora troppo vivo nella società civile.

Se il diritto di famiglia dice una cosa, se le leggi che regolano la famiglia giuridica dicono una cosa, la realtà culturale ci mostra qualcosa di completamente diverso.

Perché si continua a negare il patriarcato

Ancora oggi si continua a negare che nella nostra cultura il patriarcato ancora vive, anche se su carta non è più così. Nonostante il significato di patriarcato venga spesso minimizzato, la realtà è che ancora oggi questa struttura sociale continua a perpetuare disuguaglianze tra i sessi, contribuendo alla violenza patriarcale.

Lo stesso comportamento di alcuni uomini ne è testimone ogni giorno, da quelli che sembrano solo piccoli gesti e che, purtroppo, ancora si riconducono a quello che dovrebbe essere solo affetto, ma che, alla fine, non è altro che possesso.

Controllare il cellulare della fidanzata, le amicizie, le persone che frequenta. Non lasciarla uscire da sola, addirittura con un’amica.

Patriarcato è anche la mentalità che la donna debba occuparsi della casa e della famiglia, che l’uomo debba lavorare e che la moglie, compagna o fidanzata non debba preoccuparsi di altro che dell’economia domestica.

Inoltre, il patriarcato è anche il gender pay gap che continua a imporsi prepotentemente e che, ancora, non si riesce a superare.

Patriarcato è tutte queste cose: presenti, visibili, reali. Però, c’è chi lo nega, lo minimizza e lo rende solo retorica di una parte politica.

Il 25 novembre: riflessioni sulla violenza contro le donne

Oggi, si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Perché il 25 novembre? Oltre 60 anni fa, precisamente nel 1960, furono uccise tre attiviste politiche della Repubblica Dominicana. La giornata fu istituita ufficialmente dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite con la risoluzione 54/134, del 17 dicembre 1999.

Ecco che, in tutto in mondo, ogni 25 novembre si organizzano eventi e cortei per ricordare tutte le vittime di violenza, in casa e fuori casa, i femminicidi, affrontando il tema della violenza di genere. Il 23 novembre si è svolta la manifestazione delle attiviste “Non una di meno”, in vista della giornata del 25.

Secondo i dati, in Italia, dal 1° gennaio al 17 novembre di quest’anno, sono stati commessi 98 femminicidi: 51 donne sono state uccide dal partner o dall’ex partner. Dati troppo altri che, oggi più di ieri, dovrebbero far riflettere.

Per riassumere

Il 25 novembre si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, un’occasione per riflettere sul patriarcato, un sistema che ancora persiste nella società. Nonostante le leggi abbiano abolito formalmente la struttura patriarcale, la violenza di genere, il femminicidio e le disuguaglianze continuano a essere evidenti.

Il patriarcato, infatti, è radicato nelle mentalità quotidiane, dai ruoli di genere ai comportamenti possessivi. Questo articolo esplora il significato del patriarcato, la sua evoluzione storica e l’impatto che ha sulla nostra cultura e vita quotidiana. Il 25 novembre ci invita a non dimenticare le vittime di violenza e a riflettere sul cambiamento necessario.