La Corte penale internazionale (CPI) ha emesso ordini di arresto nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, dell’ex ministro della Difesa Yoav Gallant e di un alto rappresentante di Hamas, accusandoli di crimini di guerra legati agli eventi successivi agli attacchi contro Israele del 7 ottobre scorso.
Netanyahu accusato di crimini di guerra
In un comunicato rilasciato giovedì, il tribunale dell’Aia ha dichiarato di avere “ragionevoli motivi” per ritenere che Netanyahu sia penalmente responsabile di crimini di guerra, tra cui l’uso della fame come strumento di guerra, e di crimini contro l’umanità, come omicidio, persecuzione e altre azioni disumane.
Questa decisione rappresenta una svolta storica, facendo di Netanyahu il primo leader israeliano a essere chiamato in giudizio da una corte internazionale per presunti crimini contro i palestinesi in un conflitto che dura da 75 anni. Sebbene i mandati non garantiscano arresti immediati, potrebbero ostacolare notevolmente i viaggi di Netanyahu nei Paesi membri della CPI.
La reazione di Israele
La decisione della CPI ha scatenato reazioni dure in Israele. L’ufficio del primo ministro israeliano ha respinto le accuse, definendole “ridicole e antisemite”. Il presidente Isaac Herzog ha definito i mandati un “giorno oscuro per la giustizia e l’umanità”, mentre il ministro degli Esteri Gideon Sa’ar ha accusato la corte di agire come strumento politico contro Israele. Da parte sua, Itamar Ben Gvir, ministro della Sicurezza nazionale, ha bollato la CPI come “antisemita” e suggerito una risposta israeliana rafforzando la sovranità nei territori occupati.
Conseguenze della decisione della CPI
Israele, come gli Stati Uniti, non riconosce la giurisdizione della CPI e ha rigettato le accuse del tribunale, sostenendo che le sue azioni sono conformi al diritto internazionale. Tuttavia, il professor Eliav Lieblich dell’Università di Tel Aviv, citato dalla CNN, ha sottolineato che questa decisione rappresenta un momento cruciale, con implicazioni sia giuridiche che politiche: i 124 stati membri della CPI potrebbero essere obbligati ad arrestare Netanyahu o Gallant se si trovassero nei loro territori.
Mandato d’arresto anche per un alto esponente di Hamas
Sempre giovedì, la CPI ha emesso un mandato anche contro Mohammed Deif, un alto esponente di Hamas, considerato da Israele tra gli organizzatori degli attacchi del 7 ottobre. Israele sostiene di averlo eliminato in un raid aereo a settembre, ma Hamas non ha confermato il decesso. La CPI accusa Deif di crimini contro l’umanità, inclusi omicidi, torture, stupri e altre forme di violenza sessuale, oltre a crimini di guerra come trattamenti crudeli, presa di ostaggi e oltraggi alla dignità personale. Secondo la corte, Deif avrebbe una “responsabilità penale diretta”, avendo ordinato e orchestrato tali crimini e mancato di controllare le forze sotto il suo comando.
Corte Penale Internazionale: cos’è e come funziona?
La Corte Penale Internazionale (CPI) è il risultato di un lungo percorso avviato dalla comunità internazionale nel 1948, quando l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, attraverso la Convenzione per la prevenzione e la punizione dei crimini di genocidio (art. 6 della risoluzione n. 260), propose la creazione di un tribunale internazionale dedicato a giudicare i crimini di genocidio. Tuttavia, il progetto rimase in sospeso durante la Guerra Fredda, che impedì un accordo tra gli Stati.
Il tema fu ripreso solo nel 1994, con l’istituzione di un comitato speciale all’interno dell’ONU. L’esperienza dei Tribunali ad hoc per i crimini internazionali commessi nella ex Jugoslavia e in Rwanda contribuì a consolidare l’idea di una giustizia penale internazionale permanente. Nel 1998, con la firma dello Statuto di Roma, nacque ufficialmente la CPI.
La Corte Penale Internazionale ha sede all’Aja, nei Paesi Bassi, condividendo la città con la Corte Internazionale di Giustizia (CIG), che però ha un mandato diverso. Mentre la CIG si occupa di risolvere controversie tra gli Stati membri dell’ONU, la CPI è incaricata di giudicare i crimini commessi da individui, con base giuridica nello Statuto di Roma, sottoscritto da 123 Paesi.
Tra i grandi assenti dalla Convenzione di Roma figurano Stati Uniti, Russia e Cina, che non vi hanno aderito, così come l’Ucraina. Israele ha firmato lo Statuto ma non lo ha ratificato. La CPI può esercitare la propria giurisdizione sui crimini commessi nei territori degli Stati aderenti e, su richiesta specifica, anche in quelli di Stati non membri. Inoltre, in caso di crimini entrati nel diritto internazionale consuetudinario, come il genocidio, la Corte può agire anche nei confronti di Stati non firmatari.
La Corte si occupa esclusivamente di persone fisiche, agendo in modo complementare alla giustizia penale dei singoli Stati. La sua competenza si estende ai crimini più gravi che minacciano la comunità internazionale, tra cui:
- Genocidio, definito come l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso.
- Crimini contro l’umanità, come omicidi, torture e persecuzioni su larga scala.
- Crimini di guerra, comprendenti gravi violazioni delle leggi e consuetudini di guerra.
- Crimini di aggressione, che riguardano l’uso illegale della forza da parte di uno Stato contro un altro.
La CPI, dunque, rappresenta un pilastro della giustizia internazionale, pur tra le limitazioni dovute alla mancata adesione di alcuni Stati chiave.