Donald Trump ha annunciato la sua intenzione di nominare Pam Bondi, ex procuratore generale della Florida, come nuovo procuratore generale degli Stati Uniti. Questo annuncio è avvenuto poche ore dopo che Matt Gaetz, ex rappresentante della Camera, si è ritirato dalla candidatura a causa della forte opposizione da parte di senatori repubblicani, legata a una serie di accuse di cattiva condotta sessuale.

La scelta di Bondi dimostra la volontà di Trump di affidare ruoli chiave a figure leali e vicine a lui, consolidando il suo approccio di inserire alleati fidati nel Dipartimento di Giustizia. Secondo fonti vicine alla vicenda, Trump ha preso rapidamente la decisione di puntare su Bondi senza la necessità di un processo formale di selezione. Le sue qualità di fedeltà a Trump e la capacità di difenderlo pubblicamente, soprattutto nei media, la rendevano una scelta naturale e strategica.

Bondi ha ricevuto ampio sostegno, sia da parte del team di Trump che all’interno della conferenza repubblicana del Senato, il che ha rappresentato un chiaro vantaggio rispetto a Gaetz, la cui candidatura era fin dall’inizio contestata. “Sono lieto di annunciare che Pam Bondi sarà il nostro prossimo procuratore generale”, ha scritto Trump su Truth Social, lodando la sua esperienza e il suo impegno per l’America First.

Chi è Pam Bondi?

Pam Bondi, 59 anni, è una figura vicina a Trump da molto tempo. Già durante il suo primo mandato presidenziale, il suo nome era stato proposto come possibile candidata per il massimo incarico nelle forze dell’ordine federali. Se confermata dal Senato, Bondi potrebbe diventare uno dei membri più influenti dell’amministrazione Trump, considerata l’intenzione dichiarata del repubblicano di perseguire i suoi oppositori e il timore dei democratici che il Dipartimento di Giustizia venga piegato ai suoi obiettivi politici.

L’alleanza tra Trump e Bondi risale al 2016, quando, alla vigilia delle primarie repubblicane in Florida, Bondi si schierò apertamente a favore di Trump, preferendolo al senatore dello stato Marco Rubio. Bondi ha anche sostenuto Trump pubblicamente in diverse occasioni, apparendo spesso su Fox News come sua difensora e intervenendo come oratrice alla Convention Repubblicana del 2016. Ha continuato a lavorare nell’orbita di Trump, partecipando al team di transizione dopo la sua elezione e mantenendo una stretta relazione con il suo staff anche negli anni successivi.

Durante il primo mandato di Trump, Bondi era stata considerata per il ruolo di procuratore generale dopo l’allontanamento di Jeff Sessions nel 2018, ma la scelta ricadde su William Barr. Nonostante ciò, Bondi ha continuato a mantenere un ruolo importante tra gli alleati di Trump, diventando presidente dell’America First Policy Institute, un think tank legato all’ex presidente.

Come procuratrice generale della Florida dal 2011 al 2019, Bondi ha concentrato il suo lavoro su questioni come il traffico di esseri umani e la lotta al crimine organizzato. La sua candidatura fu sostenuta da personalità di rilievo come Sarah Palin e si distinse per il suo impegno contro l’Affordable Care Act e a favore di leggi sull’immigrazione più restrittive. Tuttavia, la sua carriera non è stata priva di controversie: nel 2013 fu criticata per aver ritardato l’esecuzione di un condannato a morte per partecipare a un evento di raccolta fondi elettorale.

Pam Bondi ha svolto un ruolo importante nella difesa legale di Trump durante il primo processo di impeachment del 2020, incentrato sulle accuse di abuso di potere legate alla pressione esercitata sul presidente ucraino affinché indagasse sui Biden.

Bondi ha duramente criticato i casi penali contro Trump e Jack Smith, il procuratore speciale che ha accusato Trump in due casi federali. Ha descritto Smith e altri procuratori che hanno accusato Trump come persone “orribili” che “militano il nostro sistema legale”.

Nel suo incarico di procuratore generale, Bondi erediterà un Dipartimento di Giustizia che potrebbe dover affrontare una serie di sfide, tra cui il trattamento dei casi relativi alla rivolta del 6 gennaio e la gestione delle politiche sui diritti civili e sull’applicazione delle leggi economiche. La sua nomina riflette chiaramente la volontà di Trump di affidarsi a figure leali, pronte a sostenere la sua agenda politica e a difenderlo dalle numerose questioni legali che lo riguardano.

Il caso della donazione vietata

Nel 2016, l’Associated Press ha riportato che Pam Bondi aveva personalmente richiesto a Donald Trump una donazione per la sua campagna elettorale tre anni prima. La somma di 25.000 dollari è stata erogata attraverso la fondazione della famiglia Trump, contravvenendo alle normative che vietano l’uso di fondi di organizzazioni benefiche per fini politici. La donazione è stata effettuata proprio mentre l’ufficio di Bondi stava considerando se unirsi a New York in un’indagine sulle attività della Trump University, accusata di frode e false promesse riguardo alla qualità dell’istruzione e alle opportunità di carriera offerte agli studenti.

Dopo aver ricevuto l’assegno, Bondi ha deciso di non partecipare all’indagine. Secondo quanto riportato dal Florida Times-Union, Bondi avrebbe tentato di restituire la donazione, ma il tentativo è stato respinto e i fondi sono stati rimandati al mittente da parte di Trump.

Trumpiana di ferro

Se confermata dal Senato, Bondi vedrà ricompensati anni di lealtà a Trump, iniziati già nel 2016 quando si schierò apertamente a favore della sua campagna elettorale. Ha inoltre svolto un ruolo chiave nella sua difesa durante il primo impeachment e ha sostenuto le sue contestazioni sui risultati delle elezioni del 2020. Più di recente, ha lavorato per la campagna del 2024 e assistito Trump nei procedimenti legali a New York.

L’opzione Bondi è emersa dopo che la nomina di Gaetz, inizialmente considerata una scelta improvvisata e non ortodossa, è naufragata per il netto rifiuto di diversi senatori repubblicani. Secondo le fonti, Trump aveva deciso di puntare su Gaetz scartando altre opzioni più tradizionali, come Mark Paoletta, Andrew Bailey e Robert Giuffra. Tuttavia, le crescenti resistenze del Senato hanno portato Gaetz a ritirarsi dopo un confronto con Trump, riconoscendo di non avere i voti necessari per la conferma.

Trump, dal suo club di Mar-a-Lago, ha pubblicamente ringraziato Gaetz per i suoi sforzi, sottolineando come non volesse che la sua candidatura diventasse una fonte di distrazione per l’amministrazione. La mossa ha permesso a Trump di spostare rapidamente l’attenzione su Bondi, consolidando la sua strategia di nominare personalità fortemente leali alla sua visione politica e personale.

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