Lo studio dei flussi elettorali negli Stati Uniti ha evidenziato che, in occasione delle presidenziali dello scorso 5 novembre, il 56% dei cattolici ha votato per Donald Trump. Una percentuale che ha costituito un mattoncino preziosissimo per il tycoon di New York alla riconquista della Casa Bianca nonostante i suoi modi e il suo curriculum così anticonvenzionali, per essere buoni.

Ora: da tempo i cattolici non si riuniscono sotto il simbolo di un solo partito, il loro voto si spacca tra le formazioni di centrodestra e centrosinistra senza alcuna distinzione anche in Italia.

Ma, alle elezioni appena conclusesi in Emilia Romagna e Umbria, stando ad alcuni commentatori, un certo peso quell’elettorato pure l’ha avuto per l’affermazione, in entrambi i casi, del centrosinistra.

In Emilia Romagna, dove la coalizione di Michele de Pascale ha vinto nettamente la sfida con il centrodestra guidato dalla ciellina Elena Ugolini, evidentemente, non si è fidato più di tanto dell’esponente dell’associazione fondata da don Luigi Giussani che in campagna elettorale aveva puntato anche sui temi più divisivi dell’agenda cattolica come l’aborto.

In Umbria, invece, dove il centrosinistra di Stefania Proietti si è imposto sul centrodestra della Governatrice uscente, la leghista Donatella Tesei, ha premiato la sindaca di Assisi la quale, pur dichiarandosi cattolica, in campagna elettorale, ha preferito evitare i temi etici tipici di quel mondo.

I cattolici hanno scelto il centrosinistra a trazione Pd

Alla fine, quindi, i grandi temi morali che richiamano le proprie convinzioni religiose non sono stati considerati come priorità: ha vinto il pragmatismo. Un solo dato per capirlo: in Emilia, la terra di Peppone e don Camillo, sebbene alluvionate, le zone di Bologna e Ravenna si sono confermate, pur nel calo generale, le due con una maggiore affluenza e dei veri fortini per il Pd che non a caso ha toccato grazie all’exploit proprio di quelle terre il 42,8%.

Il tutto mentre, al contrario, il richiamo della foresta non è scattato per il popolo del meeting di Rimini, ad esempio. Eppure, già lo scorso agosto, l’incontro annuale di Comunione e Liberazione aveva fatto da scenario a un tema, quello dello ius scholae, in quei giorni caldissimo e che, cercando il modo di ampliare la possibilità di dare la cittadinanza, svelava che i dogmi più conservatori non erano esattamente di moda presso il mondo cattolico italiano (a differenza, evidentemente, di quello degli Usa).

Ma tant’è: la Ugolini non ne ha voluto sapere. E, nelle scorse settimane, è andata finanche a impelagarsi nella questione spinosissima della presenza delle associazioni antiabortiste nei consultori.

La scelta che ha premiato i sindaci

La scelta dei cattolici, sia in Emilia Romagna che in Umbria, infine, si può dire che abbia premiato i sindaci già visti all’opera. De Pascale è stato il primo cittadino di Ravenna; e Proietti fascia tricolore ad Assisi. In un certo qual senso, già erano stati benedetti dalle loro comunità di origine. E il loro modo di porsi moderato, poi, ha fatto il resto. Probabilmente, la vera carta vincente per convincere ancora (anche) i cattolici. Mentre, come cantava (il bolognese) Lucio Dalla, l’America è lontana.