Un incontro interlocutorio che ha cementato, ancora una volta, la saldezza della coalizione al governo e delle sue politiche. Il vertice fra Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Matteo Salvini si è svolto ieri 24 novembre 2024 nella casa della premier e non a Palazzo Chigi, lasciando i giornalisti senza la possibilità di far domande ai tre leader di maggioranza.
Argomento dell’incontro la manovra che verrà discussa da Camera e Senato nella prima metà di dicembre: la bontà dell’impianto generale è stata confermata, ma tutti si sono detti disponibili ad ascoltare “con attenzione le proposte migliorative che giungeranno dal Parlamento“.
Sul conflitto fra Hamas ed Israele, così come sull’autonomia differenziata, la nota diramata da Palazzo Chigi non fornisce ulteriori chiarimenti: probabile che Meloni, Salvini e Tajani ne abbiano però discusso.
Il vertice di maggioranza sulla manovra finisce senza annunci
Non a Palazzo Chigi, ma nell’abitazione provata della premier: il vertice di maggioranza di ieri 24 novembre 2024 non aveva i tratti dell’urgenza ma era apparso a tanti necessario considerata la quantità di accadimenti occorsi in Italia e nel mondo nelle ultime settimane.
Antonio Tajani, Matteo Salvini e Giorgia Meloni si erano dati appuntamento ufficialmente per discutere degli ultimi ritocchi da dare alla manovra di bilancio, argomento che assorbirà Camera e Senato (con le rispettive commissioni) affinché si possa concludere il tutto entro il 31 dicembre.
Tommaso Foti, capogruppo di FdI alla Camera, aveva anticipato al Corriere della Sera cosa sarebbe potuto accadere nel vertice: un incontro cordiale e costruttivo, che non doveva far scontrare tre visioni politiche diverse quanto aiutare a realizzare tutte le misure necessarie per far affrontare all’Italia in modo adeguato le sfide future.
Sapremo trovare una sintesi, sappiamo tutti che c’è che ballo c’è l’azione di governo. Non è questione di ragione o torto, ma di risorse. Se ce ne sono si potrà intervenire. Credo che la premier e i ministri competenti daranno le giuste indicazioni: è normale che sia il presidente consiglio a decidere su materie che le competono, così come è normale sia lei a interpretare e ufficializzare la linea del governo.
La nota che Palazzo Chigi ha rilasciato in serata ha riassunto il punto di vista di Salvini, Meloni e Tajani. I tre leader dei partiti di maggioranza sono usciti dall’abitazione della premier senza rilasciare dichiarazioni, affidando quindi ad una nota ufficiale il senso dell’incontro:
È intenzione del Governo ascoltare con attenzione le proposte migliorative che giungeranno dal Parlamento, sempre nel rispetto di una legge di bilancio seria e con la dovuta attenzione ai conti pubblici, che devono ancora affrontare i gravissimi danni causati dal super bonus, che nel 2025 graverà sulle casse dello Stato più dell’intera manovra.
Le “proposte migliorative” sembrano comunque rappresentare un eufemismo per tutti quegli emendamenti che Lega, FI e FdI avevano presentato in quantità agli inizi di questo novembre.
Sembra intenzione della premier e del ministro delle Finanze Giancarlo Giorgetti di scegliere e dare il via solo a quelle misure che possono contare sulle risorse già presenti nelle casse italiane, in particolare verso le Forze dell’Ordine e i settori produttivi:
Il proficuo incontro ha riscontrato la piena condivisione di vedute a sostegno di una manovra che, in continuità con le due precedenti, guarda alle esigenze del sistema sanitario, di famiglie, lavoratori e tessuto produttivo.
Quali sono stati gli altri argomenti nel vertice di governo
All’incontro erano presenti anche il ministro Giorgetti ed il leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi. Considerate le persone presenti non è nemmeno difficile immaginare che la manovra di bilancio non sia stato l’unico argomento sul tavolo e che il governo abbia discusso anche di ciò che accade fuori dall’Italia.
C’è, ad esempio, la richiesta della CPI di dare seguito al mandato d’arresto spiccato nei confronti di Benjamin Netanyahu, dell’ex ministro della Difesa Yoav Gallant e di un alto rappresentante di Hamas, Mohammed Deif, per crimini di guerra. Considerato che è molto difficile che quest’ultimo si presenti in Italia, restano i primi dure.
Salvini ha già annunciato che se Netanyahu venisse in Italia sarebbe stato accolto a braccia aperte, mentre il ministro della Difesa Guido Crosetto non condividendo la sentenza della CPI ha però affermato che l’Italia avrebbe considerata concreta la possibilità di arrestare il premier israeliano: un grande problema per Meloni, che non ha mai indicato di voler togliere il sostegno italiano ad Israele.
Probabile infine che ci sia stato un focus anche sulla riforma dell’autonomia differenziata, che la Consulta ha recentemente dichiarato incostituzionale in alcune delle sue parti.
In attesa delle motivazioni della sentenza, i governatori del Sud Italia in quota FI hanno espresso la loro soddisfazione per la possibilità di approfondire la questione dei Lep, mentre il leghista veneto Luca Zaia ha minacciato che se la riforma non passa il Veneto rischia di soffrire sul piano economico.
Lega, FI e FdI battagliano sulla legge di bilancio
La presentazione di migliaia di emendamenti alla legge di bilancio, che i partiti di maggioranza si augurano di discutere per la prima metà di dicembre alla Camera, aveva fatto sollevare più di una qualche perplessità.
Non si tratta tanto delle migliaia di proposte presentate delle opposizioni, che Giuseppe Conte del Movimento 5Stelle ha subito stigmatizzato come atteggiamento divisivo e inutile, quanto di quelle avanzate da diversi esponenti di FI, FdI e Lega. Ogni partito al governo ha cercato di portare il proprio mattoncino a favore dell’elettorato di riferimento, pur nei vincoli stringenti indicati da Giorgetti e da Meloni.
Il vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati, Elisabetta Gardini, nel corso della giornata ha ripetuto quanto soprattutto dai meloniani viene indicato come un successo di quest’altra manovra di bilancio all’insegna della responsabilità:
Con questa manovra il governo Meloni rende strutturale il taglio delle tasse sul lavoro, aumenta il sostegno alle famiglie e investe risorse senza precedenti sulla Sanità. Tutto ciò anche grazie alle somme record recuperate dalla lotta all’evasione e ad un fisco più equo e collaborativo.
Resta comunque il fatto che soprattutto il leader forzista Tajani ha continuato a spingere per misure a favore del ceto medio, così come ad ascoltare esponenti di Confindustria, non troppo convinti della proposta governativa di far entrare un revisore statale in quelle società che ricevono finanziamenti pubblici.
Dal lato leghista, lo stop alla legge sull’autonomia differenziata priva di un importante argomento il partito: necessario puntare principalmente sulla riduzione del canone Rai da 90 a 70 euro, cosa che FdI e soprattutto FI non sono convinti di fare: il rischio è di togliere risorse importanti per ridurre il deficit della televisione statale.
Infine, la riduzione dell’Irpef dal 35 al 33% per i redditi da lavoro indipendente, proposta da Forza Italia, potrebbe passare anche grazie all’interessamento di Maurizio Leo, viceministro alle Finanze.
I 3 punti salienti dell’articolo
- Incontro tra i leader di maggioranza: il vertice del 24 novembre 2024 tra Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Matteo Salvini ha confermato la solidità della coalizione di governo. Si è discusso principalmente della manovra economica, con un impegno a valutare eventuali proposte di miglioramento provenienti dal Parlamento, pur mantenendo l’attenzione sui conti pubblici e sull’impatto del superbonus.
- Manovra e misure in discussione: i leader della maggioranza hanno concordato sulla necessità di misure che rispondano alle esigenze di famiglie, lavoratori e sanità, ma con un occhio attento alla sostenibilità fiscale. Le proposte emendative presentate dai partiti di maggioranza mirano a supportare i rispettivi elettorati, con focus su sicurezza e settori produttivi.
- Altri temi discussi: l’incontro ha trattato anche temi internazionali, come il conflitto Israele-Hamas e la riforma dell’autonomia differenziata. Nonostante la complessità, è emersa la volontà di proseguire il dialogo per trovare soluzioni condivise, come nel caso della gestione delle risorse per la TV pubblica e l’Irpef per i redditi da lavoro indipendente.