Che succede quando la dicono grossa? Quando davvero debordano, quando niente possono nemmeno i loro responsabili della comunicazione più bravi? Quando il danno è fatto, i politici cercano di girare la frittata. Del resto: qualcuno ha mai sentito dire a un politico “scusatemi, mi sono sbagliato”?
No. Al massimo, proprio quando la cosa poco o nulla ha a che vedere con la politica. Come è capitato al povero Gennaro Sangiuliano, l’ex ministro della Cultura al Tg 1 dopo il caso-Boccia: “Chiedo scusa”, disse. Singhiozzando addirittura. Ma le scuse erano rivolte a sua moglie che aveva tradito. Mica a noialtri? Eppure, tutto fanno i politici, tranne che sbagliare poco.
Però è sempre qualcun altro a doversi scusare. Rimanendo in queste ultime settimane: Matteo Salvini non ha detto che per la crisi dell’automotive dovrebbe scusarsi l’ad di Stellantis Carlos Tavares? E poi, nel ping-pong quotidiano tra maggioranza e opposizione, non è tutto un “chiedete scusa!”, “dovreste vergognarvi”, “non hanno ritegno” etc etc?
Sta di fatto che chi dovrebbe flagellarsi è sempre l’avversario. Chi parla mai, o pochissime volte, per lo più in occasione delle campagne elettorali (“in passato abbiamo sbagliato, ma ora…”).
E allora è davvero tutto un girare la frittata. Vedere il bicchiere sempre mezzo pieno per la propria causa. Ribaltare fatti e numeri a proprio favore. E allora sono davvero tutte acrobazie: come quella, da doppio salto mortale, di cui è stata capace Giorgia Meloni nelle ultime ore per parare le super gaffe del ministro all’istruzione Giuseppe Valditara e del sottosegretario Andrea Delmastro.
Meloni e la difesa disperata di Valditara e Delmastro
E insomma: quante volte, in questi due anni abbondanti di governo Meloni, gli osservatori hanno notato che l’inquilina di Palazzo Chigi è stata continuamente costretta a mettere le toppe agli incredibili scivoloni dei suoi ministri e di altri personaggi che le ruotano attorno incapaci di chiedere loro stessi scusa?
Ora: è vero che lei si spende con una certa generosità nel difendere i suoi. Del resto, questo gli passa il convento. E una classe dirigente non cade dal cielo. Però mai era arrivata a difendere l’indifendibile come nelle ultime ore. Per due casi contemporaneamente, per di più. E nemmeno per il gaffeur per eccellenza del suo governo, il ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida che – si dice – anche per la sua incontinenza verbale, il suo spararle in continuazione una dopo l’altra, è stato lasciato da Arianna, la sorella di Giorgia Meloni, e ora non gode più dei gradi di “cognato d’Italia”, a proposito di selezione della classe dirigente.
E, in ogni caso: politicamente, Meloni potrà difenderlo fino alla fine. Ma probabilmente resterà sempre nella storia come il ministro che ha sostenuto quanto segue:
“I poveri mangiano meglio dei ricchi”
E insomma: Crozza ci è andato (e ci va) a nozze
Il caso Delmastro
Ora: nell’analizzare l’ultimo, doppio salto mortale di Giorgia Meloni nel tentativo (disperato) di parare i suoi, non certo per ordine di importanza, ma solo cronologico, si inizia con il sottosegretario Andrea Delmastro. Del resto, anche solo per il fatto che quest’ultimo nemmeno a Capodanno ha fatto dormire sonni tranquilli al presidente del Consiglio con la vicenda degli spari alla sua festa. E perché è lo stesso, tanto per dirne un’altra, della sigaretta accesa proprio sotto al cartello ‘Vietato fumare’.
E comunque: l’ultima (?) del sottosegretario è stata questa, spesa nel corso della presentazione della nuova auto blindata in dotazione alla polizia penitenziaria per accompagnare i detenuti sotto il regime di alta sicurezza:
“È un’intima gioia per me far sapere ai cittadini come incalziamo chi sta dietro quel vetro e non lo lasciamo respirare”
Il riferimento, evidentemente, ha fatto subito cortocircuito per come è combinato il nostro sistema carcerario.
E quindi, domanda a Giorgia Meloni: presidente, non pensa di dover censurare il sottosegretario Andrea Delmastro?
E girata di frittata da salto mortale numero uno:
“Ha detto che gode nel vedere non respirare la mafia. Se questo vi scandalizza, ne prendo atto…”
Non la scandalizza, presidente?
“Ho detto che sono scandalizzata del fatto che qualcuno dica che questo governo non voglia far respirare la mafia. Se questo la scandalizza, è un problema suo”
Poi le cronache politiche di oggi, 20 novembre 2024, raccontano che un altro giornalista è andato per la terza volta alla carica. E che Giorgia Meloni, mentre chiudeva lo sportello della sua auto, gli abbia risposto:
“Lui lo sa cosa ha detto meglio di lei”
A questo punto, chiuso lo sportello, si può solo immaginare cosa abbia pensato la premier nell’abitacolo al riparo da occhi e orecchie indiscrete:
“Ma che bisogna fà per campà?”
Il caso Valditara
Il caso che ha coinvolto il ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara è, per certi versi, ancor più clamoroso. Di fronte alla famiglia di Giulia Cecchettin è arrivato a dire questo:
“La sinistra la butta sempre in rissa. Il patriarcato non esiste più, esiste il maschilismo. L’incremento delle violenze sessuali è legato a forme di marginalità discendenti dall’immigrazione clandestina”
E insomma: Giulia Cecchettin è stata ammazzata dal suo compagno, italianissimo. E i dati Istat sconfessano clamorosamente il titolare del ministero di viale Trastevere. Ma Giorgia Meloni non per questo ha rinunciato alla sua girata di frittata da salto mortale numero due:
“Questo è un tema che siamo purtroppo di là da risolvere. Le cause di questa violenza che continua vanno affrontate tutte quante. Ci sono sicuramente dei dati che parlano anche di un’incidenza significativa dell’immigrazione illegale di massa. È una delle ragioni per la quale l’Italia continuerà a lavorare per fermare l’immigrazione illegale di massa”
Non basta? Giorgia Meloni versione sociologa ha continuato così:
“Credo che ci siano anche delle ragioni culturali che noi dobbiamo continuare a combattere e che, per paradosso, determinano un aumento della violenza sulle donne proprio mentre le donne acquisiscono più spazio”
Che poteva dire di più?
I precedenti, da Berlusconi a D’Alema
Certo che quando i politici girano la frittata viene sempre da chiedersi se loro stessi credono a ciò che dicono. Se si preparano prima per non ridere. E se, chi li ascolta, è disposto a credere a tutto, ma proprio a tutto. Del resto, l’Italia è pur sempre il Paese il cui Parlamento ha detto di credere che Ruby Rubacuori fosse la nipote di Mubarak e che Silvio Berlusconi, a suo riguardo, aveva agito per il bene della Patria:
Il Fatto Quotidiano conserva gelosamente su YouTube il video del Cavaliere che fa suonare la sua campana mentre in un’aula del Tribunale di Milano si intrattiene coi giornalisti in seguito a un’udienza per gli scandali sessuali di una dozzina d’anni fa
Anche a costo di guardare in basso, una volta tanto senza bucare le telecamere, mai e poi mai chiedere scusa, insomma.
Anche perché poi, in fondo, si può dare sempre la colpa ai giornalisti: le persone in assoluto che più non capiscono e/o travisano quello che davvero avevano voluto dire i politici.
Comunque, una volta, era il giugno del 2019, Massimo D’Alema al Corriere della Sera sigillò la questione della parola “scusa” che, come Fonzie in Happy Days, i politici non riescono proprio a pronunciare
con queste parole:
“Ho sbagliato, ma da professionista”
Ipse dixit.
I politici che non riescono a dire scusa in quattro passaggi
- Giorgia Meloni, nelle scorse ore, è stata costretta a difendere in maniera rocambolesca il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara e il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, autori di altre due gaffe
- Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia nel Paese in cui le condizioni delle carceri rappresentano una ferita per la nostra democrazia, ha confessato “un’intima gioia far sapere come incalziamo chi sta dietro quel vetro e non lo lasciamo respirare”
- Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione, davanti alla famiglia di Giulia Cecchettin, ha sostenuto che il patriarcato non esiste e che la colpa delle violenze sulle donne è da addebitare all’immigrazione clandestina
- Come Fonzie di Happy Days, i politici sono incapaci di pronunciare la parola scusa: girano sempre la frittata, fin dai tempi di Berlusconi, che sostenne anche in un’aula di tribunale che Ruby Rubacuori fosse la nipote di Mubarak, e di Massimo D’Alema cui, al limite, una volta scappò detto che aveva sbagliato da professionista