Elly Schlein ha convocato la direzione nazionale del Partito Democratico per giovedì prossimo, 28 novembre 2024. All’ordine del giorno, ha messo un solo punto: l’esito delle elezioni regionali. Dopo le vittorie in Emilia Romagna e in Umbria, la giovane segretaria dem vuole celebrare il suo trionfo.

Fatto sta che nella discussione inevitabilmente troverà spazio anche la situazione internazionale: l’ultimo attacco subito dalle truppe italiane di stanza in Libano per la missione Unifil darà il la a un confronto sulla situazione mediorientale che si annuncia acceso: non tutti i dem, per usare un eufemismo, la pensano allo stesso modo a proposito del conflitto scoppiato all’indomani del pogrom del 7 ottobre 2023 con 1200 ebrei ammazzati e 250 rapiti dai terroristi di Hamas.

Gli ultimi sviluppi, con i mandati d’arresto spiccati dalla Corte penale internazionale ai danni del premier israeliano Benjamin Netanyahu e del suo ex ministro della Difesa Yoav Gallant, entrambi con l’accusa di aver perpetrato crimini di guerra al pari degli esponenti di Hamas, sono destinati ad accendere i toni della discussione interna ai dem.

A Tag24.it, lo conferma in anteprima Aurelio Mancuso, componente del coordinamento nazionale di “Sinistra per Israele”, l’associazione che, nella direzione del Pd, può vantare esponenti di primo piano come Piero Fassino e Lia Quartapelle.

Il Pd spaccato sui mandati d’arresto verso Netanyahu e Gallant

E quindi, tra cinque giorni, non sarà (solo) una parata trionfale per Elly Schlein. Del resto, il responsabile esteri della sua segreteria, Peppe Provenzano, in una intervista concessa a Tag24.it, ha utilizzato parole molto nette nel commentare la decisione della Corte dell’Aia che, per la prima volta nella sua storia, ha firmato dei mandati d’arresto per un premier e un ex ministro di uno Stato democratico.

Per lui c’era da aspettarselo perchè “i crimini di guerra perpetrati a Gaza sono evidenti”.

Ma per gli esponenti di “Sinistra per Israele” la questione aperta dalla decisione della Corte quantomeno non può essere confinata al solo diritto internazionale: inevitabilmente, apre anche scenari politici di cui il Partito Democratico farebbe bene a tenere conto.

Mancuso (Sinistra per Israele): “In direzione faremo sentire la nostra voce”

Aurelio Mancuso, finora ‘Sinistra per Israele’ non ha commentato il mandato d’arresto per Netanyahu…

“Non per qualche ritrosia o timidezza. Ma solo perché volevamo aspettare prima che si chiarissero tutti gli aspetti della faccenda”.

Quarantotto ore dopo, aspetti chiariti: per la prima volta un leader di una democrazia verrebbe arrestato se atterrasse in 124 Paesi. Come un Putin qualsiasi.

“Mentre a Putin nessuno continua a torcere un capello, cominciamo subito a dire che i dispositivi della Corte penale Internazionale si rispettano”.

Poi?

“Poi che comportano delle conseguenze politiche che non si possono ignorare”.

Qual è la prima?

“È deleterio mettere sullo stesso piano gli esponenti di una democrazia rappresentativa qual è Israele e quelli di una organizzazione terroristica quale è Hamas: un tragico errore”.

Perché?

“Perché i primi sono stati eletti nell’ambito di un sistema democratico; i secondi si sono imposti con la forza della violenza su un popolo che tengono in ostaggio. E poi per il semplice fatto che non si possono equiparare le responsabilità di Netanyahu e Gallant con quelle dei terroristi della strage del 7 ottobre. Strage che ha dato il via a questa guerra”.

Ma per molti, e per quasi tutta la sinistra, Netanyahu e i capi di Hamas pari sono.

“Per noi non è assolutamente così. Di Netanyahu si può criticare tutto, come del resto facciamo anche noi da ben prima che iniziasse la guerra. Si può dire che la sua risposta militare sia stata sproporzionata, che il suo atteggiamento politico sia stato inadeguato: si può dire tutto. Ma non che si muova come i terroristi”.

Ci sono ancora un centinaio di ostaggi di cui non si conosce la sorte.

“Appunto. E su di loro c’è ancora una scarsa attenzione. Quanti di loro sono ancora vivi? Chi si occupa di loro?”

Non certo il procuratore della Corte dell’Aia, Karim Khan.

“Appunto. La Corte, poi, stabilisce delle responsabilità personali, non di Stato: questo non bisogna mai dimenticarlo. E non imputa a Netanyahu alcun genocidio”.

La Corte ha spiccato i mandati per crimini di guerra.

“Accusa non meno grave. Ma il genocidio è altra cosa”.

Con buona pace anche di Papa Bergoglio. E comunque, questi mandati d’arresto aiutano la pace?

“No. Questo è il punto politico della faccenda. Anzi, innescano processi che vanno esattamente nel verso opposto a quello che tutti, a parole, auspicano”.

Un paradosso.

“Ce ne sono tanti sulla vicenda mediorientale. I principale dei quali vede molti Stati non riconoscere il diritto all’esistenza di Israele mentre nulla hanno da dire sul regime iraniano, ad esempio”.

Eppure qualche differenza c’è.

“La prima delle quali è che Israele è una democrazia nata col riconoscimento dell’intera comunità internazionale nel 1948 e che, in quanto tale, ha al suo interno gli anticorpi per contrastare eventuali abusi di potere”.

Oggi si deve considerare una democrazia agli arresti?

“I mandati d’arresto non aiutano il processo di pace. Se solo pensiamo che, per un eventuale cessate il fuoco e un conseguente accordo di pace, Netanyahu non potrebbe andare nemmeno all’estero a stringere la mano del nemico…”

Non si vede alcun spiraglio.

“Difficile farlo senza coinvolgere i Paesi moderati dell’area come Arabia Saudita e Egitto. Senza i Paesi del Patto d’Abramo rischiamo di consegnare quella regione all’Iran”.

La contestazione a Elly Schlein

E comunque: nel Pd la linea ufficiale è quella di contrastare Netanyahu applaudendo la Corte dell’Aia, senza se e senza ma.

“È quello che contestiamo a Elly Schlein: la pace non si raggiunge esaltando i provvedimenti dell’Aia, ma incalzando l’Unione Europea, sulla quale per carità di patria mi astengo dal giudicare il capo della diplomazia Josep Borrell, e gli altri Paesi che hanno un ruolo in commedia affinchè si mettano davvero d’impegno per far giungere a una pace giusta e duratura, con due popoli e due Stati, come tutti dicono ma senza essere conseguenziali”.

In attesa di Trump, occorrerebbe un miracolo.

“In passato si è giunti a un passo dalla pace: penso agli accordi di Oslo e a quelli di Camp David. Ora invece, anche l’Onu è deleteria sulla vicenda mediorientale con la sua evidente faziosità che la porta a essere autoritaria anziché autorevole”.

No pro Pal, almeno sic et simpliciter.

“Chi si eccita nelle piazze con loro non rende un buon servizio in primis ai palestinesi, un popolo ostaggio di una organizzazione criminale quale Hamas. Anzi: fa propaganda sulla loro pelle”.

La questione del mandato d’arresto per Netanyahu e il Pd in tre punti

  • Elly Schlein ha convocato la direzione nazionale del Pd per giovedì 28 novembre: inevitabilmente, troverà spazio anche la discussione sulla situazione in Medio Oriente
  • Sinistra per Israele è pronta a far valere il suo punto di vista, molto lontano dalla linea ufficiale del partito espressa dal responsabile Esteri Peppe Provenzano che ha plaudito ai provvedimento della Corte dell’Aia senza se e senza ma
  • Aurelio Mancuso, del coordinamento nazionale di Sinistra per Israele, ha spiegato a Tag24.it che, pur accettando il provvedimento della Corte penale Internazionale, non si può non tenere conto del fatto che esso allontana la pace in Medio Oriente