L’8 marzo scorso, nel corso della manifestazione che si svolgeva a Firenze di “Non una di meno”, il movimento femminista più quotato degli ultimi tempi, una donna che si era unita al corteo con un cartello che condannava gli stupri di Hamas ai danni delle israeliane fu invitata a tornarsene a casa. “Voleva provocare”, fu la motivazione delle organizzatrici.

Oggi, 23 novembre 2024, in vista della giornata internazionale contro la violenza sulle donne che si celebrerà dopodomani, le attiviste di “Non una di meno” sono tornate in piazza. L’hanno fatto a Roma. Ma che atteggiamento hanno dimostrato di fronte alla tragedia vissuta dalle donne israeliane?

A parte quelle ammazzate nel corso del pogrom di Hamas del 7 ottobre 2024, decine risultano ancora ostaggio di Hamas e chi si è salvato racconta di ogni tipo di violenza.

L’inviato di Tag24.it Lorenzo Brancati ha seguito la manifestazione anche con quest’intento mentre si vivevano momenti di tensione sia sul tema del patriarcato (è stata bruciata una foto del ministro Valditara) che su quello dell’aborto, quando il corteo è passato nei pressi di una sede dei Pro Vita.

Le donne e il tabù degli stupri di Hamas

L’8 marzo 2024, la scorsa festa delle donne, a Firenze, la manifestazione di “Non una di meno” fece notizia non per le battaglie femministe che tradizionalmente porta avanti, ma per un atteggiamento antisemita ben documentato da questo video del Corriere Fiorentino

Otto mesi dopo, qualcosa è cambiato? Quando Lorenzo Brancati si è avvicinato alle manifestanti facendo cenno alle violenze subite dalle donne israeliane, non ha ricevuto alcuna risposta. È stato allontanato con fastidio. Il tema, evidentemente, è ancora un tabù per le femministe di casa nostra, mentre nel corteo sventolavano diverse bandiere palestinesi e si leggevano cartelli contro la guerra in generale, ma non contro le violenze perpetrate contro le donne in particolare: quasi un paradosso.

I momenti di tensione

Sta di fatto che si sono registrati più momenti di tensione: il primo già all’inizio della manifestazione, quando è stata bruciata una foto del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, reo di aver polemizzato con Gino Cecchettin, il papà di Giulia, vittima di un efferato femminicidio, sul tema del patriarcato.

“In Italia il patriarcato non c’è più, al massimo esiste il maschilismo”

ha sostenuto il rappresentante del Governo Meloni puntando, per di più, il dito contro gli immigrati che sarebbero per buona parte responsabili delle violenze sulle donne che si riscontrano oggi in Italia.

Tra i politici che l’hanno difeso, la vicepresidente dei deputati di Forza Italia Rita Dalla Chiesa:

“Purtroppo, anche oggi siamo costretti a condannare l’ennesimo episodio di violenza contro il ministro Valditara. La sua foto è stata bruciata tra cori e insulti davanti al ministero dell’Istruzione poco prima della partenza del corteo contro la violenza sulle donne. E’ paradossale, peraltro, compiere azioni di questo tipo proprio ad una manifestazione contro la violenza. L’ondata di odio che ha travolto il governo, e in particolare il ministro Valditara, non accenna purtroppo a fermarsi: ci aspettiamo, quantomeno, una condanna da parte di tutte le forze politiche, perché quanto sta accadendo in queste settimane è preoccupante e indegno per un Paese civile. Al ministro va tutta la mia solidarietà”

La tensione nei pressi della sede dei Pro Vita

Il corteo di “Non una di meno” ha fatto registrare dei momenti di tensione anche quando si è avvicinato a una sede dei Pro Vita, l’associazione anti-abortista.

La difesa della legge 194 è una delle battaglie storiche dei movimenti femministi italiani e lo è anche per “Non una di meno”. Ma oggi le cronache hanno segnalato collettivi studenteschi infiltrati nella manifestazione che hanno tentato di oltrepassare il cordone della polizia in assetto antisommossa e con gli idranti a protezione della sede di Pro Vita e Famiglia in viale Manzoni.

“Ma quale stato, ma quale Dio. Sul mio corpo decido io”

è stato uno degli slogan dei manifestanti. Peccato che non valga per tutti, e soprattutto per tutte, nel mondo.