Non è un caso che in molti, parlando della Costituente del Movimento 5 Stelle voluta dal presidente Giuseppe Conte per ‘rivoltare come un calzino’ il progetto politico di Beppe Grillo, utilizzino la parola ‘Congresso’, un chiaro riferimento al momento in cui i partiti si riuniscono per eleggere i leader e gettare le basi dei programmi futuri.
Oggi, domenica 24 novembre 2024, al Palazzo dei Congressi dell’Eur si conclude la Costituente pentestallata e con essa anche il passaggio da movimento a partito politico.
Ieri si è raggiunto il quorum dei votanti e oggi si concludono le votazioni degli iscritti che, con il loro voto, hanno indicato la strada da seguire in futuro, con o senza Garante. Con o senza limite del doppio mandato. Con o senza simbolo.
Congresso M5s, sarà ancora un Movimento o diventerà un partito?
Al di là delle polemiche, degli scontri al vertice e delle dichiarazioni di circostanza, la questione è tutta qua: il Movimento 5 Stelle si sta trasformando – o si è già trasformato – in un partito politico con regole e le strutture nuove.
Vanno in questa direzione la voglia di emancipazione dal Garante, la necessità di coltivare una classe politica eliminando la ghigliottina del limite del secondo mandato. Va in questa direzione la richiesta di Conte di avere le mani libere per poter stringere alleanze con altre forze politiche. Questo punto nello specifico è talmente cogente da essere stato l’unico punto su cui il Presidente M5s ha minacciato di dimettersi.
Non il nome, non il simbolo, non il doppio mandato e nemmeno le prerogative del Presidente, bensì la possibilità di stringere alleanze con altri partiti, perché – Conte lo sa – in un sistema bipolare come quello italiano da soli non si arriva a governare.
Ecco perché tutti i segnali portano alla conclusione che il soggetto politico figlio della Costituente assomiglierà molto poco al Movimento 5 Stelle delle origini e molto di più a un partito tradizionale.
Taverna: “Siamo sempre un movimento ma più maturo”
Sono in molti a leggere in questa chiave la ‘svolta di Roma’. Molti altri, invece, preferiscono tenersi strette le origini o preferiscono parlare semplicemente di svolta verso ‘un movimento più maturo’.
Lo fa l’ex senatrice Paola Taverna, grillina della prima ora, ai microfoni dell’inviato di Tag24.it Michele Lilla. Quando le viene chiesto se il Movimento 5 Stelle si sia trasformato in un partito dice:
“Siamo sempre stati un Movimento, oggi siamo un movimento più maturo. Il fatto che siamo l’unica forza politica che in tutti questi anni ha voluto mantenere la democrazia diretta. Un movimento nuovo ma forte nei suoi valori”.
Costituente #M5S, Paola Taverna:
— Tag24 (@Tag24news) November 24, 2024
"Siamo sempre stati un Movimento, oggi siamo un movimento più maturo. Un movimento nuovo ma forte nei suoi valori”.#Conte #Grillo pic.twitter.com/SXuaMiEuqL
Fico: “Oggi c’è bisogno di molto Movimento 5 Stelle”
Richiama allo spirito del Movimento degli esordi, invece, l’ex presidente della Camera Roberto Fico quando dichiara:
“Oggi c’è bisogno di molto Movimento 5 stelle, quindi ritornare in modo dirompente sui territori, noi dobbiamo essere di nuovo lì in modo molto forte.”
Chiaro il riferimento e la critica ai deludenti risultati elettorali dei Cinquestelle alle elezioni regionali, sottolineando la necessità di ritornare nelle piazze e uscire dai palazzi.
Costituente #M5S, l'ex presidente della Camera Roberto Fico: "Il Movimento 5 Stelle è nato nei territori, e lì deve tornare! Beppe? io spero che stia con noi".#Conte #Grillo pic.twitter.com/KNT2NIlMjb
— Tag24 (@Tag24news) November 24, 2024
Il M5s ha ancora bisogno di Grillo?
“Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”, una massima dal Gattopardo, sembra calzare a pennello al nuovo inizio del Movimento 5 Stelle, partito nella pratica ma movimento nell’anima.
Una buona parte della base M5S, però, è ancora molto legata all’afflato romantico delle origini. Le battaglie di principio, il rifiuto del Palazzo, la logica dell’uno vale uno e, quindi, fargli digerire in la ‘svolta’ potrà non essere un’impresa semplice.
Una prova sono le contestazioni nella giornata di ieri, sabato 23 novembre, o l’assenza di molti personaggi simbolo M5s come l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi o l’ex ministro Danilo Toninelli, la cui assenza era in qualche modo attesa. Virginia Raggi ha fatto sapere di non aver preso parte alla Costituente per motivi strettamente personali e non politici.
Assente anche Beppe Grillo, il fondatore. Il Garante la cui presenza si è fatta ingombrante e che nei giorni scorsi aveva rivendicato il diritto di ‘estinguere il Movimento’ dal momento che non esisteva più.
Ma il Movimento ha ancora bisogno di Beppe Grillo? Una domanda a cui Paola Taverna ha risposto:
“Il movimento ha bisogno di chiunque si voglia mettere a disposizione per cambiare in meglio il nostro paese”.
Spera in una riconciliazione, invece, Roberto Fico.
“Beppe? Io spero che stia con noi”.
La ‘Svolta di Roma’ in 5 punti
Ecco una sintesi in 5 punti del Congresso del Movimento 5 Stelle:
- Trasformazione in un Partito: Il M5S sta evolvendo da movimento a partito, con l’eliminazione del limite del doppio mandato e l’intenzione di stringere alleanze politiche, segnalando un cambiamento verso una struttura più tradizionale.
- Autonomia da Grillo: Giuseppe Conte ha chiesto maggiore autonomia dal “Garante” Beppe Grillo, che ha recentemente affermato che il Movimento è ormai “estinto”. L’assenza di Grillo al Congresso riflette la crescente separazione tra la leadership attuale e il fondatore.
- Le voci interne: Paola Taverna ha difeso l’idea di un M5S “più maturo”, pur mantenendo l’idea di un “movimento”, mentre Roberto Fico ha richiamato lo spirito originario del Movimento, auspicando un ritorno alle radici territoriali.
- Resistenza alla trasformazione: Una parte della base M5S, legata agli ideali fondanti di democrazia diretta e rifiuto del “Palazzo”, mostra resistenza ai cambiamenti, come evidenziato dalle polemiche interne.
- Futuro del M5S: Nonostante le tensioni interne, il Congresso segna una svolta decisiva verso una visione di partito che mira a tornare al governo, ma dovrà affrontare la sfida di bilanciare le origini da “movimento” con le esigenze di un attore politico pronto a giocare la partita delle alleanze.